Riders, via libera della maggioranza Tutele, diritti e lavoro subordinato

Dodici mesi di tempo per mettere nero su bianco l’accordo tra imprese e sindacati per definire i dettagli dei nuovi contratti che disciplineranno l’attività finita sotto la lente di ingrandimento . L'accordo prenderà la forma di un emendamento al decreto sulle crisi d'Impresa in conversione al Senato

04 ottobre 2019 | 17:41
Passo avanti nella lotta alla regolarizzazione dei riders con la maggioranza M5S e Pd che ha trovato l’intesa annunciata da Davide Faraone (di Italia Viva) e dal relatore al provvedimento, il M5s Gianni Girotto, quindi ufficializzato con una nota dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.


Tutele economiche e più diritti per i riders

Ha detto Faraone: «Abbiamo, proprio ieri sera, trovato in Senato un'intesa di maggioranza sul provvedimento che disciplina il lavoro e la protezione dei rider. In sintesi, imprese e sindacati hanno 12 mesi di tempo per accordarsi su garanzie economiche e le altre tutele, come malattia, infortuni e previdenza. Se non trovano l'intesa, allora scatterebbe il lavoro subordinato. L'obiettivo è spingere le parti ad accordarsi su quella che sarebbe un nuovo format diverso dal co.co.co, una tipologia distinta, ma che allo stesso tempo preserva l'impostazione di lavoro autonomo».

Secondo Faraone, nella nuova formulazione «siamo riusciti a proporre alcuni emendamenti al decreto che daranno sì dignità ai lavoratori, rispettando le peculiarità positive di questa nuova forma di organizzazione del lavoro, ma nel contempo anche rassicurazioni alle imprese. Non bisogna aver paura dell'innovazione, ma occorre accompagnare il cambiamento garantendo i lavoratori e le imprese».

L'esponente M5s, Girotto, si è invece soffermato sul fatto che ai rider che svolgono «in maniera sporadica queste attività assicuriamo un pacchetto di tutele minime dignitose. Invece a chi lo vuole fare in maniera professionale, continuativa, diamo il cappello del lavoro subordinato e quindi le relative maggiori tutele. Chi vuole guadagnare di più - perché lavora di più - può arrivare a un contratto collettivo, ma vietiamo il cottimo. Ci potrà essere uno spazio, ma non ci potrà essere una retribuzione al 100% cottimo".

Nel pomeriggio, l'ufficializzazione di Catalfo: «L'emendamento prevede per i ciclofattorini impiegati in maniera continuativa le tutele del lavoro subordinato mentre per coloro che lavorano in maniera occasionale un pacchetto minimo di diritti inderogabili (divieto di cottimo, paga minima oraria collegata ai Ccnl, salute e sicurezza, tutele previdenziali) a cui può affiancarsi una regolamentazione specifica tramite la stipula di contratti collettivi».

Confermata dunque l'impostazione del doppio binario, spiega il ministero: per i ciclofattorini impiegati in maniera continuativa sono previste le tutele del lavoro subordinato mentre per coloro che lavorano in maniera occasionale e discontinua c'è un pacchetto minimo di diritti inderogabili. Il principale obiettivo di questo intervento, si spiega nel comunicato, "è stimolare, anche in tale settore, la contrattazione collettiva che avrà il compito di regolare in concreto la figura dei rider". Catalfo si dice "molto soddisfatta" perché, sottolinea, "finalmente anche questi lavoratori avranno maggiori diritti e tutele".

Da parte loro, non tutti i rider paiono concordare: «È certamente un passo avanti rispetto al vecchio Dl e apprezziamo la volontà del ministro Catalfo di riprendere in mano un dossier che sembrava chiuso. Resta da capire, e su questo siamo ben più scettici di prima, se poi il pacchetto di misure sarà efficace e se davvero sarà in grado di estendere diritti e tutele", dice Riders Union Bologna. Il timore è che la maglia larga sui lavoratori occasionali sia una via alla quale le aziende possano ricorrere per evitare di fatto i rapporti continuativi. Un altro gruppo di oltre 800 rider parla di "crescente preoccupazione" e di esser "passati dalla padella alla brace», secondo le parole del portavoce Nicolò Montesi. «L'emendamento è insensato e pericoloso, perchè obbliga le piattaforme a trovare un accordo coi sindacati tradizionali, ma i rider iscritti ai sindacati si contano sulle dita di una mano e il motivo è semplice».

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Alberto Lupini


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