Ripartire in sicurezza è possibile (con i dovuti protocolli), ma il farlo dipende dalla scelta del singolo imprenditore. E ciò al di là che ci siano contributi economici pubblici (che sono un obiettivo prioritario), o meno, per sistemare i locali. Nessuno è obbligato a farlo, ma non si può nemmeno pensare di impedire di affrontare questa sfida a chi si sente di farlo. La Fipe interviene con decisione sul tema della riapertura di bar e ristoranti, tagliando corto con le tante, troppe, inutili polemiche sul fatto se sia o meno conveniente od opportuno farlo. Quello che un imprenditore ha di fronte è un'opportunità, a ognuo la scelta di coglierla o meno. Con una nuova lettera aperta a tutti i pubblici esercizi italiani, il presidente della più importante associazione di categoria del comparto, ricorda da collega a collega, con sobrietà e lucidità, come la Fipe si sia battuta per rappresentare con fermezza la rabbia e la delusione verso i provvedimenti via via adottati dalle istituzioni, confrontandosi peraltro con queste per riuscire ad ottenere almeno alcune attività complementari in questa fase, come il delivery e di asporto. Ben sapendo che purtroppo non tutti le possono attivare.
Lino Stoppani, non usa mezzi termini per contestare il pessimo servizio fatto alle imprese da chi ha diffuso notizie false e strumentali, parlando in un momento in cui tutta la categoria avrebbe avuto invece bisogno assoluto di unità. Il presidente Fipe evita di sottolineare la assurda ricerca di visibilità effimera di personaggi che usano la ribalta per la protesta fine a se stessa, respingendo al mittente ogni polemica, sottolineando invece come la federazione sia impegnata ogni giorno sul campo per dare risposte concrete alle imprese. E fra queste ricorda i prossimi obiettivi che saranno di tipo "politico" (indennizzi/contributi a fondo perduto parametrati alle effettive perdite di fatturato rispetto all'esercizio 2019; Cassa Integrazione; moratorie fiscali e contributive; ecc) e "operativo", come il “
Protocollo di Sicurezza” per il quale la federazione pretende ora risposte certe in tempi rapidi. E tutto questo avendo ben presente lo scenario di un comparto, che come ha ripetutamente denunciato la Fipe, non ha aiuti economici e rischia di lasciare sul
campo 50mila piccole imprese. Tragedia che Lino Stoppani e tutti i suoi dirigenti vogliono scongiurare con tutti i mezzi.
Di seguito la lettera di Lino Stoppani datata 4 maggio 2020
"Cari amici imprenditori,nel giorno dell'avvio della cosiddetta “Fase-2”, mi sembra giusto indirizzare ai Pubblici Esercizi italiani questo nuovo messaggio: un messaggio che ricostruisce gli ulteriori passaggi associativi fatti finora, ma che vuole essere innanzitutto un piccolo gesto di vicinanza verso gli imprenditori del settore che rappresento e delle cui preoccupazioni mi sento professionalmente, sindacalmente e umanamente parte.In queste settimane abbiamo lottato e stiamo lottando con tutte le nostre forze per sensibilizzare tutte le forze politiche al dramma che il nostro settore sta vivendo. Abbiamo dato voce alla rabbia e alla delusione verso i provvedimenti sin qui adottati che si sono rivelati del tutto inefficaci, chiedendo aiuti concreti, a fondo perduto, e invocando certezze per un percorso di riapertura in sicurezza che non può essere rimandato ulteriormente. In merito ci siamo anche fatti carico, spontaneamente, di redigere un nostro protocollo supervisionato da esperti virologi, per poter operare riducendo al massimo le possibilità di contagio per i nostri collaboratori, i nostri clienti e noi stessi.
