I vegetariani perdono un “faro” a Milano: Pietro Leemann si fa monaco

Leemann accompagnerà in cucina i sous chef del Joia (suoi successori) per un altro anno, dopodiché si trasferirà in una comunità spirituale a 900 metri di altitudine nelle montagne svizzere, nei pressi di Centovalli

01 marzo 2024 | 16:34

Delusione e incredulità per tutti i fan e i seguaci della cucina vegetariana di Pietro Leemann. Il pioniere della cucina vegetariana e chef del "Joia" di Milano, insignito della stella Michelin dal lontano 1996, infatti, ha deciso di passare il testimone ai sous chef, Sauro Ricci e Raffaele Minghini, che stanno prontamente preparandosi a prendere le redini del locale. Per un altro anno, accompagnerà i suoi successori, dopodiché si trasferirà in una "comunità spirituale" a 900 metri di altitudine nelle montagne svizzere, nei pressi di Centovalli, a "Raxa", dove abbraccerà una nuova vita da monaco della fede Krishnaita. Leemann aveva annunciato quattro anni fa (in un'intervista a Cook) il suo piano di scomparsa nella foresta: un progetto che oggi giunge a compimento.

Una scelta che ha lasciato a bocca aperta tutti i seguaci e amanti della sua cucina. Ma d'altronde, come spiegato dallo stesso Leemann al Corriere della Sera, «un monaco è una persona che ha fatto delle scelte ascetiche: io vivo già secondo i principi della libertà della mia religione, e cioè sono vegetariano, non bevo alcolici, non consumo droghe, non consumo bevande eccitanti come il caffè, non gioco d'azzardo e trasformo l'energia sessuale in energia spirituale, in una forma d'amore più alta. Vivrò allo stesso modo, ma all'interno di una comunità, insieme alla mia compagna Rachele e ad altre persone che stanno lavorando al progetto. Siamo una comunità internazionale».

Pietro Leemann continuerà a lavorare in cucina a Raxa?

La domanda, poi, sorge spontanea: all'interno di questa comunità ci saranno dei ristoranti che lo stesso Leeman dirigerà? La risposta è sì, perché «sarà una comunità aperta al mondo. Chiunque potrà venire, meditare e pregare con noi, restare un giorno oppure sei mesi oppure per sempre. Ci saranno due ristoranti: uno più semplice, una cucina vegetariana di montagna, e uno più “alto” all'interno del tempio. Sarà una vera e propria “cucina dei templi”, dove il cibo verrà accompagnato da un'esperienza, da un insegnamento, da una ritualità. Gli alimenti serviti saranno tutti biologici, molti prodotti nel villaggio o raccolti lì attorno. La trasformazione del cibo sarà il più semplice possibile, i gusti molto puliti, l'utilizzo di spezie ed erbe aromatiche avrà uno scopo, come nell'Ayurveda. Ci sarà anche un allevamento di mucche da latte, che verranno ingravidate ogni 5-6 anni, non ogni anno come spesso succede, rispettando la loro natura. I visitatori potranno vedere anche la fattoria. E naturalmente ci sarà una scuola di cucina dei templi, io insegnerò».

Perché Pietro Leemann ha scelto di diventare un monaco?

L'ultima curiosità è legata al motivo di questa scelta radicale: «Sono entrato in una nuova fase: il “Joia” era un business, ora porto la mia conoscenza al servizio di uno scopo spirituale - ha spiegato Leeman. Raxa in sanscrito vuol dire “autenticità”, ma anche “dharma”, ordine cosmoetico. Sarà un villaggio rispettoso della natura, degli animali, delle persone».

«Il fondamento sarà il rispetto e l'intenzione di insegnare ad altre persone la meditazione, lo yoga, le pratiche per togliere orpelli e sovrastrutture e provare a connettersi con la parte più profonda, e amorevole, di noi stessi. Viviamo in una società che ci prende molte energie e ce ne lascia poche per stare dentro noi stessi: in realtà sarebbe quello introspettivo, intimo, il nostro stato originale».

Chi è Pietro Leemann, lo chef che presto diventerà monaco

Pietro Leemann nasce a Locarno, in Svizzera, nell'estate del 1961. Sin da piccolo coltiva, in tutti i sensi, l'amore per la terra e la natura, giocando e lavorando con i genitori nell'orto di famiglia. Nel 1976, folgorato da una bavarese alla vaniglia del grande cuoco ticinese Angelo Conti Rossini, decide di intraprendere la strada dell'arte culinaria. Si apre per lui un lungo periodo di studio, alla corte di maestri come lo stesso Angelo, Gualtiero Marchesi e Frédy Girardet, dai quali acquisisce i fondamenti della grande cucina.

Agli inizi degli anni '80 si avvicina alla cucina vegetariana ed entra in contatto con i nuovi movimenti ecologisti che gettano le basi per una alimentazione amica dell'ambiente e della salute. ?Appassionato di filosofia e di mistica, decide di partire per l'Oriente dove esplora le principali culture, in particolar modo il Buddismo Zen, il Taoismo e il mondo dei Veda. Grazie a un percorso introspettivo si scopre vegetariano e, tornato in Italia nel 1989, con un gruppo di amici, decide di aprire a Milano il proprio ristorante vegetariano gourmet a cui dà un nome molto evocativo: “Joia”.? Nel 1996 è il primo ristorante vegetariano europeo a essere premiato con la stella Michelin.

Dopo 30 anni Joia è considerato la più importante realtà in Europa e nel mondo nell'ambito della cucina verde, etica e sostenibile.? Tra i riconoscimenti ricevuti nel 2000 è insignito del premio Pellegrino Artusi per la qualità e l'originalità della sua cucina e nel 2010 del premio Città di Fabriano. Nel 2015 è chef ambassador di ExpoMilano e nel 2018 riceve il Premio della Fondazione del Centenario della banca della Svizzera italiana, come riconoscimento per i grandi meriti maturati in più di trent'anni di professione.? Ha scritto una decina di libri di cucina, di cultura alimentare, di filosofia naturale e di ricette. Insieme all'amico giornalista Gabriele Eschenazi ha fondato “The Vegetarian Chance”, il primo festival internazionale di cultura e cucina vegetariana.

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Alberto Lupini


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