Il Protocollo d’intesa per la valorizzazione all’estero della cucina italiana di qualità è finalmente una realtà. A presentarlo nella sala delle conferenze internazionali della Farnesina sono stati il ministro degli Affari esteri
Paolo Gentiloni, quello delle Politiche agricole
Maurizio Martina e, in video messaggio, quello dell’Istruzione
Stefania Giannini. L’iniziativa prevede un articolato piano d’azione per promuovere l’alta cucina e i prodotti italiani di qualità con un segno unico distintivo: The Extraordinary Italian Taste, per il coordinamento della promozione e della comunicazione e nello stesso tempo per contrastare il dilagante
italian sounding.
Nella foto, da sinistra: Rocco Pozzulo, Alessandro Circiello, Maurizio Martina, Enrico Derflingher e Salvatore Bruno (segretario Federazione italiana cuochi)Per il prossimo biennio verranno coinvolti nell'azione alcuni Paesi: Stati Uniti, Giappone, Cina, Russia, Emirati Arabi e Brasile. Già in programma la Settimana della cucina italiana a novembre, i master class diretti a chef stranieri per diffondere i valori della Dieta mediterranea, 50 borse di studio per italiani under 30 e le Giornate italiane promosse dal Coni a Rio per i Giochi Olimpici 2016.
Alla presentazione del protocollo hanno partecipato anche gli ambasciatori dei Paesi G20, i rappresentanti della cultura e dell’economia e una larga componente del mondo della ristorazione e delle sue associazioni, oltre a varie decine di chef, stellati e non, pizzaioli e pasticcieri. L’iniziativa si inserisce nel quadro del
Food Act, varato all’Expo, che il Ministro Maurizio Martina aveva definito «un patto tra le istituzioni e il mondo della cucina italiana di qualità, un’azione di sistema per lavorare meglio sulla valorizzazione del made in Italy agroalimentare».
Grazie alla sua capillare rete diplomatica, consolare e culturale, il ministero degli Esteri con oltre 300 tra sedi, rappresentanze e istituti di cultura, intraprenderà una grande promozione della nostra cucina e dei prodotti dell'agroalimentare.
«Sono una parte integrante della nostra cultura - ha detto il Ministro Gentiloni - e questa iniziativa è una prosecuzione delle tematiche di Expo 2015 che svilupperemo nei prossimi anni col Mipaaf, Miur, Agenzia, Unioncamere e Assocamere Estero, a cui aderiscono 1.700 ristoranti italiani che operano nel mondo. Saremo con Casa Italia anche ai prossimi Giochi Olimpici di Rio De Janeiro. L’Italia è al top delle aspettative di viaggio per i turisti e l’elemento fondamentale di questo appeal è la cucina di qualità, anche per la straordinaria capacità di legarla al territorio».
Il Ministro Martina ha ringraziato tutti i presenti per aver sostenuto il lavoro cominciato un anno fa al suo Ministero con il primo forum, quando furono convocati i migliori chef italiani prima dell’Expo. «È stato un impegno di squadra per un traguardo - ha detto Martina - al di là di quello che ciascuno di noi ha fatto, un lavoro collettivo e non individuale. Con questo protocollo oggi segniamo una declinazione operativa. Il mondo ha fame d’Italia e noi rispondiamo con cucina e prodotti di qualità. Il Food Act per la prima volta vede coinvolti in un percorso sinergico istituzioni e chef. Per questo l'obiettivo di 50 miliardi dell'export dell'agroalimentare entro il 2020 è assolutamente alla nostra portata».
Il Ministro Stefania Giannini annunciando in un video messaggio l'istituzione di 50 borse di studio per un milione di euro per giovani chef che andranno a completare la loro formazione all'estero, ha detto che con questo protocollo è partito un vero e proprio processo di internazionalizzazione del gusto. Per gli chef è intervenuto
Carlo Cracco, soddisfatto a nome della categoria di poter finalmente cominciare un'azione importante.
«Ci siamo tutti oggi - ha detto Cracco - cuochi, pizzaioli, pasticcieri. È un bellissimo passo in avanti. L'importante è riuscire a mantenere nel tempo questo spirito di squadra». Sulle opportunità offerte dalla collaborazione senza individualismi è intervenuto anche
Davide Oldani che curerà la ristorazione a Casa Italia dei giochi di Rio. «Anche nello sport - ha detto Oldani - si impara il gioco di squadra con una seria competizione. La buona cucina che porteremo in Brasile, in pieno accordo con il Coni e con il suo presidente Giovanni Malagò, oltre che sui prodotti punterà sullo stile italiano».
Ma come gli stranieri che amano la tavola made in Italy e che credono di conoscerla potranno essere convinti che gli spaghetti mit bolls non ci appartengono o che quelli alla bolognese sono un'invenzione di chissà chi? «Non è sempre facile promuovere la nostra cucina all'estero - dice
Enrico Derflingher, presidente degli chef europei di Euro-Toques Italia e International - e lo posso dire dopo 20 anni all'estero, passati tra le cucine della Casa Bianca a quelle delle Regina d'Inghilterra. È un lavoro duro convincere i consumatori, ma ora i risultati cominciano ad arrivare. Per esempio nei miei anni in Giappone, in una catena di 32 ristoranti nessuno si stupiva che gli spaghetti venissero serviti al dente».
Soddisfatto del nuovo capitolo aperto dal Protocollo, anche per sostenere il lavoro di chi opera fuori dall'Italia è stato
Rocco Pozzulo, presidente della Federazione italiana cuochi che riunisce 16mila iscritti tra cui 3mila allievi. «Almeno un migliaio di loro lavora all'estero - ha detto Pozzulo - e il problema maggiore per loro è reperire le materie prime. È un problema che però non tocca a noi risolvere ma che auspichiamo possa essere superato dalle Camere di Commercio insieme alle aziende di distribuzione».
La qualità del prodotto italiano è universalmente riconosciuta soprattutto per i benefici apportati dalla Dieta mediterranea.
Alessandro Circiello, presidente della Federcuochi Lazio e pioniere dell'alimentazione del benessere, ha contribuito in stretta collaborazione con il ministero della Salute a promuoverne il valore con interventi nelle scuole e negli ospedali e con varie pubblicazioni. «Abbiamo una biodiversità straordinaria - ha detto Circiello - e i nostri prodotti hanno tutte le carte in regola per essere conosciuti e apprezzati nel mondo. E con la nostra cucina, attraverso i nostri piatti, tocca anche a noi giacche bianche diffonderne la conoscenza».