Amici o parenti in preda all'ansia? Mostrare empatia, non giudicare

I disturbi d'ansia sono numerosi e non sono mai da banalizzare, anzi, è buona cosa consigliare ai propri cari che ne sono colpiti di rivolgersi ad un professionista. Con le terapie odierne si guarisce quasi sempre

02 settembre 2020 | 11:50
L'ansia, vista spesso come una sensazione totalmente negativa, è anche uno dei componenti essenziali alla sopravvivenza dell'uomo: è un ottimo meccanismo di difesa, come lo sono altre emozioni negative quali rabbia, paura e tristezza. L'ansia rende infatti più sensibili, più reattivi e potenzia la capacità di difendersi. Tuttavia, se eccessiva o vissuta in maniera negativa, può trasformarsi in un problema invalidante. Da questo problema si può guarire? E ancora, per quale motivo questo problema colpisce solo certe persone e altre no? Tutte domande alle quali ha risposto Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X, in un articolo di Humanitasalute che qui di seguito riportiamo integralmente.


Un problema da non sottovalutare


Perché alcune persone soffrono d’ansia e altre no?
Abbiamo detto che l’ansia è una funzione del cervello, necessaria per affrontare le emergenze, e le sensazioni spiacevoli sono il prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. L’eccesso di ansia può paralizzarci, ma anche una sua totale assenza porterebbe a delle performance altrettanto negative.



Per spiegare questo fenomeno bisogna partire dall’idea di fondo che ci sono persone che hanno sistemi di controllo delle funzioni di base del corpo, quali la respirazione, il cuore e l’equilibrio, più fragili del normale.

Questa percezione di “fragilità”, cioè la perdita di una buona fitness fisica, farebbe scattare il nostro sistema d’allarme in maniera inappropriata, portando a sensazioni ansiose fino a veri e propri attacchi di panico.

Come comportarsi se qualche familiare soffre di disturbi d’ansia
Non tutti coloro che soffrono di disturbi d’ansia accettano di buon grado l’aiuto esterno. Per questo, è molto importante attuare alcuni accorgimenti ed evitare atteggiamenti che l’interessato potrebbe interpretare come nocivi.

Per prima cosa, è bene documentarsi sul problema: i disturbi d’ansia sono numerosi e multiformi, informarsi è essenziale ed è un buon modo per avvicinarsi all’interessato. Mostrare empatia è ugualmente importante: bisogna riconoscere che la persona stia soffrendo, e che la sua sofferenza sia reale e difficile da sopportare. Aboliamo qualsiasi comportamento giudicante: anche cose che ci sembrano piccole possono essere percepite impossibili, quando si ha questo tipo di disturbo.

Mai banalizzare o negare l’esperienza ansiosa, o avere un approccio sprezzante: soluzioni, suggerimenti semplicistici e fai-da-te non sono sufficienti, e consigliare di provarci di più può essere svilente e indurre vergogna nella persona sofferente.

Molto meglio offrire un aiuto concreto e supporto, magari per fare qualche commissione. L’ansia può compromettere la normale vita quotidiana, e offrirsi di fare qualcosa di specifico, assicurandosi di aver ottenuto il consenso della persona stessa, sarà sicuramente un gesto apprezzato.

Si può incoraggiare il proprio caro a rivolgersi a un professionista. Ci si può offrire di aiutare a trovare il professionista adeguato e di accompagnarlo a un primo colloquio.

Infine, un consiglio per se stessi. Aiutare chi soffre di un disturbo d’ansia può essere difficile e può provocare frustrazione e stress. Per questo non bisogna trascurarsi, ma essere consapevoli di quanto aiuto possiamo offrire e di quali siano i nostri limiti, mantenendo un equilibrio (anche emotivo).

E quando da soli non si riesce a supportare e a sopportare la sofferenza della persona cara, chiedere aiuto anche per se stessi non è certo da considerarsi un fallimento o una vergogna.

Si può guarire dall’ansia?
La percentuale di pazienti che soffre di disturbi di panico raggiunge una remissione clinica completa tra il 12 e il 38% dei casi. Una restante parte, il 40-60% dei pazienti, manifesta una sintomatologia molto attenuata, subclinica, e non invalidante di ansia: questa fetta di pazienti riesce a riprendere in mano il corso della loro vita.

Nel 20-30% dei casi possono esserci delle recidive o la persistenza dei sintomi, spesso nei pazienti che hanno ricevuto cure inadeguate e non corrette.

È bene sapere che a oggi, quando si curano i disturbi d’ansia e di panico seguendo le principali linee guida internazionali per scelta della terapia, il successo della stessa è garantita in quasi tutti i casi.

La terapia combinata con specifici farmaci ad azione sulla serotonina e una psicoterapia breve cognitivo-comportamentale risulta essere la via più valida per permettere alla persona sofferente di ritrovare la serenità e la libertà perdute.

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Alberto Lupini


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