Intervista a Gualdoni, miglior sommelier d'Italia: dal supermercato ai ristoranti stellati

Andrea Gualdoni, eletto miglior sommelier d'Italia 2024, racconta la sua incredibile carriera, iniziata in un supermercato di Crema e culminata nei ristoranti più prestigiosi, tra cui quelli dei fratelli Cerea . Con umiltà e curiosità, consiglia ai giovani di seguire la propria passione per il vino. A breve, si trasferirà a Londra per un'esperienza in un ristorante tristellato

20 novembre 2024 | 05:00
di Luca Bassi

«Sono il miglior sommelier italiano? Ancora fatico a crederci. Sentire il mio nome è stata un'emozione grandissima, il coronamento di un percorso molto impegnativo, ma bellissimo». Sono passate più di quarantotto ore da quando Andrea Gualdoni è stato scelto come miglior sommelier italiano e l'incredulità non ha ancora lasciato spazio alla realtà. A incoronarlo è stato la finale del "Concorso miglior sommelier d'Italia-Trentodoc" che si è svolto alla Stazione Leopolda di Firenze in occasione di “Vitae in deguSTAZIONE” con i migliori vini della guida Vitae 2025 di Ais in degustazione e l'assegnazione dei prestigiosi Tastevin Ais, oltre a numerosi banchi d'assaggio e masterclass con guide d'eccezione. Il concorso ha visto sfidarsi 10 sommelier provenienti dalle delegazioni di diverse regioni italiane.

Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato «a chi ha contribuito a imprimere una svolta produttiva al territorio di origine - si legge sulla motivazione che ha portato al trionfo di Gualdoni -, a chi rappresenta un modello di riferimento di indiscusso valore nella rispettiva zona e a chi ha riportato sotto i riflettori vitigni dimenticati».

Chi è Andrea Gualdoni, il miglior sommelier italiano

Classe 1994, Andrea Gualdoni aveva vinto il titolo di "Miglior sommelier della Lombardia" nel 2020. Nato a Treviglio, in provincia di Bergamo, e in forza alla delegazione Ais di Cremona-Lodi, ragioniere, ex dipendente in un punto vendita di un'insegna della grande distribuzione a Crema, ha cambiato vita grazie alla grande passione per il mondo del vino con il conseguimento del diploma di sommelier a inizio 2019. Dopo aver lavorato dell'Osteria del Binari di Milano, Gualdoni nel 2021 ha proseguito il suo percorso professionale dai fratelli Cerea, sia nel tristellato di Brusaporto che poi nel bistellato ristorante di Shanghai.

I primi passi di Andrea Gualdoni e l'esperienza in Cina

Come è finito a occuparsi professionalmente di vino?
Dopo le scuole superiori non sapevo cosa fare. Ho iniziato a lavorare in un supermercato, al Famila di Crema, dove mi sono avvicinato al mondo del vino grazie alle bottiglie che sistemavo sugli scaffali. Così ho iniziato ad assaggiare e a studiare, e nel 2019 sono diventato sommelier Ais. Qualche settimana dopo ho trovato lavoro all'Osteria del Binari, dove ho messo tutte le mie basi professionali. Poi ho deciso di provare a fare un gradino in più e sono andato dai fratelli Cerea: prima al da Vittorio di Brusaporto, poi a St. Moritz e infine, nell'ultimo anno, a Shanghai.

In pratica nel giro di pochi anni si è ritrovato dagli gli scaffali di un supermercato ai tavoli di alcuni dei ristoranti più importanti del mondo: come ci è riuscito?
Credo sia stata la mia fame, ma anche e soprattutto la fortuna di aver incontrato persone che hanno creduto in me, che mi hanno dato fiducia incondizionata. Questa cosa l'ho percepita sia all'Osteria del Binari, sia al Da Vittorio. I Cerea, in particolare, hanno capito che volevo davvero crescere e mi hanno sostenuto in ogni mia scelta. È stato fondamentale: senza di loro non sarei il professionista che sono oggi.

