Tutela del cuoco professionista: battaglia di Fic contro i poteri forti

Prendendo spunto dalla vicenda di borsa legata a GameStop, ripenso a quanto la Federazione italiana cuochi sta facendo da anni e quanti risultati sta ottenendo per salvaguardare i suoi soci

26 marzo 2021 | 07:02
di Rocco Pozzulo
Spesso si pensa alla storia di Davide e Golia come a una metafora per spiegare come anche l'essere più piccolo e irrilevante possa raggiungere mete e risultati insperati contro forze superiori. A causa del Covid-19 i forti poteri finanziari americani, per limitare al massimo le loro perdite economiche in borsa e recuperare speculando su aziende in grave crisi, avevano messo in atto una serie di manovre di compravendite azionarie, non certo etiche, ma del tutto legali. Le perdite occupazionali dei lavoratori e la chiusura di piccole attività, nel vorace mondo finanziario, fatto solo di numeri e soldi, sono solo uno dei tanti “effetti collaterali” di un sistema ritenuto usuale dai poteri forti. Presa di mira, dai broker incaricati, la famosa GameStop, società americana di video giochi, che in poco ha visto precipitare il proprio titolo in borsa, poi “manipolato” e sfruttato a piacimento.


La Fic come Game Stop: una lotta ai poteri forti per ottenere i diritti che merita

Nei grossi “stores” e nei piccoli punti vendita della “Game” vi lavorano, in gran parte, giovani ragazzi appassionati di video giochi e “smanettoni” di computer, che vedendo a rischio il proprio posto di lavoro per fallimento della azienda madre, hanno fatto “rete comune” attraverso i social, e innalzato un muro contro i pescecani senza scrupoli dell'alta finanza.

Questi patiti del virtuale, attraverso la piattaforma “Acquisto Titoli - online”, hanno fatto salire in poche sedute di Wall Street il titolo, da -40% a +40 % e oltre, con un incremento del titolo nominale di oltre il 400%, ancora prima che i poteri forti della finanza capissero cosa stava succedendo in borsa. Tantissimi insignificanti risparmiatori e piccolissimi finanziatori, richiamati dal “tam tam” virale della buona causa contro i Golia di turno, hanno salvato dalla rovina un'azienda di appassionati, e allo stesso tempo i suoi dipendenti dal rischio di disoccupazione.

Questa notizia mi ha ricondotto, anche se in forma diversa, alla battaglia che la “piccola” Federazione italiana cuochi sta facendo per il riconoscimento della professione di cuoco (da parte degli Enti dello Stato) come attività usurante e fonte di numerose patologie tipiche del settore ristorativo.

Ebbene, dopo anni di raccolta dati da parte del nostro Giuseppe Ferraro del Dipartimento Lavoro Fic e con la collaborazione medica e scientifica dell’Università degli Studi dell’Aquila, grazie agli studi del professor Vincenzo Quinzi e della dottoressa Sabina Saccomanno; del dottor Antonio Cerasa dell'Ibfm-Cnr di Catanzaro e del professor Luca Revelli dell’Università Cattolica di Roma, è stato presentato un atto parlamentare alle Commissioni del Lavoro e degli Affari Sociali della Camera dei Deputati in data 5 gennaio scorso.

Un primo passo che potrebbe condurre ad una prospettiva di pensionamento anticipato per l’intera nostra categoria, in special modo per quegli “over 60” e per chi soffre di serie patologie, sollevandoli così da preoccupazioni e tutelandoli dall’attuale, e purtroppo ingrata, legge di “mercato”, che designa i cinquantenni troppo vecchi per trovare una nuova occupazione, mentre per lo Stato sono confacenti e più che idonei per esercitare sino ai 65 anni ed oltre!

Sono convinto che il percorso sarà ancora un po’ lungo e articolato prima di giungere ad una legge, ci si dovrà inevitabilmente scontrare con interessi differenti; ma la Fic, la nostra Fic, non desisterà mai dai propri diritti e dalle proprie lecite convinzioni. Durante tutta la nostra vita, specie se siamo poco tutelati e male salvaguardati, dovremo sempre affrontare avversità, difficoltà e situazioni incomprensibili, come per l’emergenza sanitaria attualmente in corso. I giganti, credetemi, sono una metafora solo delle nostre paure, delle nostre insicurezze e dei nostri dubbi, dubbi di persone sensibili e giustamente umane.

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Alberto Lupini


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