Casi di diabete in aumento Ne soffre il 6% degli italiani
Il diabete è sempre più presente in un Italia che è fanalino di coda nell'utilizzo dei più moderni farmaci per contrastarlo. Colpite oltre 1 milione di persone nel pieno dell'età lavorativa
16 febbraio 2019 | 16:09
Queste alcune delle più importanti conclusioni a cui si è arrivati durante il convegno "La malattia diabetica e le sue complicanze", affrontato presso l'aula "Pocchiari" dell'Istituto superiore di Sanirà. Un'occasione per rimarcare l'importanza della multidisciplinarità nell'approccio sul diabete e la necessità di sinergia tra pubblico e privato.
«L’approccio al diabete - ha affermato Anna Paola Santaroni, direttore generale Acismom - richiede una medicina centrata sulla persona, per la quale devono essere presi in carico, con un approccio multidimensionale, tutti i suoi bisogni di salute. Questo può avvenire se alla persona, e ai suoi familiari, viene offerto un percorso che sia costruito con completezza di professioni e discipline, in grado di affrontare tutti gli aspetti clinici e le ripercussioni sociosanitarie della malattia. È altresì indispensabile che l’integrazione con il medico di famiglia sia solida e ben strutturata, anche dal punto di vista digitale, per un pieno coinvolgimento del paziente».
Diabete: numeri in aumento
Il diabete aumenta in tutto il mondo, e l'Italia non ne è esclusa: negli ultimi 10 anni la prevalenza del 4% è passata al 6%, una percentuale limitata ai casi noti - sono infatti molti a non essere consapevoli della malattia o che non la considerano adeguatamente.
«Resta una quantità di sommerso preoccupante - ha sottolineato Andrea Giaccari, diabetologo, professore associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma responsabile del centro per le Malattie endocrine e metaboliche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs - stimabile attorno al 2% della popolazione di persone che hanno il diabete e non lo sanno. Questo è indirettamente confermato anche dal fatto che molte diagnosi vengono fatte per patologie apparentemente non correlate alla malattia diabetica, come coloro che presentano problemi inerenti alle patologie cardiache: il 25-30% delle persone che hanno un infarto scoprono di avere diabete. Oltre alle cure, bisogna dunque individuare coloro che ne sono affetti ma non ne sono consapevoli».
Terapie e prevenzione: l'importanza di un corretto stile di vita
Secondo gli studi della Società italiana di diabetologia, quasi il 65% delle persone con diabete si colloca nella fascia di età pari o superiore ai 65 anni. Circa un paziende su 5 supera gli 90; il 2% ha meno di 20 anni e il 35% ne è soggetto in età lavorativa (20-64 anni). La prevalenza fra i 20 anni e i 49 è maggiore nelle donne, viceversa tra i 50 e gli 80. La prevalenza complessiva è maggiore negli uomini. Una stima generale dello studio dimostra che 1 milione di persone su base nazionale sono nel pieno dell'età lavorativa.
Per ritardare la comparsa del diabete e per contrastarne la progressione, la terapia si basa su 4 pilastri fondamentali, di cui 3 non sono farmacologici: «Anzitutto l’alimentazione - ha spiegato Giaccari - non intesa come dieta, ma come alimentazione sana, per raggiungere un peso forma e mantenerlo nel tempo. Il secondo pilastro è l’attività fisica, sempre più scarsa nella nostra società, intesa anche negli spostamenti quotidiani. Il terzo pilastro è l’educazione: sapere cosa sta succedendo, quali sono gli effetti delle conseguenze della malattia diabetica è fondamentale per tenere sotto controllo il proprio diabete e i relativi fattori di rischio. La terapia farmacologica è solo il quarto pilastro che regge il “tempio” della terapia del diabete». Oggi esistono molti farmaci per curarlo, ma tra questi, specie i più recenti, hanno costi elevati e gli enti regolatori li hanno resi prescrivibili sono dagli specialisti di diabetologia, peraltro in maniera complessa mediante appositi piani terapeutici.
«La conseguenza - ha evidenziato Giaccari - è che l’Italia è fanalino di coda nell’uso di questi farmaci, non solo in Europa, ma anche rispetto a Paesi di altri continenti che hanno un’assistenza sanitaria notevolmente inferiore alla nostra, poiché altrove sono prescrivibili anche da altri specialisti o dai medici di base. Alcuni di questi farmaci hanno anche il non trascurabile vantaggio di prevenire le malattie cardiovascolari». «La cura del diabete - ha aggiunto Santaroni - si dovrà avvalere anche dei benefici della medicina di precisione che consentirà, sulla base dei dati epidemiologi, clinici e di studio genomico, di utilizzare le sempre più efficaci terapie farmacologiche in modo mirato, come già avviene negli Stati Uniti».
