Calciatore professionista e vegano: ecco com'è possibile combinare le due cose

Intervista a Gael Genevier, centrocampista dell'AlbinoLeffe con alle spalle una lunga carriera in diversi club italiani. Da cinque anni ha scelto di eliminare alimenti di origine animale dalla sua dieta . Una decisione complessa per un atleta professionista, che ha portato in dote aspetti positivi, ma anche alcune difficoltà

22 marzo 2024 | 05:00
di Gianluca Pirovano

Una domanda sorge spontanea, quando si parla di alimentazione e attività fisica: è possibile essere uno sportivo ad alti livelli e, allo stesso tempo, vegano? La risposta più immediata è, semplicemente, sì. Lo hanno dimostrato grandi nomi dello sport mondiale, come Lewis Hamilton o come le sorelle Williams. Allo stesso modo, nonostante il mondo vegan sia in costante ascesa e questo abbia portato una sempre maggior attenzione e una crescente consapevolezza, è impossibile negare come persistano alcune difficoltà nella gestione di un'alimentazione priva di prodotti animali per chi pratica sport a livello professionale.

Ne abbiamo parlato con Gael Genevier, calciatore dell'AlbinoLeffe, club lombardo di Serie C. Genevier, classe 1982, è cresciuto nel settore giovanile dell'Olympique Lione e ha poi indossato la maglia di numerose realtà italiane: Perugia, Catania, Pisa, Torino, Livorno, Messina, solo per citarne alcune. Dal 2019 gioca nell'AlbinoLeffe e, più o meno nello stesso periodo, ha deciso di adottare una dieta vegana.

Calciatore professionista vegano: l'esperienza di Gael Genevier

La scelta di diventare vegano è arrivata solo negli ultimi anni della tua carriera da calciatore: cosa ti ha spinto a questo cambiamento?
Avevo una pubalgia che portavo avanti da molto tempo e a cui non trovavo soluzione. Tramite delle conoscenze negli Stati Uniti mi sono avvicinato a questo percorso, con l'obiettivo di fare qualcosa per risolvere l'infiammazione. Mi sono informato e ho iniziato questa dieta.

E sei riuscito a risolvere il tuo problema?
L'obiettivo primario l'ho raggiunto subito. Non so se siano intervenuti altri fattori o sia stato merito soltanto della mia dieta, ma i benefici sono stati evidenti fin dall'inizio. Certo, non è stato facile adattarsi a questa novità...

Ecco, quali sono le criticità con cui un calciatore professionista vegano deve fare i conti?
L'inizio è stato molto complesso per me. Serve trovare il proprio equilibrio e imparare a rinunciare ad alcune cose. Avevo una bilancia fatta a posta, che mi aiutava nella gestione dei macronutrienti e a raggiungere i livelli minimi indispensabili per uno sportivo, cosa che con una dieta vegana non è facile e nemmeno immediata. Come tutte le diete, qualcosa viene meno e devi trovare il modo di integrarla, oltre a saperti adattare. Ho dovuto fare i conti con la carenza di B12 e di ferro, per esempio. Adesso, dopo cinque anni, so cosa mi serve, so come organizzarmi, ma non è comunque facile, anche se sicuramente fattibile. Non è facile per me e nemmeno per la società, che deve in qualche modo adattarsi alle mie esigenze.

C'è qualche tuo gusto che ti ha aiutato? E ogni tanto ti concedi qualche eccezione?
Senza dubbio mi ha aiutato parecchio il fatto di amare i legumi, che già facevano parte della mia dieta anche in precedenza. Nei primi anni, poi, era inflessibile. Mi sono buttato in questa esperienza al 200%. Ho adattato i miei gusti e trovato un nuovo equilibrio. Oggi, che ho una maggiore consapevolezza, sono anche più flessibile e di tanto in tanto mi concedo qualche eccezione. Il formaggio, per esempio, che mi piace molto. Per anni non l'ho più mangiato ed è stato molto difficile farne a meno. Ora, invece, qualche volta me lo concedo, così come mi concedo qualche eccezione se vado al ristorante o in pizzeria, dopo anni a mangiare soltanto pizze vegane. Alla base c'è sempre il pensiero che il cibo debba essere un piacere.

Mi sembra di capire che il bilancio di questi cinque anni da vegano sia positivo...
Il bilancio è sicuramente più che positivo. Non soltanto ho raggiunto l'obiettivo per cui avevo iniziato, ma in tutti questi anni non mi sono mai sentito debole e non ci sono stati mai effetti negativi dal punto di vista sportivo. Certo, non ho iniziato da zero. Ho fatto analisi del sangue e controlli, anche perché come calciatori abbiamo la fortuna di essere seguiti da questo punto di vista, e da lì ho riadattato la mia dieta. E anche adesso che, come vi ho detto, mi concedo qualche eccezione, la dieta vegana resta la base della mia alimentazione. La realtà è che se potessi tornare indietro, l'avrei iniziata molto prima.

Al di là della dieta vegana, che sia stata proprio l'attenzione per l'alimentazione il segreto di una carriera così lunga?
Negli anni sono molto migliorato sotto questo aspetto, anche perché all'inizio hai conoscenze limitate. L'alimentazione è un pilastro fondamentale nel percorso di un calciatore. Se non si mangia bene, è impossibile svolgere al meglio la proprio attività. Mangiare bene significa giocare meglio, evitare gli infortuni e poter giocare anche andando avanti negli anni. Se a 42 anni riesco ancora a giocare è anche grazie a questo.
Io, devo dirlo, sono abbastanza fissato. Mi concedo pochi sgarri, se non quando viene la mia famiglia. Il cibo, però, non deve mai smettere di essere un piacere e una dieta non deve essere mai un peso, altrimenti sarebbe impossibile reggere.

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Alberto Lupini


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