Allarme fast food: cibo spazzatura ogni settimana per quasi un giovane su tre

In Italia, il 28% dei giovani tra i 18 e i 34 anni consuma cibi poco salutari almeno una volta a settimana. Un trend che preoccupa per i rischi legati alla salute e per gli effetti negativi sul microbiota intestinale

06 novembre 2024 | 17:21

In Italia, il 28% dei consumatori tra i 18 e i 34 anni si concede fast food o junk food almeno una volta a settimana, mentre per gli over 54 questa percentuale scende drasticamente al 9%. Ma il dato più allarmante è che circa l'8% dei consumatori lo consuma con una frequenza di due o tre volte a settimana, mentre il 59% della popolazione preferisce limitarsi a una volta al mese. Sono questi i risultati di un focus pubblicato da Statista in occasione dell'Eating Healthy Day, la giornata mondiale dedicata alla promozione di una dieta sana, ideata per sottolineare l'importanza di scelte alimentari consapevoli in un contesto in cui la crescita del fast food appare inarrestabile.

Il mercato del fast food sempre più in crescere

Secondo il sito specializzato GlobeNewswire, infatti, il mercato globale del fast food è destinato a raggiungere i 1.075 miliardi di dollari entro il 2030, registrando una crescita del 43% rispetto al 2023. Dati che evidenziano come i rapidi cambiamenti socioeconomici e demografici abbiano ormai modificato le abitudini alimentari della popolazione, con un impatto significativo sulla salute. Sebbene il fast food sia spesso scelto per la sua convenienza, non si possono ignorare i rischi di una dieta dominata da alimenti elaborati e ipercalorici, comunemente noti come “cibo spazzatura”.

Microbiota intestinale: l'alleato della salute messo a rischio dal junk food

Diventa dunque cruciale educare soprattutto i giovani a uno stile di vita sano e a un approccio alimentare bilanciato, poiché una dieta povera di nutrienti e troppo ricca di grassi, sale e zuccheri può compromettere il benessere generale, con conseguenze negative soprattutto per l'equilibrio della flora intestinale. Come spiega Luigi Coppola, docente di Nutrizione clinica e dietetica applicata presso l'Università del Sannio, «è ormai un'evidenza scientifica che il trait d'union tra la predisposizione a sviluppare determinate malattie e la manifestazione clinica delle stesse sia spesso rappresentato dal microbiota intestinale». Secondo Coppola, una cattiva alimentazione, unitamente a stress e tossine emotive, può trasformare il microbiota in un nemico piuttosto che in un alleato della salute, esponendoci al rischio di patologie.

Per questo, secondo la Nutraceutica Fisiologica di Guna, è importante sostenere il benessere della flora intestinale e promuovere una depurazione naturale, scegliendo prodotti non ultraprocessati e limitando il consumo di sale, zuccheri e grassi raffinati. Educare a una dieta consapevole, dunque, è oggi più che mai essenziale, specie in un contesto in cui le opzioni di fast food continuano a moltiplicarsi, richiamando una fascia di popolazione giovane sempre più vasta.

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Alberto Lupini


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