Maitre al comando: il “ritorno” dei veri direttori d’orchestra della ristorazione

I maitre italiani stanno vivendo una nuova era, diventando i veri protagonisti della ristorazione d’eccellenza. Da Rudy Travagli a Beppe Palmieri, registi silenziosi orchestrano l’esperienza culinaria facendo sentireil cliente al centro dell’attenzione, anche quando lo chef è assente. La sala è il cuore pulsante di ogni ristorante e crea ricordi indimenticabili

10 ottobre 2024 | 05:00
di Alberto Lupini

Un tempo i maitre erano i re dei ristoranti di alta cucina (quelli dei grandi alberghi per intenderci). In mosking e guanti bianchi ricevevano i clienti e li guidavano nella scelta dei piatti. Il servizio valeva più del menù e i cuochi erano confinati in cucina... Poi Gualtiero Marchesi, in Italia, Paul Bocuse e altri grandi chef in Europa, fecero la rivoluzione (il Rinascimento della Cucina): lo chef prese il sopravvento, il ristorante si rese autonomo dagli hotel e per decenni la Cucina ha polarizzato l'attenzione, portando al boom effimero delle scuole alberghiere che sfornavano troppi emuli di Massimo Bottura o Antonino Cannavacciuolo. Ma poi è scoppiata la "bolla" (anche a seguito dell'esagerazione di programmi come Masterchef & C.) e l'eccesso dell'esposizione mediatica degli chef (che in molte occasioni erano diventati quasi presenze immancabili, come un tempo i calciatori o le veline) ha avviato una salutare controrivoluzione per riequilibrare il rapporto Cuoco/Maitre, ovvero Cucina/Sala.

La sala: cuore pulsante di ogni ristorante

In tanti oggi si affannano a scrivere che il personale di sala è il cuore pulsante di ogni ristorante, il ponte che collega la cucina e il cliente, trasformando una buona cena in un'esperienza indimenticabile. E fioccano premi quasi per guadagnare il tempo perduto. Eppure, che la Sala non sia composta da semplici intermediari che portano i piatti al tavolo, c'è chi come Italia a Tavola l'ha sempre scritto, avviando in anni non sospetti anche i Premi del personaggio dell'anno che equiparano Maitre e Sommelier ai cuochi.

Già, perché se il Cuoco rappresenta un valore a prescindere (nel senso che un ristorante per avere successo deve avere una cucina "almeno buona"), il vero successo di un ristorante si basa anche (a volte soprattutto) sugli artisti del servizio, capaci di leggere l'atmosfera, intuire i desideri dei commensali e creare quel legame unico che va oltre il cibo. Persone come Rudy Travagli (de l'Enoteca La Torre a Villa Laetitia di Roma), Beppe Palmieri (de l'Osteria Francescana di Modena), Alessandro Pipero (patron del Pipero a Roma), Rossella Cerea (del Da Vittorio a Brusaporto, BG), Livia e Mario Iaccarino (del don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui due Golfi, NA), Laila Gramaglia (del President di Pompei, NA), Antonio Santini (de Al Pescatore di Canneto sull'Oglio, MN) o Michela Scarello (de Agli Amici di Udine), per citarne solo alcuni dei più noti maitre italiani, sono molto più di figure eleganti: sono registi silenziosi di un'opera quotidiana, fatta di sapori, emozioni e momenti irripetibili.

L’immagine del ristorante poggia sempre sulla sala, a maggior ragione quando lo chef è assente

I direttori di sala sono le strutture portanti che rappresentano a livello di immagine il ristorante anche quando gli chef titolari sono assenti. E questo non è un aspetto irrilevante o banale. Per le modalità con cui si è qualificato un ristorante di alta cucina negli ultimi tempi, la presenza dello chef che girava in sala sembrava determinante. C’è ancora chi si lamenta se una sera in un locale stellato non c’è magari il titolare della Cucina. Quasi che la brigata non sia in grado di rispettare tutte le regole per la preparazione di un menù e ignorando che la possibilità di farsi sostituire con successo da personale preparato è il metro su cui misurare la vera capacità professionale di uno chef.

