Un guardaroba al passo coi tempi Buonsenso, decoro e fatturato
La comodità nell’abbigliamento personale è sempre più importante nella moda odierna. Lo stile di vita dà non solo l’immagine di se stessi, ma comunica anche un bisogno di rispetto ed educazione
14 agosto 2019 | 11:58
di Marco Barsottelli
La divisa del personale è il biglietto da visita del locale, ma può risultare "obsoleta"
Facciamo un esempio in ambito igienico-sanitario: avvertire il cliente di una possibile intossicazione alimentare dovuta ad un cibo che le autorità hanno segnalato al ristoratore come pericoloso, mette il ristoratore stesso in cattiva luce, anche se in realtà ha fatto il suo dovere e ha tutelato la sicurezza del cliente.
Allo stesso modo, anche quando avvertiamo il cliente che nel nostro locale è “imposto” un determinato tipo di abbigliamento c’è la possibilità di perdere una fetta di clientela, ma in questo caso non siamo obbligati dalla legge, trattandosi infatti di una scelta del nostro locale. Le conseguenze di una politica troppo restrittiva sul “dress code” possono essere molteplici: a livello di fatturato potremmo registrare un calo per una diminuzione dell’affluenza di clienti, rischiamo di essere segnalati o denunciati per discriminazione e su guide e testate giornalistiche, rischiando così di farci una cattiva reputazione.
Siamo consapevoli delle esigenze aziendali e della necessità di un incremento delle entrate. Non possiamo dunque fare una selezione, in quanto abbiamo già un ingresso nel mercato assai segmentato. Per far aumentare la clientela occorrono sforzi e sacrifici. Bisogna essere attivi, proattivi e propositivi:
- attivi, ovvero assecondare le esigenze dei nostri clienti;
- proattivi, cogliere cioè ogni problematica in anticipo;
- propositivi, ossia incentivare i consumi.
Lasciamo quindi alla clientela una maggiore libertà nell’abbigliamento. L’immagine della nostra attività ne trarrebbe solo beneficio e non rischieremo di diventare oggetto di pregiudizi.
E perché non mettere a proprio agio anche il nostro personale? Nella ristorazione il management e molti imprenditori sono ancora fossilizzati sull’utilizzo di divise “obsolete” e sempre riconoscibili da parte della clientela. Per quanto riguarda gli addetti alla sala, pantalone nero, camicia bianca e papillon sono ormai superati. Per non parlare di giacche e gilet sempre di colore nero. Capiamo bene che nella ristorazione non professionale non è più possibile impostare il personale su divise classiche. Si preferisce il “casual”.
Molte attività alberghiere e ristorative, anche non di livello, investono sul proprio marchio con abbigliamento personalizzato e “sponsorizzato” da aziende. Per quanto riguarda la gastronomia di medio-alto livello, dovremmo trovare la formula giusta per proporre al personale di cambiare l’immagine standard presentata dalle scuole alberghiere e dai veterani della ristorazione. In altre parole, è arrivato il momento di cambiare il nostro guardaroba professionale.
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Alberto Lupini