Nuova direttiva sulla plastica, facciamo chiarezza
L'Ue ha introdotto la direttiva che impedisce di immettere sul mercato prodotti di plastica monouso. L'Italia però ha fatto qualche eccezione e rischia sanzioni
I prodotti in plastica monouso sono stati chiamati in causa dalla Commissione europea quali oggetti su cui intervenire per la transizione del nostro sistema economico verso l’economia circolare, obiettivo dell’UE sancito con il Green Deal nel 2020, che mira a sostituire l’attuale modello economico lineare. Cosa significa economia circolare? Ridurre i rifiuti e restituire nuovo valore ai prodotti “a fine vita”. Ecodesign per la prevenzione ed il riutilizzo sono le strategie che permettono di allungare la vita dei materiali e di conseguenza instradare tutto il sistema economico verso la sostenibilità che porta a riduzione del consumo di risorse e riduzione delle emissioni.
Il problema in mare, cosa dice la direttiva?
La Commissione ha dunque esaminato i rifiuti marini e riscontrato come dall’80 all’85% essi siano costituiti da oggetti in plastica monouso e attrezzi da pesca. Si pensi difatti all’isola di plastica nell’oceano pacifico. A questo scopo è stata emanata la direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente: la cosiddetta Direttiva SUP (Single-Use Plastic). L’obiettivo della direttiva, dunque, che ha portato l’Italia a recepirla con il decreto legislativo 196/21 in vigore dal 14 gennaio 2022, è quello di «prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno».
Gli oggetti finiti nella lista nera
Le materie plastiche sono polimeri a cui sono aggiunti altre sostanze, come additivi e quant’altro. Ed esistono le cosidette plastiche oxo-degradabili, che si disgregano in frammenti nell’ambiente. Quali sono dunque gli oggetti monouso attenzionati? Occorre ridurre il consumo entro il 2026 di prodotti quali tazze per bevande (tappi e coperchi inclusi), contenitori per alimenti destinati al consumo sul posto o da asporto compresi i contenitori per alimenti tipo fast food o per altri pasti pronti per il consumo immediato, a eccezione di contenitori per bevande, piatti, pacchetti e involucri contenenti alimenti.
Non possono più essere immessi in commercio prodotti con plastica oxo - degradabile e alcuni oggetti monouso normalmente impiegati nel settore Horeca quali posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, contenitori in polistirene espanso per alimenti e bevande, tazze in polistirene espanso. Possono essere immessi sul mercato, purchè tappi e coperchi rimangano attaccati, contenitori in vetro e metallo con chiusure in plastica ed i contenitori per bevande destinati e usati per alimenti a fini medici speciali in forma liquida.
Più informazioni sullo smaltimento
Dovranno riportare una marcatura chiara, indelebile, in caratteri grandi sul destino del rifiuto e la raccomandazione di non disperdere nell’ambiente alcuni oggetti tra cui le tazze per bevande. Questa direttiva introduce la responsabilità estesa del produttore (Epr), ovvero il produttore di un bene (prodotto) è responsabile anche alla fase post-consumo, ovvero della sua gestione una volta diventato rifiuto. Inoltre si guarda al futuro in merito all’impiego della plastica riciclata, all’incentivo sulla raccolta differenziata per il riciclaggio ed ai criteri per le misure di sensibilizzazione dei consumatori. La Commissione ha anche fornito le linee guida di orientamento contenenti la trattazione esemplificativa dei prodotti in plastica monouso oggetto della direttiva.
In Italia qualche differenza rispetto all'Ue
Il recepimento italiano si discosta in alcuni punti dalla direttiva europea ed in questo momento la Commissione sta valutando se ammonire o meno il nostro paese con una procedura di infrazione, perché ha introdotto alcune modifiche non previste. L’Italia ha escluso dalla definizione di “plastica” tutto ciò che possiede un rivestimento di questo materiale avente un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto. Quindi, per essere chiari, un bicchiere monouso in carta con un rivestimento in materiale plastico “sottile” (utile per non far impregnare la carta) sarebbe quindi escluso dalla norma e potrebbe rimanere sul mercato. Inoltre, ha escluso dalla legge i materiali usa e getta biodegradabili e compostabili. Vedremo dunque l’evolversi della situazione e nel frattempo il nostro paese si è preso più tempo per cercare oggetti monouso conformi e maggiormente sostenibili rispetto a quelli impiegati sino ad ora.
Per informazioni: www.pigaservice.it
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Alberto Lupini