Negozio chiuso? Sconto sulla Tari Vale anche per bar e ristoranti
Le attività che avranno chiuso per obblighi decisi dal decreto saranno sicuramente esentate; per quelle che lo avranno fatto per scelta sarà il Comune di riferimento a decidere se concedere la detrazione
13 maggio 2020 | 10:37
Sono pronte le regole Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) per lo sconto sulla Tari applicato ai negozi chiusi a causa delle misure di contenimento del contagio da Covid-19. L’elemento discriminante su cui si basa la scelta dei Comuni fa riferimento al come è avvenuta la chiusura dell’attività.
Il Comune infatti dovrà obbligatoriamente applicare lo sconto sulla tassa sui rifiuti alle imprese che hanno chiuso in modo forzato (tra queste rientrano inevitabilmente anche bar e ristoranti). In questo caso, il bonus Tari verrà applicato sulla quota variabile della tariffa. Se invece le attività hanno scelto di abbassare le serrande, cioè la chiusura è stata facoltativa, spetterà ai Comuni stabilire se applicare o meno la riduzione della tariffa Tari.
In tutti e due i casi gli Enti locali dovranno prendere in considerazione il periodo di sospensione dell’attività, cioè i giorni di chiusura. Il principio applicato dall’Arera è quindi quello del “chi inquina paga”. Anche le attività che hanno scelto di chiudere e continuare a lavorare in smart working possono fare domanda per lo sconto sulla Tari, ma dovranno essere in grado di documentare l’effettiva riduzione della produzione di rifiuti.
Le regole per le cosiddette “utenze non domestiche” differiscono da quelle stabilite per le famiglie, per le quali invece verrà preso in considerazione l’Isee. Tutti i dettagli si trovano nella delibera Arera del 5 maggio.
fonte: Adnkronos
Pronti bonus sulla Tari
Il Comune infatti dovrà obbligatoriamente applicare lo sconto sulla tassa sui rifiuti alle imprese che hanno chiuso in modo forzato (tra queste rientrano inevitabilmente anche bar e ristoranti). In questo caso, il bonus Tari verrà applicato sulla quota variabile della tariffa. Se invece le attività hanno scelto di abbassare le serrande, cioè la chiusura è stata facoltativa, spetterà ai Comuni stabilire se applicare o meno la riduzione della tariffa Tari.
In tutti e due i casi gli Enti locali dovranno prendere in considerazione il periodo di sospensione dell’attività, cioè i giorni di chiusura. Il principio applicato dall’Arera è quindi quello del “chi inquina paga”. Anche le attività che hanno scelto di chiudere e continuare a lavorare in smart working possono fare domanda per lo sconto sulla Tari, ma dovranno essere in grado di documentare l’effettiva riduzione della produzione di rifiuti.
Le regole per le cosiddette “utenze non domestiche” differiscono da quelle stabilite per le famiglie, per le quali invece verrà preso in considerazione l’Isee. Tutti i dettagli si trovano nella delibera Arera del 5 maggio.
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Alberto Lupini
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