Ad "Amici" la noce moscata diventa una droga: ma "sballa" davvero?

Un mistero che avrebbe trovato finalmente una risposta: nel programma di Mediaset, Amici, alcuni allievi avrebbero utilizzato la noce moscata per "sballarsi". Ma che cosa può provocare l'assunzione di essa?

18 gennaio 2023 | 17:12

È stata una notte di capodanno da dimenticare quella di alcuni allievi di "Amici", programma diretto dalla nota presentatrice Maria De Filippi. Negli scorsi giorni, infatti, era trapelata la notizia che ragazzi e ragazze del talent avrebbero fatto uso di noce moscata per "sballarsi" nella notte più lunga dell'anno.

Come riportato da Giuseppe Candela, penna del portale di gossip Dagospia, sei alunni - dopo aver consultato dei video su YouTube - avrebbero assunto noce moscata che, se presa in alto dosaggio, può diventare tossica e causare malori come nausea, vomito, febbre e stati allucinatori. Ed alcuni allievi, di fatto, avrebbero manifestato un lieve malessere nel corso della nottata.

Il programma di Mediaset, come da calendario, andrà in onda questa domenica, 22 gennaio e verrà registrata nella giornata di domani. Maria De FIlippi, nella puntata ventura, dunque, potrebbe decidere di rivelare ciò che è accaduto tra il 31 dicembre e l'1 gennaio e prendere dei provvedimenti per coloro che sono stati autori di questo pericoloso gesto.

La storia e gli effetti della noce moscata

La noce moscata è il seme della Myristica fragrans, pianta ornamentale sempreverde originaria di alcune isole dell’Indonesia, o meglio dell’atollo di Run nelle sperdute isole Banda (Molucche), ed era il lusso più ambito dell’Europa del XVII secolo. Giles Milton nel suo libro “L’isola della noce moscata” racconta come avventurieri, pirati, ma anche mercanti di spezie abbiano solcato i mari alla ricerca di questo “oscuro osso aromatico”.

Nell’Ottocento la noce moscata era conosciuta per le proprietà conservanti perché rallentava i processi di ossidazione dei cibi e ne mascherava anche gli odori, nonché per le sue virtù terapeutiche. Era ritenuta prodigiosa da illustri medici della Londra elisabettiana, dove veniva impiegata per curare tossi, raffreddori, disturbi intestinali e digestivi, e sembrava fosse efficace anche contro la peste nera.

Oggi viene coltivata nelle Antille, nella Malesia, nell’isola di Grenada (India occidentale), dove troviamo le varietà migliori perché di dimensioni maggiori. Si trova ormai ovunque, intera da grattugiare al momento dell’uso per non disperderne l’aroma, oppure macinata, ma la polvere risulta meno preziosa dal punto di vista organolettico.

 

Ma la noce moscata, per tornare a quello che è accaduto ad Amici, è pericolosa: infatti, come riferito dagli esperti, se viene assunta in dosi eccessive può risultare tossica. Superati i 5 grammi essa può provocare avvelenamento, a cui si associano sintomi iniziali di vomito e febbre, palpitazioni e perdita di concentrazione. Oltre i 7 grammi, infine, causerebbe disturbi psichici e allucinazioni.

L'utilizzo alimentare

I frutti hanno forma simile ad albicocche e racchiudono un seme, ovvero la noce moscata, mentre il rivestimento carnoso che lo ricopre è il macis (poco utilizzato in Italia). La noce moscata contiene diversi sali minerali (ferro, rame, zinco, manganese, selenio), vitamine A, B, C e acido folico. È ricca di flavonoidi e betacarotene che hanno notevoli proprietà antiossidanti. L’olio che se ne estrae viene utilizzato contro dolori nevralgici e reumatici.

 

 

Il suo sapore raffinato con una nota appena piccante vanta numerose possibilità di utilizzo. Per la sua affinità con il chiodo di garofano, la cannella e il cardamomo, la noce moscata si usa anche nei dolci, nei biscotti e nella pasticceria. Nei Paesi orientali la troviamo in prevalenza nel mix di spezie, nei piatti di riso e nei pudding. In Europa è molto diffusa nella cucina tedesca: come il pepe, viene utilizzata con le carni, nei purè, nelle besciamelle, con le uova, nei ripieni di verdure o di pasta fresca. Perfetta per aromatizzare cocktail e bevande alcoliche come l’eggnog. Il calore ne attenua il profumo, meglio aggiungerla appena grattugiata a fine cottura.  

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Alberto Lupini


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