È boom di allergie alimentari tra i più piccoli e la tendenza mostra come il fenomeno riguardi soprattutto i più piccoli. Latte, uova e frutta secca sono i cibi che mostrano i livelli più alti di intolleranza, quando non di allergia, e se una causa può essere ricercata nei cibi ultraprocessati, il quadro è molto più complesso e affonda le proprie radici anche nel consumo di cibi di provenienza o di origine estera.
Allergie alimentari nei bambini, cosa dice lo studio
Secondo uno studio di Epifa (Epidomiologia delle allergie da cibo pediatriche italiane), promosso dalla Società italiana di gastoenterologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), coordinato da Roberto Berni Canani, docente di pediatria dell’Università Federico II di Napoli e pubblicato dal prestigioso Journalist of allergy and clinical immunology global, infatti, le allergie alimentari, aumentate nell’ultimo decennio del 34% tra gli under 18 e addirittura del 120,8% tra i bambini sotto i 3 anni.
I principali responsabili delle allergie tra i minorenni sono il latte nel 55% dei casi, le uova (33%) e la frutta secca (24%). Lo studio è stato condotto dal 2009 al 2021 in tutte le province della Campania ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di 10 pediatri di famiglia sul territorio, 2 per ogni provincia. Monitorando per un decennio (2009-2021) un campione di 105.151 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni è stato osservato «un aumento progressivo della prevalenza delle allergie alimentari in età pediatrica, con un aumento maggiore nei bambini di età inferiore ai 3 anni».
Allergie alimentari nei bambini, a cosa sono dovute?
Secondo Berni Canani «cause molteplici, da una eccessiva prescrizione di antibiotici e farmaci inibitori dell'acidità gastrica, all'uso di disinfettanti e antisettici», ma «sono sempre maggiori le evidenze che fattori ambientali legati all'eccessivo uso di farmaci antibiotici e di cibi ultra processati possono essere responsabili dell'aumento di prevalenza e gravità delle allergie alimentari e di tante altre patologie croniche dell'età pediatrica».
Il professor Giorgio Calabrese, medico nutrizionista e presidente del Cnsa, il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, del Ministero della Salute, però aggiunge: «Il cibo ultra processato deve essere sempre controllato, ma un fattore è anche dato dai cibi di altre etnie. Non solo i bambini, ma anche i genitori, portano a casa certi alimenti - come il sushi o il kebap ad esempio, per quanto possano essere gustosi - che non hanno una frequenza e una regolarità nella nostra cultura e diversi da quella che era la nostra capacità di reazione, e che possono essere stati caricati di alcune sostanze per una maggiore concentrazione possono dare delle allergie».
La contaminazione dei nostri cibi tradizionali, però, non si limita soltanto al piatto in sé, ma coinvolge anche le materie prime: «Ci sono molti cereali che vengono da Paesi come Canada, Australia, dal mondo orientale, compresa ad esempio la Romania, dove si utilizza molto glifosato che è una sostanza che rende più secco il mantello cerealicolo e per cui invece di fare un raccolto ne puoi fare tre o quattro. Questo però comporta una reattività dell'organismo perché sovraccarica il fegato che si difende con degli anticorpi e quindi intervengono sicuramente delle allergie. Sia la parte climatologica che la componente di derivazione di questi cereali ci sta creando una maggiore sensibilità e una maggiore presenza di allergie, soprattutto nei bambini che hanno meno adattamento alla specie e quindi meno capacità di reagire a questi tipi di antigeni». E questo vale anche per latte e uova: «Chiaramente le galline, le mucche o le pecore si nutrono di prodotti vegetali e cerealicoli che possono creare questo tipo di reattività».
Allergie o intolleranze alimentari?
«Le allergie - sottolinea il professor Calabrese - sono aumentate anche perché le stiamo cercando, nel senso che abbiamo una maggiore capacità di diagnosi, anche perché molto spesso quelle che noi chiamiamo allergie spesso sono semplicemente delle intolleranze».
Il presidente del Cnsa poi evidenzia proprio la differenza: «Quando una proteina sconosciuta entra in contatto con l'organismo si formano gli anticorpi per proteggere l'organismo stesso: così avviene la reazione che noi chiamiamo allergica, con la presenza di ponfi, a volte anche l'edema della glottide o altre reazioni gravi. Invece l'intolleranza è data da una mancanza di enzimi che danno reazioni come diarrea, mal di pancia, senso di vomito, nausea. Diciamo che sono due fratelli, anche se l'allergia è molto più grave, perché mentre con l'intolleranza si può soltanto stare molto male, con l'allergia si può anche morire».
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Alberto Lupini
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