Oggi, 17 gennaio, è la Giornata mondiale della pizza. Uno dei piatti più apprezzati e
ricercati in tutto il mondo, una delle ricette che sintetizza al meglio la tradizione della cucina italiana e la qualità della vita
Made in Italy. Non è un caso che l’arte dei pizzaiuoli napoletani sia stata nominata
Patrimonio Unesco. Golosità, gioia, richiamo allo stare in compagnia sono caratteristiche della pizza la quale però, per gli addetti ai lavori, deve essere soprattutto motivo di business. E i fatturati sono ricchi perché in Italia il giro d’affati ammonta a 15 miliardi di euro secondo i dati Cna Agroalimentare (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa).
Dal dicembre 2017 l'arte del pizzaiuolo è Patrimonio Unesco
Le imprese del settore coinvolte sono centotrentamila. Gli addetti a tempo pieno 100mila che diventano 200mila nei fine settimana. Il mercato sforna circa otto milioni di pizze al giorno, quasi tre miliardi in un anno.
Dal report economico della Confederazione emerge nello specifico che tra il 2015 e quest'anno le imprese con attività di pizzeria sono cresciute da 125.300 a 127mila (dati aggiornati al 31 marzo scorso). A livello regionale è la Campania a farla da padrona in termini assoluti, con il 16% delle attività. La seguono, nell'ordine, Sicilia (13%), Lazio (12%), Lombardia e Puglia (10%). Dal punto di vista enogastronomico a rimanere la preferita da oltre tre quarti dei consumatori (78,8%) è la pizza tradizionale (marinara e margherita, napoletana o capricciosa).
Al secondo posto è la pizza gourmet (12,1%). Il 6,2% dei clienti sceglie, o è costretto a scegliere per motivi sanitari le pizze speciali, biologiche o senza glutine. Infine, la pizza con gusti fai-da-te si ferma al 2,9%. Numeri da capogiro che non dimenticano mai di perseguire, in ogni caso, la qualità del prodotto e del servizio. Ecco perché aumenta in questi casi il rammarico nel pensare che anche nell’edizione 2020 la Guida Michelin non abbia voluto inserire alcun pizzaiolo tra gli stellati.