I Maestri raccontano… Ristorante Pino in Duomo, tra vecchia scuola e universo glam

Il Team 5 Hats incontra Carmine Iorio, imprenditore dell’ospitalità in Italia, Spagna e Australia, che racconta il suo concetto di ristorazione e di servizio per soddisfare la clientela. La parola chiave? Passione

16 settembre 2023 | 08:30
di Fabio Di Pietro

È una bellissima serata a Milano. Sono con il Team 5 Hats: è il nostro anniversario aziendale, sette anni non sono di certo pochi e vanno festeggiati a dovere. Dopo un pomeriggio immersi nella poesia e nel genio del Cirque du Soleil, per mettere la ciliegina alla giornata meneghina, siamo andati a trovare quello che prima di essere un professionista da noi stimato è un amico del Team. A un passo dalla cattedrale il ristorante “Pino in Duomo” è una delle ambasciate della filosofia ristorativa di Carmine Iorio, imprenditore dell’ospitalità in Italia, Spagna e Australia.

Pino in Duomo, un'atmosfera che emoziona

Come sempre i suoi locali emozionano perché lui e il suo staff riescono a immergerti in un servizio “vecchia scuola” fatto di educazione e garbo in un contesto pienamente glam. Lui al tavolo ci sorride e ci chiede di poter fare lui con le ordinazioni, cosa che rende ogni volta sia noi che lui estremamente felici. Questa volta, però, gli ho proposto di fargli qualche domanda fra una portata e l’altra e lui da grande padrone di casa, si è aperto alla mia penna molto volentieri.

Il tuo successo credi sia più figlio della tua grande capacità imprenditoriale o del tuo amore per questo mestiere?

Il successo e la capacità imprenditoriale sono la sintesi di quanto mio padre mi ha sempre voluto insegnare: provengo da una famiglia di ristoratori dove la parola chiave che mi ha permesso di crescere professionalmente è "passione". Mattere passione in tutto ciò che si fa è il motto della mia famiglia, grazie a queste 8 lettere ho avuto sempre la spinta per crescere e arrivare ai risultati odierni.

Cos'è per te la ristorazione?

È una sfida quotidiana: le tendenze prima viaggiavano lentamente. Per arrivare da un continente a un altro ci volevano addirittura 3-4 anni; oggi è tutto molto veloce. I gusti e le tendenze cambiano rapidamente, quindi riuscire a captare e mettere in pratica ciò che il mercato richiede, è la nostra missione. 

Nei tuoi locali si respira la capacità di far coesistere un modo classico di fare "servizio" in un contesto molto glam e modernissimo: come riesci a tenere in equilibrio questi due aspetti?

La stragrande maggioranza dei ristoranti oggi, nelle grandi metropoli, appartiene a fondi di investimento internazionali; questo fa sì che il cliente non si senta riconosciuto come protagonista, ma rimane un numero che consente semplicemente l’aumento del fatturato. Viceversa, noi puntiamo a una ristorazione di qualità, mantenendo sempre il cliente protagonista dell’esperienza culinaria che vive presso il nostro ristorante, attraverso la cura del servizio e nel cercare di accontentare le richieste di ogni singolo cliente, garantendo prodotti di qualità in un ambiente alla moda.

Oggi credi che un ragazzo possa ancora fare ristorazione per passione? 

Certamente. Bisogna però aggiungere che il racconto che si fa oggi della ristorazione non favorisce l’avvicinamento dei giovani a questo settore, la realtà è completamente diversa. Indubbiamente i sacrifici sono tanti ma il rovescio della medaglia è sicuramente gratificante.

Oltre che in Italia hai anche dei locali all'estero: hai mai pensato di operare solamente al fuori dall'Italia? 

Io amo l’Italia, pertanto non potrei mai lasciare il mio Paese anche se la burocrazia purtroppo diventa spesso uno scoglio difficile da superare. L’Italia per me è fonte continua di ispirazione, un pozzo profondo dal quale attingere sempre idee profumi e sapori.

Come affronti un mercato molto competitivo come quello milanese e su che cosa ti senti differente oggi rispetto ai tuoi competitor?

Milano, come tutte le grandi metropoli, attira ogni anno nuovi modelli di ristorazione, legati a tendenze cariche di immagine, ma prive di sostanza. Alla fine ciò che ci rende forti è il nostro assioma: qualità e cortesia. Non ci allontaniamo mai dal concetto di ristorazione classica che per noi non passa mai di moda.

Come immagini il futuro della ristorazione italiana?

Spero vivamente in un ritorno al passato, fatto di famiglie di ristoratori e non di fondi di investimento. Apprezzo tantissimo queste nuove figure emergenti come cuochi e pizzaioli che si mettono a fare impresa in prima persona assumendosi tutte le responsabilità, mettendoci la faccia, lavorando seriamente rispetto al sempre più dilagante contagio di brand internazionali privi di personalità.

Cosa senti di consigliare a un giovane ragazzo che sogna il tuo successo? 

Evitare in primis un uso eccessivo del telefono e dei social, strumenti a mio parere che ti allontanano dal focus che consente il raggiungimento degli obiettivi. Bisogna lavorare duro, fare gavetta, crederci, viaggiare e sognare in grande.

Viaggiare e sognare in grande sono parole che, arrivati ormai al dolce, mi scandisce con gli occhi: sembrano quasi quelle che, per prime, hanno emozionato un giovane Carmine e hanno dato a lui l’opportunità di parlare ai giovani di oggi come se si stesse rivolgendo al suo inizio.

La maestria è in ogni racconto di successo e nelle pieghe di un vissuto fatto di sogni e sacrifici e non è così nascosta o rara come si può credere: basta talvolta la semplice volontà di ascoltare una storia che, al fin dei conti, può anche ispirare.

Pino in Duomo
Via Silvio Pellico 4 - 20122 Milano
Tel 02 45388670

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Alberto Lupini


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