Seby Sorbello: Per locali diversi servono restrizioni diverse. Bisogna distinguere i codici Ateco
Lo chef, passato al 2° turno del sondaggio Personaggio dell'anno, sottolinea che il rischio di contagio non è uguale in tutte le attività di ristorazione eppure queste sono trattate, ingiustamente, in maniera uguale
12 gennaio 2021 | 12:37
di Piera Genta
La sua cucina è ispirata all’Etna, un territorio in cui vive in simbiosi. In tutti i suoi piatti racconta le sfumature e i sapori del vulcano, iniziando dalle erbe spontanee, di cui è un appassionato studioso e raccoglitore.
Seby Sorbello. Fonte: sebysorbello.it
Ilario Vinciguerra ha lanciato con un video una sfida al Governo per forzare la situazione e riaprire i locali. Vissani con la sua associazione Ristoritalia parla di class action contro il Governo. Cosa ne pensa?Il settore della ristorazione duramente colpito, e in forte crisi, come purtroppo tutti oramai sappiamo da diversi mesi, sta arrivando a un punto di non ritorno.
Questo continuo e altalenante apri e chiudi non ci permette di lavorare per poter vivere: riaprire un’attività dopo ogni chiusura ha un costo non indifferente.
A mio avviso il tutto parte da ben più lontano: indubbiamente la tutela della salute pubblica è prioritaria su ogni cosa, ma se si vuole seriamente aiutare il comparto ristorazione si devono iniziare a distinguere i codici Ateco in Italia. Per la somministrazione di cibi e bevande, esiste quasi un unico codice Ateco, ragion per cui si continuano a emettere dei decreti con lo stesso criterio per tutti, ma sappiamo benissimo che il rischio di contagio da coronavirus non è uguale in tutte le attività di ristorazione, pizzerie, pub, bar ecc.
La Fic-Federazione italiana cuochi, dopo la pubblicazione del manifesto con i valori della Ripartenza ad aprile, come si pone di fronte alla realtà di oggi?
La Federazione italiana cuochi in questi mesi ha dimostrato di essere un ente ben strutturato e capace di far fronte alle difficoltà della categoria, ma sopratutto di continuare a restare a fianco dei soci, lo dimostrano il dialogo continuo con le istituzioni, i numerosi webnair, i tanti corsi di formazione online e i progetti mai arrestati, ma portati avanti nonostante le difficoltà.
Nel suo locale ha istituito il servizio delivery?
Il servizio delivery è un’espressione di cucina e di servizio che non è tra le mie preferite, infatti, lo abbiamo fatto solo per il cenone del 31 dicembre perché abbiamo avuto tante richieste da parte dei nostri clienti. Di contro quando ci è stato permesso dai dpcm siamo stati a casa dei clienti a cucinare anche per sole 9 persone. Per me il contatto con il cliente è una delle emozioni imprescendibili del nostro lavoro.
Volto noto della televisone soprattutto per la sua frequente partecipazione a Gusto di Tg5, come vive la partecipazione al sondaggio di Italia a Tavola?
Per due volte ho cucinato alla cena della premiazione Premio “Italia a Tavola” a Firenze e a Bergamo e ne sono sempre stato affascinato.
Essere stato inserito quest’anno tra i candidati mi ha onorato. Il risultato fino ad ora ottenuto mi fa comprendere il calore e l’affetto degli amici e di tutte le persone che continuano a votarmi. Quindi posso affermare che è un bellissimo metro per comprendere se si sta facendo bene nella propria vita personale e professionale.
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Alberto Lupini