«L’approccio al diabete - ha affermato Anna Paola Santaroni, direttore generale Acismom - richiede una medicina centrata sulla persona, per la quale devono essere presi in carico, con un approccio multidimensionale, tutti i suoi bisogni di salute. Questo può avvenire se alla persona, e ai suoi familiari, viene offerto un percorso che sia costruito con completezza di professioni e discipline, in grado di affrontare tutti gli aspetti clinici e le ripercussioni sociosanitarie della malattia. È altresì indispensabile che l’integrazione con il medico di famiglia sia solida e ben strutturata, anche dal punto di vista digitale, per un pieno coinvolgimento del paziente».
Diabete: numeri in aumento
Il diabete aumenta in tutto il mondo, e l'Italia non ne è esclusa: negli ultimi 10 anni la prevalenza del 4% è passata al 6%, una percentuale limitata ai casi noti - sono infatti molti a non essere consapevoli della malattia o che non la considerano adeguatamente.
«Resta una quantità di sommerso preoccupante - ha sottolineato Andrea Giaccari, diabetologo, professore associato di Endocrinologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma responsabile del centro per le Malattie endocrine e metaboliche della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs - stimabile attorno al 2% della popolazione di persone che hanno il diabete e non lo sanno. Questo è indirettamente confermato anche dal fatto che molte diagnosi vengono fatte per patologie apparentemente non correlate alla malattia diabetica, come coloro che presentano problemi inerenti alle patologie cardiache: il 25-30% delle persone che hanno un infarto scoprono di avere diabete. Oltre alle cure, bisogna dunque individuare coloro che ne sono affetti ma non ne sono consapevoli».
Terapie e prevenzione: l'importanza di un corretto stile di vita
Secondo gli studi della Società italiana di diabetologia, quasi il 65% delle persone con diabete si colloca nella fascia di età pari o superiore ai 65 anni. Circa un paziende su 5 supera gli 90; il 2% ha meno di 20 anni e il 35% ne è soggetto in età lavorativa (20-64 anni). La prevalenza fra i 20 anni e i 49 è maggiore nelle donne, viceversa tra i 50 e gli 80. La prevalenza complessiva è maggiore negli uomini. Una stima generale dello studio dimostra che 1 milione di persone su base nazionale sono nel pieno dell'età lavorativa.
Per ritardare la comparsa del diabete e per contrastarne la progressione, la terapia si basa su 4 pilastri fondamentali, di cui 3 non sono farmacologici: «Anzitutto l’alimentazione - ha spiegato Giaccari - non intesa come dieta, ma come alimentazione sana, per raggiungere un peso forma e mantenerlo nel tempo. Il secondo pilastro è l’attività fisica, sempre più scarsa nella nostra società, intesa anche negli spostamenti quotidiani. Il terzo pilastro è l’educazione: sapere cosa sta succedendo, quali sono gli effetti delle conseguenze della malattia diabetica è fondamentale per tenere sotto controllo il proprio diabete e i relativi fattori di rischio. La terapia farmacologica è solo il quarto pilastro che regge il “tempio” della terapia del diabete». Oggi esistono molti farmaci per curarlo, ma tra questi, specie i più recenti, hanno costi elevati e gli enti regolatori li hanno resi prescrivibili sono dagli specialisti di diabetologia, peraltro in maniera complessa mediante appositi piani terapeutici.
«La conseguenza - ha evidenziato Giaccari - è che l’Italia è fanalino di coda nell’uso di questi farmaci, non solo in Europa, ma anche rispetto a Paesi di altri continenti che hanno un’assistenza sanitaria notevolmente inferiore alla nostra, poiché altrove sono prescrivibili anche da altri specialisti o dai medici di base. Alcuni di questi farmaci hanno anche il non trascurabile vantaggio di prevenire le malattie cardiovascolari». «La cura del diabete - ha aggiunto Santaroni - si dovrà avvalere anche dei benefici della medicina di precisione che consentirà, sulla base dei dati epidemiologi, clinici e di studio genomico, di utilizzare le sempre più efficaci terapie farmacologiche in modo mirato, come già avviene negli Stati Uniti».
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Alberto Lupini
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