Celiachia e tumori del sangue, la prevenzione parte da una dieta corretta

Uno studio americano fa luce sul rapporto tra celiachia e tumori del sangue: chi presenta un grado di celiachia severo è più soggetto a patologie oncologiche. La dieta è l’unico strumento efficace

31 agosto 2021 | 07:30
di Tiziana Colombo

La celiachia è un problema molto diffuso a giudicare dai dati che vengono rilasciati periodicamente dal ministero della Salute. Tuttavia, la crescente diffusione potrebbe essere frutto di un errore di prospettiva, dovuto in realtà a un fenomeno positivo, ossia un maggiore accesso alla diagnosi. Proprio la diagnosi precoce è uno degli strumenti che consente a chi soffre di sintomi riconducibili alla celiachia di riacquistare un buon tenore di vita e, soprattutto, scongiurare problemi di salute ancora più gravi. Anche perché emergono con una certa frequenza studi che correlano la celiachia con un maggiore rischio di contrarre malattie gravi e potenzialmente mortali. Non ultimi, i tumori del sangue.

Uno studio fa luce proprio su questo aspetto, nonché sul legame tra celiachia e patologie oncologiche come i linfomi. Nello specifico, lo studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica “Annals of Internal Medicine” ed è stato realizzato dai ricercatori del Celiac Disease Center della Columbia University Medical Center e del New York Presbyterian Columbia.

Lo studio è molto approfondito, anche perché è durato quasi un decennio. In particolare, 7.625 individui affetti da celiachia sono stati seguiti per 9 anni. La loro salute è stata monitorata periodicamente, fino a scoprire che in un gruppo specifico l’insorgenza di linfomi era di gran lunga più elevata. Si è ravvisata, quindi, un’insorgenza maggiore negli individui con un grado di celiachia severo, caratterizzato da una quasi totale atrofizzazione dei villi intestinali. Gli individui che, pur affetti da celiachia, mostravano dei villi intestinali in buono stato possedevano percentuali di incidenza molto più bassi, simili a quelli della popolazione “sana”.

 

Come prevenire i tumori del sangue?

La chiave dello studio sta, appunto, nello stato in cui versano i villi intestinali, che sono gli organi che più di ogni altro “patiscono” il contatto con il glutine (se il paziente è affetto da celiachia). Dunque - in base alle conclusioni dei ricercatori - l’impegno dovrebbe essere rivolto verso la guarigione dei villi intestinali. Ora, alcuni celiaci lamentano un tasso di guarigione più alto e un percorso di ripristino delle funzionalità più rapido. Altri, invece, faticano a trovare una condizione di normalità. Spesso tutto ciò dipende dalla tempestività della diagnosi.

In ogni caso, occorre puntare sulla dieta, che è l’unico strumento che consente ai celiaci di recuperare uno stile di vita normale e libero da sintomatologia, inoltre permette ai villi intestinali di “guarire”. Ancora una volta, dunque, viene confermata la necessità per i celiaci di seguire un regime alimentare consono, che escluda in maniera completa l’assunzione di glutine. Più facile a dirsi che a farsi, e non tanto per la selezione degli alimenti quanto per il rischio, sempre alto, delle contaminazioni accidentali.

 

Come riconoscere la celiachia

È bene, in conclusione, ribadire alcuni punti fermi sulla celiachia. Si tratta, in primo luogo, di una patologia di carattere immunitario. L’organismo dei celiaci riconosce nel glutine un nemico, scatenando un grave stato infiammatorio. L’infiammazione colpisce l’apparato digerente, e in particolar modo i villi intestinali, che subiscono danni sensibili, fino all’atrofizzazione completa. Ciò, tra le altre cose, genera alcune difficoltà sull’assorbimento dei nutrienti in generale, causando carenze alimentari anche gravi.

I sintomi della celiachia sono di norma intestinali, con diarrea, crampi e nausea. Tuttavia, possono essere più subdoli e confondersi con quelli di altre patologie. Fanno parte della sintomatologia anche la stanchezza cronica, l’anemia, la perdita di peso e persino la dermatite erpetiforme. Ciò evidenzia, una volta di più, la necessità di lavorare sulle diagnosi, rendendole più accessibili a tutti. Il rischio che la celiachia non venga riconosciuta, infatti, è molto altro. Un rischio che, come abbiamo visto, può portare a danni ancora più gravi e all’insorgenza di patologie mortali come i linfomi.

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Alberto Lupini


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