Il Made in Italy è la nostra ricchezza Giacimento gastronomico da tutelare
15 marzo 2016 | 10:40
di Rocco Pozzulo
Cito solo alcuni prodotti italiani fra i più contraffatti: il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il prosciutto di Parma e San Daniele, l’Aceto Balsamico di Modena, la Mozzarella di Bufala Campana, ecc. Poi abbiamo altre eccellenze, meno note, come il Pecorino delle Balse Volterranee, la patata novella di Galatina, la carota dell’altopiano del Fucino o la pagnotta del Dittaino.
Sono tutte produzioni tipiche che generano numerosi posti di lavoro e indotto, valorizzando i territori, bloccando lo spopolamento dei piccoli centri della nostra magnifica provincia. Voglio fare un esempio su tutti: nella bassa parmense, una piccola realtà provinciale, il paese di Zibello, è la capitale dove vive e “regna”, se così si può dire, uno dei più pregiati salumi: il Culatello. La lavorazione tradizionale di questo salume ha reso la zona famosa tra tutti i gourmand del mondo.
Quindi si può ben capire quello che significa il lungo elenco delle nostre Dop e Igt in termini di cultura, di tradizione e di economia. Tutti noi dobbiamo ben tenere a mente questa nostra grande eredità, preservarla e soprattutto tutelarla. Non voglio screditare ciò che non è “tricolore”, esiste il “buon cibo” in ogni angolo di mondo, e nessuno vieta di condire una fresca e sana insalata con dell’olio tunisino se questo rispetta i canoni di igienicità e integrità di prodotto. È il libero mercato. Ciò che è grave è il rischio reale che aziende senza scrupoli possano far passare questo prodotto per uno squisito olio toscano o ligure.
La Fic con il suo corretto operare è attore primario in questa battaglia, facendosi paladina di quello che i nostri antenati hanno saputo creare e ci hanno lasciato in eredità. Attraverso il silenzioso e quotidiano lavoro nelle nostre cucine, attraverso la credibilità del nostro operato e la veridicità di ciò che mettiamo nel piatto, a tutela anche di quei prodotti che tutto il mondo ci invidia e che ha sempre cercato, anche indegnamente, di contraffare.
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Alberto Lupini