In particolare
Matteo Salvini, poco dopo che il “collega” di partito Gian Marco Centinaio ha
assunto la carica di ministero del Turismo, ha detto: «Va introdotto lo strumento dei
voucher per la stagionalità nel turismo, nell'agricoltura e nei servizi».
Apprezzabile che uno dei motori di questo Governo nuovo metta l’accento su una questione così importante. Confortante che assecondi degli indirizzi che più volte come Italia a Tavola abbiamo messo sul tavolo come nel
recente editoriale del direttore Alberto Lupini nel quale parlava di «questioni apparentemente marginali per il sistema Paese, ma che diventano invece centrali a livello di comparto. Per restare al mondo dell’Horeca, non sono poche ad esempio le preoccupazioni che stanno emergendo. Per ristoranti, hotel o bar, senza il cui apporto qualunque politica di sviluppo del turismo sarebbe destinata al fallimento, non è certo secondario il sapere se voucher, o comunque politiche elastiche di utilizzo di personale temporaneo, saranno rimesse in discussione».
Il primo cambiamento tanto proclamato e tanto auspicato sta proprio nel fatto che le questioni che fino a ieri erano davvero marginali per la politica, ora stanno diventando centrali. Come quella dei voucher che può avere una ricaduta importante su turismo e agricoltura. Se il passo è apparentemente piccolo, allargando le vedute ci si accorge di come possa essere la prima mossa capace di generare un effetto domino determinante. Se tornano i voucher con regole precise l’Horeca e l’agricoltura possono viaggiare col vento in poppa e, lo sappiamo, se questi due settori viaggiano forte a trarne vantaggio è l’intero sistema Italia.
Anche perché le dichiarazioni di Salvini fanno il paio con il già citato passaggio di consegne della delega al Turismo che va a
saldarsi con tutto ciò che riguarda la produzione di food&beverage, ovvero il mondo dell’agricoltura.
Ma c’è di più, almeno nelle parole di Salvini. La macchinosa e spesso difettosa macchina politica e burocratica che è stato il Parlamento negli ultimi anni (tanti anni…) vuol tornare a lavorare a pieno regimen. Salvini infatti nel suo intervento ha spiegato che è pronto a collaborare con Luigi Di Maio per dar vita ad un decreto Dignità solido e vantaggioso per gli italiani e che lo farà perché «il governo è per semplificare la vita, non per complicarla».
Pronta la risposta di
Luigi Di Maio: «Il Parlamento è sovrano - ha detto - se le modifiche vanno dell'ottica del miglioramento troveranno il M5S disponibile al dialogo. Se invece vogliono annacquare le norme che abbiamo scritto, allora saremo un argine. Non si arretra sulla precarietà, sulla sburocratizzazione, sulla lotta al gioco d'azzardo e alle multinazionali che delocalizzano dopo aver preso soldi allo Stato».