Quanto è stato difficile iniziare a fare il sommelier, una figura ormai troppo spesso accantonata anche dai ristoranti di livello?
La figura del sommelier è fondamentale e mi auguro che resterà tale sempre, perché il servizio del vino deve essere curato da professionisti della materia e non può essere incorporato da un'altra persona. È chiaro comunque che non è facile, oggi, trovare un sommelier in una realtà che non è di altissimo rango, ma la nostra figura non può mai passare in secondo piano, soprattutto se pensiamo a quanto sia centrale oggi il ruolo del vino in un ristorante. Si tratta di un mondo in continuo movimento, che ogni anno introduce novità: se un ristorante vuole curare ogni aspetto, come dovrebbe sempre essere, la figura del sommelier non la può mai ignorare.

Com'è stata l'esperienza cinese?
In Cina sono stato benissimo, Stefano Bacchelli fa un lavoro eccezionale e la famiglia Cerea è sempre presente. È stata un'esperienza incredibile, ho allargato i miei orizzonti anche dove non avrei mai immaginato.

E quali sono le etichette più apprezzate dal pubblico cinese?
I cinesi sono appassionatissimi di Borgogna, però noi essendo italiani e avendo una delle carte italiane più importanti dell'Asia siamo riusciti ad attirare una clientela che ha sviluppato una grande curiosità nei confronti di Barolo e Barbera, ma anche del Trentino.

Andrea Gualdoni e i consigli per diventare il miglior sommelier d'Italia

Quali sono, secondo lei, le caratteristiche che un buon sommelier deve avere?
Umiltà in primis, bisogna sempre essere pronti a imparare dagli altri. E poi tanta curiosità, cosa che ci deve permettere di non fermarci mai. Un buon sommelier deve anche essere un uomo di sala di un certo valore, discreto ed elegante, sempre disponibile.

Cosa consiglia a un giovane sommelier che ha voglia di intraprendere questa carriera?
Gli consiglierei di provarci senza paura perché a me questo ha cambiato completamente la vita. In Italia siamo custodi di una realtà vitivinicola che è unica, i sommelier servono e serviranno sempre. A un giovane appassionato dico: se ami il vino, seguilo.

Cosa beve Andrea Gualdoni quando non deve scegliere il vino per altre persone?
Sono un fan dei vini delle Langhe, il Barolo è uno dei miei grandi amori. Ma cerco anche di assaporare i territori, quelli del Verdicchio e dell'Etna ad esempio. E poi, come tantissimi sommelier, ho una piccola passione per la Champagne: cerco di andarci appena posso per degustare e conoscere cantine nuove.

La bottiglia della sua vita?
Un bianco della Borgogna che ho aperto e degustato a Brusaporto: Meursault Les Gouttes d'Or Leroy Domaine D'Auvenay 2005. Mi ha fatto completamente innamorare. In quella bottiglia ho trovato qualcosa che non credevo esistesse».

Andrea Gualdoni e gli obiettivi per il futuro

Adesso quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Ho chiuso l'esperienza a Shanghai, anche se con la famiglia Cerea spero sia un arrivederci perché la stima che ho per loro è incalcolabile. A gennaio sarò a Londra, lavorerò in un ristorante tristellato e studierò per dare l'esame dell'ultimo livello del Court of Master Sommeliers. Pensate che la prova finale ha una lista d'attesa lunghissima, probabilmente l'esame lo sosterrò tra un paio d'anni. Ma è qualcosa di estremamente prestigioso che non voglio lasciarmi scappare.

E tra dieci anni dove si vede?
Mi vedo in un ristorante come responsabile della cantina. Ma il vero sogno nel cassetto è quello di poter insegnare: voglio trasmettere tutto quello che ho appreso e tutto quello che apprenderò nei prossimi anni, voglio far innamorare di questo mondo i più giovani.

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