Prestiti, il business delle banche Interessi vicini al 5%
Nonostante le garanzie dello Stato, gli istituti di crediti si fanno pagare salato dalle aziende in difficoltà. La storia di un imprenditore al quale per 50mila euro è stato proposto un prestito al 4,68% in tre anni
23 aprile 2020 | 18:03
Un tasso d’interesse vicino al 5%, per un prestito (in gran parte garantito dallo Stato) di 50mila euro. Ecco come le banche approfittano del momento di difficoltà delle imprese italiane a corto di liquidità per fare business. La storia, raccontata dal sito di Sky Tg 24, è quella di un imprenditore con un’azienda che fattura di circa un milione di euro all’ano. Nei giorni scorsi l’uomo ha chiesto a un grosso istituto di credito un prestito da 50mila euro.
Come risposta, la banca gli ha preparato un piano di ammortamento in tre anni a un tasso del 4,68%. E dire che dal Governo erano arrivate rassicurazioni sul fatto che questi finanziamenti dovessero essere concessi a tassi d’interesse irrisori, in altre parole prossimi allo zero, considerato l’attuale del costo del denaro e l’importanza della garanzia statale (in questo specifico caso interverrebbe la Sace al 90%) per ridurre al minimo i rischi di crediti deteriorati.
Invece no: per buona pace dell’imprenditore, la banca ha predisposto la sua “offerta” con uno spread di poco inferiore al 3% e 4 euro di spese incasso rata ogni mese. Il tutto per un tasso di interesse complessivo TAEG/ISC al 4,68%, oltre a una richiesta di mille euro di spese di istruttoria della pratica. Ma c’è di più: nel caso l’imprenditore volesse ripagare il debito prima della scadenza, sarebbe costretto a farlo pagando l’1,5% di interesse sul capitale residuo. Peccato che i patti non fossero questi, ma tant’è: le banche, nonostante gli annunci del Governo e soprattutto la garanzia di Sace al 90%, continuano a valutare le richieste di prestito delle imprese con i tradizionali criteri di rischiosità del cliente, applicando così tassi molto più alti. Una stortura che nei prossimi decreti il Governo dovrebbe raddrizzare.
Le banche concedono prestiti costosissimi
Come risposta, la banca gli ha preparato un piano di ammortamento in tre anni a un tasso del 4,68%. E dire che dal Governo erano arrivate rassicurazioni sul fatto che questi finanziamenti dovessero essere concessi a tassi d’interesse irrisori, in altre parole prossimi allo zero, considerato l’attuale del costo del denaro e l’importanza della garanzia statale (in questo specifico caso interverrebbe la Sace al 90%) per ridurre al minimo i rischi di crediti deteriorati.
Invece no: per buona pace dell’imprenditore, la banca ha predisposto la sua “offerta” con uno spread di poco inferiore al 3% e 4 euro di spese incasso rata ogni mese. Il tutto per un tasso di interesse complessivo TAEG/ISC al 4,68%, oltre a una richiesta di mille euro di spese di istruttoria della pratica. Ma c’è di più: nel caso l’imprenditore volesse ripagare il debito prima della scadenza, sarebbe costretto a farlo pagando l’1,5% di interesse sul capitale residuo. Peccato che i patti non fossero questi, ma tant’è: le banche, nonostante gli annunci del Governo e soprattutto la garanzia di Sace al 90%, continuano a valutare le richieste di prestito delle imprese con i tradizionali criteri di rischiosità del cliente, applicando così tassi molto più alti. Una stortura che nei prossimi decreti il Governo dovrebbe raddrizzare.
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Alberto Lupini
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