Mense e caro prezzi: chiesta la modifica del codice appalti
L'Associazione nazionale imprese della ristorazione chiede al Governo che, almeno nel codice appalti, venga riconosciuto l'adeguamento dei prezzi agli indici Istat correnti
Ristorazione collettiva ancora in bilico. Le misure economiche sul caro prezzi, e la fase finale della revisione del codice appalti in corso, rischiano di tagliare fuori il settore. Da quasi un anno le aziende forniscono, infatti, servizi sostenendo forti aumenti dei prezzi su energia e materie prime alimentari, senza che questi aumenti siano riconosciuti.
Chiesto l'adeguamento agli indici Istat dei prezzi
In questi giorni Anir (Associazione nazionale imprese della ristorazione), insieme a tutta la rappresentanza del settore, sta denunciando lo stato di crisi che stanno affrontando le aziende e chiede che almeno nel codice appalti venga riconosciuto l'adeguamento dei prezzi agli indici Istat correnti.
Nei giorni scorsi, il settore della ristorazione collettiva ha avuto un incontro preliminare con la deputata Erica Mazzetti, relatrice schema decreto legislativo sul codice appalti alla Camera, insieme a una delegazione del gruppo di Forza Italia, guidata dal deputato Raffaele Nevi. Al centro del confronto, l’audizione di mercoledì 1° febbraio in cui le imprese della ristorazione collettiva porteranno le loro ragioni per una modifica del codice appalti che viene ritenuta vitale per il settore: l’obbligo di revisione dei prezzi legati all’inflazione dell’Istat.
Un settore da 1500 aziende
«Stiamo cercando di avanzare le nostre richieste presso le sedi istituzionali - afferma Lorenzo Mattioli, presidente di Anir e di Confindustria Hcfs, «perché crediamo nel dialogo e siamo convinti che il Governo voglia aiutare un settore come il nostro, rappresentato da 1500 aziende e da 110mila lavoratrici e lavoratori, con un fatturato complessivo di 6,5 miliardi, che sta attraversando un momento di difficoltà dovuto a fattori esterni che hanno comportato un aumento dei prezzi fuori controllo. Per far valere le nostre ragioni, questo sia chiaro, siamo anche disposti a mobilitarci in maniera straordinaria, non escludendo forme di protesta incisive».
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Alberto Lupini
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