Veronelli, il ricordo di Luigi Cremona: «Era un mito irriproducibile»

Luigi “Gino” Veronelli, icona della cultura enogastronomica, è ricordato su Italia a Tavola da Luigi Cremona come un uomo di innovazione e talento straordinari: «Era un mito dal volto umano, un personaggio irriproducibile» . Con il suo stile unico e il linguaggio inconfondibile, ha rivoluzionato la critica del vino e del cibo, promuovendo anche i vini dei contadini. Un mito che lascia un'eredità indelebile

26 novembre 2024 | 18:45

Il 29 novembre 2004 Luigi “Gino” Veronelli se ne andava. Luigi Cremona, ingegnere ed importante giornalista enogatronomico, oltre che Maestro Assaggiatore Formaggi dell'Onaf e sommelier Ais, ha collaborato per dieci anni alla Guida dell'Espresso per passare poi al Touring Club d'Italia. È anche presidente di Witaly. Cremona ha deciso di condividere con Italia a Tavola il suo ricordo di Veronelli.

Gino Veronelli era un mito dal volto umano. Negli anni Ottanta ho avuto il modo e la fortuna di incrociarlo numerose volte. Ci vedeva purtroppo sempre di meno, ma percepiva perfettamente chi gli era accanto un po' come leggeva attraverso il suo straordinario naso la trama del vino. Entrava lui e tutti gli davamo il passo. Non era piaggeria, ma il riconoscimento del migliore. Del protagonista aveva tutto, la presenza fisica, l'atteggiamento, la parola. Scriveva e parlava molto, per chiunque sarebbe stato un ripetersi a vuoto, lui invece era sorprendentemente innovativo. Non solo per le idee, come quella di battersi a spada tratta per i vini dei contadini, ma per il modo con il quale si esprimeva. Esiste la lingua italiana ma esisteva anche il linguaggio di Veronelli, pieno di circonlocuzioni intriganti e passaggi spiazzanti. Era uno stile unico e inconfondibile.

Gino Veronelli, una storia dolce

Ero molto amico a quei tempi di Alessandro Masnaghetti, ambedue ingegneri, lui specializzato nel vino (altro grande assaggiatore puro e maniacale) e io nel cibo. Alessandro stava facendo per Veronelli la prima guida dei vini da dessert, un'opera innovativa ma difficile per la difficoltà di reperire i campioni. Con lui in un paio di occasioni mi sono ritrovato a casa del Maestro alle soglie di Bergamo Alta. Vini dolci chiamano i dolci e in quegli anni, fine ottanta, dedicai del tempo alla pasticceria. Non c'era nessuno che se ne occupava, e per inciso incontrai Igino Massari, giovane ma già determinato e con Emilia Chiriotti di Pasticceria Internazionale lo supportammo nella creazione dell'Ampi.

Un giorno ero alla pasticceria Pina poco fuori da Bergamo. Gianni Pina era suo nipote (la moglie di Gino era Maria Teresa Pina), un giovane pasticcere in gamba, fu poi tra i primi ad entrare nell'AMPI. Gino da quel giorno mi accoppiò sempre ai dolci. Quando mi vedeva diceva a tutti: Luigi Cremona, gran palato fine, l'unico che ci capisca qualcosa in questo settore.

Gino Veronelli è irriproducibile

È facile dire che Gino Veronelli ci manca. Un personaggio come lui è irriproducibile, quando scompare è un vuoto immenso quello che lascia dietro. Lascia comunque non solo tanti ricordi ma un corpus poderoso di scritti che andrebbero raccolti e divulgati. Lascia l'esempio di persona, giornalista e scrittore ribelle, anticonformista, geniale. Dovremmo tutti ancora oggi prenderne spunto.

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Alberto Lupini


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