In cucina, dimenticare per ricordare La lectio magistralis di Gianni Mura
Sono perle di saggezza quelle che ogni anno il Master della Cucina Italiana, corso di alta formazione in cucina giunto alla 7° edizione, raccoglie e infila nella sua preziosa collana
20 giugno 2019 | 11:33
di Giulia Marruccelli
Alla cerimonia di chiusura del Master della Cucina Italiana
L'occasione è stata la cerimonia di chiusura del Master della Cucina Italiana, venerdì 14 giugno, al Centro Formazione Esac di Creazzo (Vi), intenso percorso durante il quale 16 allievi hanno incontrato i migliori esperti di enogastronomia, quotati pasticceri e grandi chef italiani, tra i quali i tristellati Massimiliano Alajmo, Enrico Crippa, Giovanni Santini, Bobo Cerea ma anche Nicola Portinari, Pino Cuttaia, Fabio Pisani, Anthony Genovese, Alessandro Dal Degan… solo per citarne alcuni.
“Dimenticare per ricordare”, dicevamo, un titolo che Gianni Mura spiega così: «La cucina affonda le sue radici nel passato e potrà avere un buon futuro se sa vivere nel presente». Vuol dire che non dobbiamo ignorare il passato, ma anzi dobbiamo attingervi contaminandolo con del nostro per creare il nuovo.
Gianni Mura
Una lezione che ha colto gli stati generali dell'enogastronomia italiana: a cominciare dalla parola “cuoco”, una parola di cui chi lo fa di mestiere preferisce chiamarsi “chef”, termine che non ha femminile, no anzi sì, è “cheffa”: «L'ho letto su un menu di un ristorante di Firenze», sottolinea ironicamente il giornalista - che poi in Italia le cuoche sono 43, un quarto del totale mondiale, 169».
«Fare il cuoco - continua Mura - è un mestiere faticoso che richiede sacrifici ma dà anche appagamento, perché la più grande soddisfazione di un cuoco è la soddisfazione del cliente».
Allievi e ospiti alla lectio magistralis
Mura non crede al genio incompreso, piuttosto «credo che circolino molti clienti ignoranti, nel senso etimologico della parola, quelli che allo sciampagnino preferiscono il prosecchino, quelli che spremono il limone sulla frittura, ammosciandola».
Poi il ricordo del Maestro Gualtiero Marchesi non sul Raviolo aperto o sul suo Risotto oro e zafferano, ma sul pranzo dei bolliti misti offerto alla critica in occasione dell'assegnazione della terza stella. Giusto per dire che era sì un amante della musica classica, ma apprezzava anche quella popolare. E sapeva anche stupire il Maestro (positivamente? negativamente?) con l'affermazione secondo la quale: «Per gustare davvero i miei piatti non bisogna andare oltre l’acqua».
I relatori della lectio magristralis
Geniale la chiosa della lectio magistralis sui sensi in cucina: «Ai canonici 5 sensi - conclude Gianni Mura - dobbiamo aggiungere il sesto senso, l'intuizione, e il buon senso, quello che che ci fa stare con i piedi per terra ma non ci impedisce di sognare». Al termine il momento più atteso, la cerimonia di consegna del Bilancio della competenze agli allievi che hanno frequentato il master, pronti ora per vivere la sfida più importante: confrontarsi con le più grandi “brigate di cucina” italiane in un tirocinio di 4 mesi che per molti ex-colleghi delle edizioni precedenti è stato un vero e proprio trampolino di lancio nell’alta cucina.
Per informazioni: www.mastercucinaitaliana.it
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Alberto Lupini