L'Inps regolarizza i voucher Esulta l'agricoltura, 50mila posti nei campi
L’Inps ha iniziato le operazioni di “rinnovo” dei voucher che sono stati rivisti dalla legge 96 del 2018 approvata dal Parlamento. A beneficiarne sarà soprattutto l’agricoltura: 50mila i posti previsti nei campi
20 agosto 2018 | 17:41
I nuovi voucher dureranno 10 giorni e non 3 e per le imprese agricole è una notizia importante in un periodo in cui inizia la vendemmia 2018. Con il ritorno dei voucher in agricoltura si riaffermano i principi originari senza gli abusi che si sono verificati in altri settori e si assicura al settore uno strumento agile, flessibile che semplifica rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestività tipica di una attività condizionata dalla natura ma che offre anche una opportunità di integrare il reddito delle categorie più deboli.
I voucher ritornano a dieci anni della loro introduzione in Italia che è avvenuta il 19 agosto 2008 con circolare Inps che per la prima volta autorizzava la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia, riconoscendo la specificità del lavoro agricolo. Nel corso degli anni successivi all’introduzione nel 2008 è stato allargata la possibilità di utilizzo alle altre attività di agricole ma il settore è rimasto fedele all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati) a differenza degli altri comparti produttivi.
Meno del 2% del totale dei voucher è stato impiegato in agricoltura dove sono nati e rappresentano un valido contributo all’emersione del lavoro sommerso. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011 senza gli abusi che si sono verificati in altri comparti. In agricoltura sono stati venduti negli ultimi cinque anni prima dell’abrogazione poco più di 2 milioni di voucher, più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, pari all’incirca a 350mila giornate/anno di lavoro. Il valore complessivo delle integrazioni di reddito accordate per le prestazioni a pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati ammonta a circa 22 milioni di euro all’anno mentre la regione dove sono stati più impiegati è il Veneto con poco più di ¼ del totale.
I voucher ritornano a dieci anni della loro introduzione in Italia che è avvenuta il 19 agosto 2008 con circolare Inps che per la prima volta autorizzava la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia, riconoscendo la specificità del lavoro agricolo. Nel corso degli anni successivi all’introduzione nel 2008 è stato allargata la possibilità di utilizzo alle altre attività di agricole ma il settore è rimasto fedele all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati) a differenza degli altri comparti produttivi.
Meno del 2% del totale dei voucher è stato impiegato in agricoltura dove sono nati e rappresentano un valido contributo all’emersione del lavoro sommerso. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile dal 2011 senza gli abusi che si sono verificati in altri comparti. In agricoltura sono stati venduti negli ultimi cinque anni prima dell’abrogazione poco più di 2 milioni di voucher, più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, pari all’incirca a 350mila giornate/anno di lavoro. Il valore complessivo delle integrazioni di reddito accordate per le prestazioni a pensionati, studenti, cassintegrati e disoccupati ammonta a circa 22 milioni di euro all’anno mentre la regione dove sono stati più impiegati è il Veneto con poco più di ¼ del totale.
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Alberto Lupini
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