Lino Stoppani
La ripartenza in sicurezza è possibile, come dimostrato non solo dalle attività rimaste aperte durante il lockdown (supermercati e negozi di vicinato), ma anche testimoniato dalla riapertura di molte attività commerciali, piccole e grandi, che si sono dotate di specifici protocolli.Con oggi ci è stata autorizzata l'attività di “asporto”, che si aggiunge al “delivery”, consentendo, a chi ne trovasse convenienza e ne avesse la possibilità, l'opportunità di sperimentare l'utilità di questa modalità operativa come aggiuntivo strumento di servizio alla clientela, oltre che fonte di ricavi. E' stato un passaggio non scontato, per il quale FIPE si è battuta con decisione. Con altrettanta chiarezza -d'altra parte- ci siamo espressi a favore delle riaperture quanto più celeri dei pubblici esercizi, ovviamente in sicurezza, considerando il fattore tempo essenziale per la tenuta economica ed occupazionale del settore, ma anche per il forte valore simbolico che il riaprire rappresenterebbe per tanti imprenditori con il recupero di motivazione e di speranza per il futuro.Siamo consapevoli che soprattutto nel nostro mondo riaprire non è questione banale e farlo nelle condizioni previste dai protocolli sanitari può risultare per alcune imprese anti-economico di fronte alle flebili prospettive dei consumi, ma dare la possibilità di valutare la propria convenienza tra apertura e chiusura rimane un tema di libertà imprenditoriale e un'opportunità in più per tutti gli imprenditori.Per tutti, anche per coloro che hanno preferito la polemica dentro la categoria piuttosto che la collaborazione costruttiva per il settore. Così l'infodemia di questi mesi -l'altra epidemia, quella della cattiva informazione e della distorta comunicazione- ha colpito anche il qualificato e mai risparmiatosi presidio sindacale di Fipe, con una narrazione che puntava non alla verità, ma alla scomposta viralità.E' preoccupante, a volte avvilente, ma per questa “demia” esiste un solo vaccino: quello della serietà.I prossimi giorni saranno importanti su due fronti; innanzitutto su quello politico, con l'attesa di un nuovo Decreto Legge, che rafforzi i precedenti DL “Cura Italia” e “Liquidità” sulle debolezze che Fipe ha evidenziato, in audizioni parlamentari, in confronti istituzionali e con un'intensa attività di comunicazione.In particolare, le richieste riguardano i temi degli indennizzi/contributi a fondo perduto parametrati alle effettive perdite di fatturato rispetto all'esercizio 2019; il rafforzamento degli strumenti di protezione sociale come la Cassa Integrazione; le congrue moratorie fiscali e contributive, che disinneschino la maxi scadenza di fine giugno e prevedano poi modalità di pagamento con tempi e rate sostenibili. E, ancora, abbiamo chiesto la sospensione e la cancellazione di alcuni tributi, tra i quali la tassa sui rifiuti e sulla occupazione di spazi pubblici e gli interventi sulle locazioni commerciali, con estensione temporale del credito d'imposta e dei soggetti beneficiari, delle tipologie interessate e delle classi catastali, con il riconoscimento dell'emergenza da COVID-19 come “causa di forza maggiore” nei rapporti tra le Parti e la promozione, per via fiscale, di intese tra locatori e conduttori.Il secondo orizzonte che richiama la nostra attenzione e il nostro impegno è poi quello operativo e riguarda la piena ripartenza anche delle nostre attività, prevista per ora solo dal 1° giugno, che sarà da affrontare anche applicando il “Protocollo di Sicurezza” per le nostre attività, che abbiamo mandato a tutte le istituzioni e rispetto al quale pretendiamo risposte certe in tempi rapidi.Sappiamo che il ripensamento profondo del nostro modo di operare sarà difficile, in alcuni casi doloroso. Sappiamo che la ripresa sarà lenta e cauta e che la disperazione cresce. Sappiamo che il futuro incerto crea nuovi problemi e aggrava vecchie lacune del nostro settore. Lo sappiamo, ma non smettiamo di lottare, non smettiamo di lavorare, non smettiamo di credere nella capacità di ripresa del mondo dei Pubblici Esercizi italiani, consapevoli che camminare sulle spalle di 75 anni di storia significa anche sapere ogni giorno guardare sempre un po' più alto, un po' più lontano, forti delle aspettative e del coraggio delle tantissime imprese che ci hanno scelto e che credono in noi.Con grande stima e affetto, buon lavoro.Lino Enrico Stoppani"
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Alberto Lupini