Maria Sole Boccaletti Tecnica, ma anche eleganza e portamento

Parte da San Benedetto Po (Mn) la storia di Maria Sole Boccaletti. Già da adolescente “bazzicava” nei baretti del suo paese natio lavorando al bar e servendo ai tavoli affascinata come era da quel variopinto mondo

10 marzo 2018 | 17:41
Così per la predestinata Maria Sole Boccaletti il passare dal bar della piscina comunale ai locali serali fino all’american bar (Zara Cafè) è stato naturale. Studia informatica e si diploma a Mantova ma continua la sua scoperta del mondo dell’accoglienza e della ristorazione. Inizia il suo apparente vagabondare passando dall’Isola d’Elba (Villa Ottone), Costa Smeralda (Abi d’Oru) Roma (Grand Hotel di Via Veneto) fino all’Excelsior di Rapallo. Mete simbolo della Bellavita italiana. Qui fa una gran bella gavetta e s’innamora definitivamente del mestiere di bartender.


Maria Sole Boccaletti

Lei, così esile e all’apparenza fragile, sfida la presenza e soprattutto la concorrenza maschile mostrando una tenacia e professionalità a tutto tondo. Conosce molti professionisti che le insegnano a superare le fatiche, i sacrifici e soprattutto a servire il cliente nel modo migliore. Ci dice Maria Sole della sua gavetta: «Quando ho iniziato (ormai più di 15 anni fa) non si parlava di miscelazione come ora, il mio piacere è sempre stato servire la gente e regalare qualche sorriso. Per fortuna ho avuto a che fare con tante tipologie di locali e di persone che ogni volta mi hanno trasmesso entusiasmi differenti».

Segue i corsi Ais e diventa sommelier. È affascinata dal mondo dell’accoglienza in generale e proprio dietro al banco capisce che il divertimento deve divenire passione e professione. Maria Sole - con un nome così non può essere altrimenti - è un personaggio particolarmente solare. Incontra lungo la sua strada professionale Sara Schiavi, anch’essa mantovana, solare e sincera, che la introduce nel mondo elegante dell’hotel di lusso. «Grazie a Sara Schiavi, socia Abi Professional e mia grande amica, ho conosciuto il campo dell'hotellerie - spiega Maria Sole - così ho iniziato a viaggiare, in Italia e non, ampliando gli orizzonti. Il Brasile a Natal e gli Usa a Miami sono stati i due luoghi che più mi hanno affascinato».

La gavetta e le esperienze all’estero hanno affinato Maria Sole fino a consacrarla definitivamente Barlady. Quando le si chiede cosa pensa debba essere un barman oggi, lei, sicura, risponde: «Un barman, uno di quelli veri, non deve saper fare non solo il cocktail Martini, deve possedere anche eleganza, portamento, educazione, infinite accortezze di chi sta dietro al banco». Le quote rosa nel mondo del bar sono ancora esigue, dice Maria Sole. Quando le viene chiesto cosa si sente di dire alle giovani generazioni femminili che si avvicinano alla professione, le si illuminano gli occhi: facile immaginarla come se in quell'istante, nella mente, tutte le sue esperienze le passassero di fronte.

«Lavorare in tanti locali - racconta - mi ha permesso di fare un’esperienza a 360 gradi e di vedere tutte le sfaccettature del complesso mondo della ricezione. Ho avuto anche la fortuna di trovare persone competenti e professionisti che hanno tracciato la mia formazione. Io consiglio di selezionare i locali dove fare esperienza, soprattutto osservando chi li dirige, e continuare ad approfondire il mestiere nelle sue diverse sfaccettature, corsi di caffetteria, cocktail, mixology, gare e concorsi, master di ogni tipo, bisogna sempre stare sul pezzo».

«Dobbiamo ricordare ai giovani - ha concluso - che essere barman non è questione solo d’apparenza o abbigliamento ma di atteggiamento e modi di fare, empatia e disponibilità non possono mancare. Bisogna metterci il cuore e non esclusivamente per senso del dovere, bisogna essere portati, avere l’attitudine giusta. Possiamo anche non sapere fare cocktail meravigliosi o vincitori di masterclass, l'importante è avere personalità, l'arma vincente. Credo profondamente che sia il lato umano a fare la differenza, nella vita e dietro al bancone. E poi, la conoscenza delle lingue: almeno studiate l'inglese!».



Sul ruolo che hanno le associazioni professionali Maria Sole ha un’idea ben chiara: «Non posso che dire che le associazioni siano una cosa positiva. Ti aiutano ad avere sempre stimoli nuovi, a non farti passare la voglia. Ci sono sempre tante occasioni di incontro e confronto e ci si diverte. Ho passato anch’io un periodo di delusione e scoramento che mi ha fatto allontanare delle associazioni. Poi la scorsa estate ho partecipato al concorso Elba Drink organizzato anche da Abi Professional e dopo aver rivisto diversi amici e colleghi, gli stessi che negli anni passati furono dei riferimenti per me e per la mia crescita professionale, mi sono ricordata dei lati positivi di queste realtà e li ho raggiunti entrando così in Abi Professional, tra l'altro con una consapevolezza diversa. Nel senso che ora che sono più grande, mi sento parte più attiva, mi sento di poter incoraggiare e non solo essere incoraggiata; sento di poter prendere parte all'organizzazione di qualche evento, di avere idee che possano migliorare l'associazione... Ho voglia di fare, ecco. Vivendo a Rapallo faccio parte della sezione Liguria in cui si sta formando sempre più un bel gruppetto. Qui studiare all'alberghiero è la prassi quindi abbiamo la responsabilità di tanti barman da crescere. La Liguria ha molte potenzialità che possiamo sfruttare».

Ricette:
Violette Cosmo (un’elaborazione più delicata del Cosmopolitan)
Ingredienti: 3 cl di vodka, 1,5 cl di liquore violetta, 1 cl di Cointreau, 1 cl di limone spremuto e filtrato, 5 cl di succo Cranberry.

Ligurian Martini
Ingredienti: 5 cl di vodka al basilico di Pra (homemade), Vermouth dry vaporizzato
Servizio: coppetta cocktail ghiacciata
 
Pepper Martini
Ingredienti: 5 cl di vodka aromatizzata al peperoncino (homemade), vermouth Dry vaporizzato
Decorazione: spiedino sottaceto piccante

Per informazioni: www.abiprofessional.it

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Alberto Lupini


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