È proprio in situazioni come queste che il valore del direttore di sala emerge maggiormente: non fare avvertire l’assenza di uno chef e garantire il servizio come sempre. I clienti non vedono i cuochi lavorare, ma giudicano la qualità del servizio e l’atmosfera che respirano. Una sala efficiente e professionale riesce a ridurre l’impatto dell’assenza dello chef, garantendo che l’esperienza del cliente rimanga ai massimi livelli. Questo rafforza la fiducia del cliente nel ristorante, dimostrando che la qualità non dipende solo dalla presenza fisica dello chef, ma sta nell’organizzazione complessiva del locale. In alcuni locali oggi arriviamo la punto che il cliente magari non sa nemmeno chi è il cuoco, ma ci torna perchè conosce il Maitre. O sempre più spesso la Maitre....

La verità è che una squadra ben preparata può mantenere gli standard del locale, garantendo un’esperienza memorabile anche senza la presenza diretta dello chef. Avere un team di sala preparato consente di ottimizzare il flusso di lavoro tra cucina e sala, riducendo il rischio di errori e migliorando l’esperienza complessiva degli ospiti. Questo dimostra che, anche in assenza dello chef, il ristorante può mantenere il suo stile e la sua reputazione grazie alla professionalità e al coordinamento del personale di sala.

L’importanza del Front of House al ristorante

Un personale di sala efficiente e ben addestrato diventa quindi il volto del ristorante. Un’accoglienza calorosa, una comunicazione chiara e la capacità di gestire le richieste dei clienti in modo tempestivo creano fiducia e fidelizzazione. Inoltre, la formazione continua del personale FOH (Front of House) è fondamentale per mantenere alta la qualità del servizio, aiutando a costruire relazioni solide, sia con i clienti abituali, sia con i nuovi.

Il richiamato concetto di front of house (FOH) si riferisce a tutto ciò che riguarda l’interazione diretta con i clienti in un ristorante, dall’accoglienza fino al servizio ai tavoli. Questa componente è cruciale non solo per l’esperienza del cliente, ma anche per l’immagine del locale. Quando un cliente entra, la prima impressione che ha dipende dal FOH: la cordialità del personale, l’efficienza del servizio e la coerenza con il brand del ristorante. E come detto, l’importanza del FOH è amplificata quando lo chef non è presente, poiché la sala rappresenta il vero punto di contatto tra il ristorante e il cliente.

Questo ruolo è essenziale per fidelizzare i clienti e creare un’atmosfera che li faccia tornare. Ad esempio, in ristoranti di fascia alta, i camerieri devono essere capaci di descrivere in dettaglio i piatti e rispondere a domande specifiche riguardo agli ingredienti o alle tecniche di preparazione. Devono anche ricordarsi le eventuali intolleranze di un cliente, le preferenze per il vino o i piatti con non gradiscono mangiare (dal pesce al formaggio) .

Formazione continua e coordinamento

Per far sì che il personale svolga al meglio il suo ruolo, la formazione continua è fondamentale. I dipendenti devono essere costantemente aggiornati su nuovi piatti, cambiamenti nel menu, eventi speciali e promozioni in corso. Breefing giornalieri sono fondamentali per evitare gaffe o incertezze nel servizio. Questo tipo di comunicazione e addestramento interno consente di ottimizzare la sinergia tra sala e cucina, riducendo errori e migliorando la qualità del servizio. L’utilizzo di tecnologie avanzate, come sistemi di gestione dei tavoli e delle prenotazioni, può aiutare ulteriormente a migliorare l’efficienza del servizio e ridurre i tempi di attesa. Non c’è niente di peggio che non avere risposte da un cameriere su come un piatto è stato preparato…

Personalizzazione e cura del cliente: maitre come narratori e psicologi

Personalizzare l’esperienza del cliente è ugualmente centrale. Sempre grazie all’uso di tecnologie che memorizzano le preferenze dei clienti, è possibile offrire un servizio su misura, aumentando il livello di soddisfazione e la probabilità che il cliente torni. Ricordare come detto le preferenze alimentari o offrire una piccola sorpresa in occasione di un compleanno sono azioni che lasciano il segno e che vanno ben oltre l’avere visto, o meno, in sala lo chef…

La conoscenza dei Maitre non può poi essere limitata ai menu o alle carte dei vini. I migliori maitre sono narratori: raccontano il territorio, la storia dietro a un calice di vino, o l'ispirazione dietro a un piatto. Sono psicologi, capaci di adattarsi alle diverse esigenze, di intuire quando è il momento di interagire e quando è meglio lasciare spazio alla conversazione del tavolo. Di fatto sono fra i migliori ambasciatori di un territorio, proponendo magari un'etichetta di vino locale, invece che un formaggio. Ma per la maggior parte della stampa questo merito spetterebbe solo ai cuochi che scelgono si i piatti e le materie prime, ma poi non li propongono ai clienti. 

