Ristoratori indignati dalla Castelli: Cambi lavoro per il bene del Paese
Il vicepresidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Aldo Cursano, attacca la viceministro del M5s dopo le sue parole sui ristoranti senza clienti. «Ferisce chi spende una vita per la sua attività» . Critica anche Marina Lalli, presidente di Federturismo, che auspica arrivino gli aiuti promessi dallo Stato per il settore
21 luglio 2020 | 08:30
di Federico Biffignandi
Cuochi in rivolta per le parole della Castelli
Molte associazioni di categoria hanno voluto rispondere alla Castelli, tanti cuochi o addetti ai lavori sono usciti allo scoperto singolarmente per condannare la dichiarazione, anche noi come Italia a Tavola ci siamo subito chiesti come sia stato possibile ciò chiedendo subito le dimissioni del viceministro. Nel frattempo ci ha pensato anche la Fipe, che è sempre stata il punto di riferimento per i pubblici esercizi. Il vicepresidente Aldo Cursano sorride amaro nel commentare le parole della Castelli e non utilizza mezze misure: «Non è comprensibile - spiega - che un viceministro chieda ai professionisti del nostro settore di cambiare mestiere dopo che abbiamo costruito tutta la nostra vita per un’attività. Sostituire oltre un milione di professionalità come vorrebbe è complesso, forse è più facile sostituire un viceministro, aiutandola a reinventarsi. Faremmo il bene del Paese».
Aldo Cursano
Troppo comoda scaricare il settore in questo momento solo perché è in crisi nera. Chiaro che sia stato solo il lockdown e l’impoverimento degli italiani a mettere al tappeto bar, ristoranti e alberghi dato che il trend era in costante crescita prima della pandemia. «Chi come noi sta lottando da mesi per mantenere in piedi la propria azienda, la propria storia, il proprio progetto di vita - prosegue Cursano - è profondamente ferito dalle parole del viceministro che ci invita a pensare ad un altro progetto di business. E non ferisce solo chi ci sta mettendo l’anima e il cuore, ma ferisce la storia e la cultura della nostra Italia. I ristoranti sono una testimonianza viva dello stile di vita made in Italy che passa attraverso una rete di accoglienza, di tradizioni espresse con un piatto, un racconto, un luogo.
Gli amministratori del Paese dovrebbero essere i massimi custodi di questo patrimonio, dovrebbero curare e condividere il buon vivere italiano, chi viene da noi è soprattutto per questo. E invece ci chiedono di rinunciare, il che vuol dire rinunciare all’anima dell’Italia che noi giorno dopo giorno custodiamo anche pagando un altissimo prezzo. Tanti colleghi hanno dovuto alzare bandiera bianca, chiudendo posti che hanno fatto la storia di un territorio e si sono così perse testimonianze vive delle nostre origini. Ci chiedono di adeguarci ad un business internazionale che punta sulla grande distribuzione, sui fast food, su proposte banali che non fanno parte del sistema italiano costruito su qualità, ricerca, artigianalità. Ci chiedono di adeguarci al ribasso rinunciando alla nostra storia e noi non ci stiamo».
E giustamente. Incomprensibile come ancora oggi il Governo non comprenda a fondo l’apporto economico che l’Horeca è in grado di dare a tutto il Sistema Italia. Si può far finta di non riconoscerne il valore culturale, magari meno tangibile, ma conti alla mano è da stolti voltare le spalle a cuochi e albergatori.
Albergatori e in generale tutto il mondo del turismo che non hanno potuto che tendere l’orecchio e indignarsi per quanto spiegato dal viceministro Laura Castelli. Del resto va ribadito - visto che pare non essere ancora entrato del tutto nella mentalità istituzionale - che la ristorazione e il turismo per necessità vanno sempre più a braccetto.
«Una frase a dir poco infelice - ha spiegato la presidente di Federturismo Marina Lalli - Ho visto che il viceministro ha detto che è stata mal interpretata, ma resta una frase infelice. Il settore della ristorazione è in fortissima crisi, così come tutto il turismo perché siamo estremamente connessi. Non è un caso che in Federturismo abbiamo accolto il Movimento Imprese Ospitalità che si cura proprio della ristorazione; l’abbiamo fatto proprio per sottolineare estrema vicinanza. La ristorazione, che porta in alto la bandiera dell’Italia e dell’italianità, deve essere aiutata oggi più che mai e necessiti di misure ad hoc. Le cause del ko sono chiare, non sono chiare invece le soluzioni».
Marina Lalli
Turismo che gioca a specchio e non vede luci all’orizzonte: «Oggi - spiega Lalli - le località di mare e di montagna stanno cercando di giocare in difesa stando attenti ai costi, moltiplicati per procedure di sicurezza. Per le città d’arte invece la storia è molto critica, non c’è proprio partita perché non c’è movimento, non c’è materia sulla quale lavorare. Succede perché, per tradizione, gli italiani d’estate non scelgono queste destinazioni che vivono invece sul turismo straniero, quest’anno praticamente assente. Stiamo aspettando il Decreto che riguarda i settori più in crisi tra i quali, mi auguro, venga inserito anche il turismo. Vogliamo capire quanto il Governo ci è vicino e quanto potremo rimetterci in gioco in vista del 2021: senza aiuti non arriviamo nemmeno a fine 2020.
© Riproduzione riservata
• Leggi CHECK-IN: Ristoranti, Hotel e Viaggi
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini