La pasticceria italiana spicca il volo accademico

La formazione decolla e a livello europeo. Di strada bisogna percorrerne ancora, ma un primo passo è stato compiuto. Abbiamo varcato, finalmente, un confine e tagliato un traguardo che ci incoraggia a proseguire

12 luglio 2019 | 09:05
di Federico Anzellotti
Si è concluso da pochi giorni il primo corso universitario riconosciuto di pasticceria. Dopo una lunga progettazione e gestazione - che ha visto la costituzione di un’Ati (Associazione temporanea di imprese) a opera di Conpait (Confederazione pasticceri italiani), Università di Pescara, Scuola paritaria di Pescara e Istituto alberghiero De Cecco di Pescara - è andato in archivio il primo corso universitario di alta formazione per pasticcere: l’Ifts (Istruzione formazione tecnica superiore) di Pasticceria. Un risultato ottenuto grazie anche al fondamentale finanziamento della Regione Abruzzo.


La pasticceria italiana spicca il volo accademico

Per due anni accademici, 22 allievi e 4 uditori hanno potuto studiare, con docenti dell’università e maestri pasticceri associati Conpait, comunicazione, chimica, biologia, storia delle materie prime, tradizione dolciaria, in aggiunta alle tecniche innovative della pasticceria. Un impegno che si è articolato in 1.000 ore di teoria e pratica, di cui 400 in aula, 300 in laboratorio e altre 300 in ambito di tirocinio formativo.

Questo corso, in linea con le qualifiche europee e compatibile con il rilascio del 5° livello Eqf (European qualifications framework, quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente), è stato fortemente voluto da Conpait e da me come suo presidente.

È sicuramente un tassello fondamentale per il riconoscimento ufficiale e ad ampio respiro della professione di pasticcere (che richiama peraltro il progetto #laureaccoglienza, ovvero la proposta, lanciata due anni fa da Italia a Tavola, di istituire un corso di laurea incentrato sull'Hospitality). Vantare un titolo riconosciuto a livello europeo innalza la nostra professione e ci rende competitivi sui mercati internazionali. Ma non ci si deve sedere sugli allori. Questo successo deve rappresentare uno stimolo. Infatti stiamo già lavorando per trasformare l’Ifts in laurea breve con successiva specializzazione.

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