L'arte dei direttori di sala

L'arte dei direttori di sala, come abbiamo visto è sottile, invisibile, ma straordinariamente efficace. Non è mai invasiva, ma riesce sempre a migliorare l'esperienza del cliente. Che si tratti di un grande ristorante stellato o di una piccola trattoria, è il personale di sala che fa la differenza tra un pasto e un'esperienza memorabile. E del resto se si tiene conto che la stella Michelin va al ristorante, e non al cuoco come spesso ci si dimentica, i protagonisti del successo non sono solo gli chef, ma anche coloro che permettono a ogni piatto di essere gustato nel contesto perfetto, tra un sorriso e una battuta detta al momento giusto. E magari con parole che riescono a compensare e annullare la svista o l'errore non voluto in un piatto... Basti pensare a figure come Alessandro Pipero, che con il suo approccio ironico e spontaneo ha trasformato il concetto stesso di servizio in sala, rendendolo parte integrante dell'esperienza gastronomica

Ambasciatori del gusto e custodi del benessere e dello stile di vita italiano

Questi professionisti del servizio sono ambasciatori del gusto e custodi del benessere. La loro è una missione silenziosa, fatta di piccoli gesti che creano una grande differenza. Rendono possibile l'alchimia tra cucina, vino e atmosfera, regalando agli ospiti un piccolo frammento di magia. E forse, proprio in questo si cela la loro grandezza: rendere straordinario ciò che altrimenti sarebbe "solo" buono.

Il lavoro del maitre non si ferma di fatto alla semplice gestione del servizio, ma coinvolge la creazione di un ambiente in cui ogni ospite si sente accolto e valorizzato. È la capacità di mettere le persone a proprio agio, di farle sentire uniche e speciali, che trasforma una cena in un ricordo indelebile. E le donne in questo senso possono avere anche una marcia in più, e non a caso è in crescita la loro presenza fra i direttori di sala, spesso anche per ragioni famigliari, quando in cucina sta magari il marito o il fratello... . Sono i maitre e sommelier d'Italia che, con un gesto discreto, un consiglio sul vino o una parola di conforto, riescono a rendere ogni serata unica. O che con passione e dedizione fanno sì che la nostra tradizione culinaria continui a brillare, non solo per la qualità dei piatti, ma anche per l'umanità e la cura che accompagnano ogni portata. Non dimentichiamo infatti che una delle ragioni per cui la ristorazione italiana è forte, oltre alla sua cucina, è per le modalità di accoglienza che connotano quello che da sempre definiamo "lo stile italiano di vita". 

Un riconoscimento tardivo, ma meritato

Nel panorama italiano, questi professionisti del servizio stanno finalmente ricevendo il riconoscimento che meritano. I premi come quello di Rudy Travagli, proclamato Maitre dell'Anno 2024 per 50 Top Italy, o il titolo di miglior maitre del mondo ottenuto da Beppe Palmieri nel 2023, non sono solo encomi personali, ma segnali di una svolta culturale. In una realtà gastronomica dove spesso la cucina è stata la sola protagonista, è finalmente chiaro che l'eccellenza di un locale è il frutto di un lavoro corale.

Un grande piatto può impressionare, ma è la cura di un maitre o di un sommelier che ti fa sentire a casa, che ti fa desiderare di tornare ancora. E possono essere bravi anche se giovani, come Davide Rossi (del Seven Lugano The Restaurant) premiato come miglior giovane maitre italiano nel 2024: la loro passione si legge negli occhi e nel sorriso sincero che accoglie ogni ospite.

L'importanza della formazione

Ora per fortuna ci sono anche associazioni professionali che rappresentano e valorizzano queste figure, mentre nelle scuole, anche di alto livello, crescono i corsi di aggiornamento o formazione per la Sala e calano quelli per la Cucina. Un segno dei tempi di cui si è resa conto anche la Fipe, avviando con grande lungimiranza un'associazione che riunisce gli istituti di formazione per la ristorazione, puntando proprio anche sul nuovo ruolo della Sala.

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