A A Abbronzatissima... a tavola: cosa mangiare per ottenere un bel colorito

Le due linee guida per ottenere facilmente e in poco tempo una buona abbronzatura sono: stimolare i melanociti e idratare bene la pelle. In tavola carote, ciliegie, more, fragole, lamponi, pomodori, albicocche

15 luglio 2022 | 07:30

Una bella abbronzatura incomincia da una alimentazione ad hoc. Ciò che si mangia può davvero influire sul colore della cute. Quindi per aiutare la pelle, o meglio i melanociti ad aumentare la pigmentazione che determina il colorito più scuro, si deve porre attenzione a ciò che si mangia. Se alle lunghe ore di esposizione al sole si aggiunge la scelta di particolari tipi di frutta il risultato è assicurato. Ma quali sono i cibi che aiutano ad abbronzarsi meglio e più in fretta? Scopriamolo in un articolo di Humanitas Salute a cura di Umberto Gambino che pubblichiamo.


Come sfruttare appieno le virtù abbronzanti di alcuni cibi?

Le soluzioni non mancano proprio. Le due linee guida per ottenere facilmente e in poco tempo una buona abbronzatura sono: stimolare i melanociti e idratare bene la pelle. Ma per stimolare le cellule della pelle a diventare sempre più scure occorre agire su due fronti: quello esterno con l’uso di creme, oli, lozioni e prodotti clinicamente testati; quello interno, con l’uso di cibi appropriati che possano indurre i melanociti, cioè le cellule deputate all’abbronzatura, a favorire la pigmentazione più o meno profonda della pelle.


Ci sono alimenti più indicati degli altri?

Mai come in questa stagione si dovrebbero utilizzare le carote, oltre che mangiandole nei modi più disparati, al fine di favorire e fissare l’abbronzatura.


Per stimolare la produzione di melanina, oltre che esporsi correttamente ai raggi solari, bisogna comunque usare molti cibi ricchi di carotenoidi: sono gli alimenti a forte colorazione gialla, rossa o verde, come le ciliegie, le more, le fragole, i lamponi, le carote, i pomodori, le albicocche, le pesche, il melone, eccetera.


Come agiscono i carotenoidi?

Sono pigmenti liposolubili: si sciolgono e vengono assimilati perfettamente nei grassi apportati con i cibi. Tra essi ricordiamo il beta carotene, che è precursore della Vitamina A, il licopene, un alfa-carotene che è il principale pigmento dei pomodori, le xantofille presenti nelle pesche. Tutti i carotenoidi sono molto resistenti al calore. Il Beta Carotene protegge anche dalle scottature solari perché disciolto nei grassi delle cellule cutanee aiuta a filtrare le radiazioni ultraviolette e neutralizza gli effetti nocivi dei radicali liberi, grazie all’azione antiossidante.
Un altro elemento importante è l’ubichinone, estratto da lievito e vegetali: anch’esso ha un’azione fortemente antiossidante, diminuisce la degenerazione cellulare, proteggendo la pelle dagli effetti nocivi dei raggi solari.


Il secondo fattore è l’idratazione della pelle: quando fa molto caldo o si rimane esposti per troppo tempo all’azione dei raggi solari, la cute è continuamente assetata. Bisogna mantenere alto il contenuto di acqua nella pelle, pena l’invecchiamento cutaneo precoce. Anche in questo caso è bene agire su due fronti: quello dell’introduzione di tanti liquidi e quello dello sfruttamento dell’acqua che si trova naturalmente in ogni alimento.


Il fabbisogno normale di un adulto è pari a 2 litri al giorno, ma se ci si trova sotto l’azione dei raggi solari, bisogna aumentarlo fino a tre litri. Gli alimenti più ricchi di acqua sono la frutta e la verdura, soprattutto la frutta estiva, come anguria, melone, pesca albicocca, e ancora, ciliegie, fragole, prugne e uva. Invece – sbagliando – in spiaggia o in piscina si mangiano cibi molto asciutti, come il classico panino con prosciutto o il tramezzino da spiaggia.


Caroteni in quantità allora?

Assolutamente no, ricordiamo che l’abbronzatura è un problema estetico da affrontare in modo serio: in caso contrario, si potrebbero causare danni alla salute. Perciò: meglio non caricare l’organismo di troppi caroteni e troppi liquidi perché i primi, oltre a colorare la pelle, potrebbero accumularsi nel fegato, creando disturbi metabolici mentre i secondi, potrebbero provocare un sovraccarico del cuore con risvolti veramente dannosi per questo organo vitale.

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Alberto Lupini


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