La strana storia del Gin Tonic: da cura anti-malaria a simbolo del dopocena

È una storia che inizia già a metà del 1600, grazie agli olandesi che inventarono una bevanda a base di bacche di ginepro. Gli inglesi ci aggiunsero la “loro” acqua tonica, ideata per scopi terapeutici e poi successivamente il lime, usato per combattere lo scorbuto. Una “medicina” che poi ha conquistato l'Europa

19 ottobre 2023 | 11:48
di Alessandro Creta

Una bevanda inizialmente pensata come farmaco divenuta poi un drink a tutti gli effetti, da sorseggiare al bar, in riva al mare oppure a casa con gli amici. Se vi sembra una storia già familiare riferita alla Coca Cola, è in realtà l’analogo destino che lega il bibitone inventato dal dottor Pemberton, e oggi sodato per antonomasia, al Gin Tonic.

Già, proprio quel Gin Tonic che è il protagonista deile serate di più o meno giovani (oggi è il drink più consumato nel dopo cena) fu pensato, tra il 1700 e il 1800, come farmaco. O perlomeno, la prima versione del Gin Tonic che siamo abituati a bere oggi è nato come pozione anti malaria a disposizione dei soldati inglesi impegnati in India. In occasione dell'International Gin Tonic Day andiamo a scoprire la curiosa storia di uno dei drink più amati.

Gin Tonic, il drink nato in India per esigenze mediche 

Tutto, o quasi, nacque quando la Gran Bretagna era impegnata nella colonizzazione e occupazione dell’India nel tra il 1700 e il 1800. Non pochi, tra semplici viaggiatori, coloni e soldati, si ammalavano di malaria, malattia che imperversa in quelle terre. Serviva quindi un modo per curarla, meglio ancora prevenirla. A questa storia però, oltre agli inglesi, anche olandesi e spagnoli hanno prestato un importante contributo.

Proprio gli olandesi, infatti, pare siano i padri del gin. Un suo 'precursore' sembra venne già realizzato a metà del 1600: era una sorta di pozione a base di distillato di cereale e bacche di ginepro (come le altre spezie, largamente commercializzate dagli olandesi), chiamata jenever e soprannominato poi Dutch Courage, coraggio olandese, proprio perché consumato dai soldati prima di scendere in battaglia. Di fatto fu un antesignano del superalcolico che conosciamo oggi, poi oggetto di evoluzioni e sviluppi da parte degli inglesi che, per l’appunto, lo chiamarono gin. 

Nello stesso periodo, dopo la scoperta da parte dei colonizzatori spagnoli dell’utilizzo, in Perù, della corteccia dell’albero Cinchona come rimedio per la febbre, questa corteccia venne importata anche in Europa per far fronte alla malaria. Non solo per curarla, ma anche per prevenirla. Fatto sta, il principio attivo contenuto dalla corteccia, chiamato chinino, divenne un’arma potente a disposizione dei colonizzatori britannici contro la febbre indiana. Tuttavia la polvere di chinino era molto amara e difficile da ingerire, per questo gli ufficiali britannici in India la diluirono nell’acqua zuccherata, a cui il medico Johann Schweppe aggiunse anidride carbonica nel 1794, convinti dell’utilità medica di quel mix. Non ci andarono troppo lontani, nel 2004 infatti uno studio ha scoperto che il consumo di almeno 500 ml di acqua tonica funzioni come terapeutico. Non solo, le virtù terapeutiche del composto alcaloide pare siano anche antipiretiche, antinfiammatorie, analgesiche e digestive.

Il Gin Tonic «salvò più vite dei medici britannici»

A quel mix di acqua tonica e polvere di chinino venne successivamente aggiunto anche il gin, come detto sviluppato dal jenever olandese, in modo che la bevanda diventasse più appetibile. Da lì a poco venne addizionato anche il lime (utilizzato come ‘integratore’ di vitamina C, così da contrastare lo scorbuto), ed il gioco era fatto.

La bevanda, nata essenzialmente per scopi medici, era così accattivante da conquistare tanti consumatori nel Vecchio Continente. Da pozione ideata per curare e prevenire la malaria il Gin Tonic si diffuse velocemente anche in Europa. Nel Regno Unito conobbe sempre più successo anche al di fuori dell’ambito militare e medico, man mano si fece largo anche in Spagna e Francia. Quella bevanda composta da una parte di gin e tre di acqua tonica conquistò anche un certo Winston Churchill, il quale ne parlò con toni entusiasti dicendo come: …«salvò più vite e menti di inglesi lui che tutti i medici dell’Impero».

Giornata Internazionale del Gin Tonic, istituita per onorare una grande fan

L’International Gin & Tonic Day è stato istituito nel 2010 per onorare la memoria di tale Mary Edith Keyburn, un’amante del Gin Tonic scomparsa all’età di 95 anni, il 19 ottobre di quello stesso anno. Era talmente appassionata di questo drink da decidere di portarselo in ospedale (di nascosto in una bottiglietta) durante la sua degenza, sorseggiandolo in una tazza da tè all'orario dell'aperitivo. La donna, di fatto, morì con il suo Gin Tonic accanto, e nel giorno della sua scomparsa i suoi nipoti decisero di istituire l’International Gin & Tonic Day.

Il successo del gin tonic: la parola a chi sta dietro al bancone

Un successo innegabile quello del gin tonic, esploso in modo quasi incontrollato nell'ultimo decennio, decennio e mezzo. Se fino a qualche anno fa andavano molto, in discoteca come nei bar, bibitoni mix di più basi alcoliche e succhi di frutta (come dimenticare il Sex on the Beach, il 4 Bianchi, l'Angelo Azzurro solo per fare qualche nome) oggi tutti o quasi sembrano diventati consumatori seriali di gin tonic. Abbiamo chiesto il possibile motivo a chi sta dietro al bancone, che da anni intercetta trend e soddisfa i gusti dei clienti.

Deborah Santoro, membro di Abi in Rosa: «Moda arrivata dalla Spagna»

«Prima c’era la moda della vodka. Ultimamente un po’ si è fermata e da una ventina d'anni a questa parte è stato registrato un aumento incredibile del gin. Alla luce di ciò hanno creato molti gin con diverse botaniche: dal gin secco a quello agrumato, addirittura alla fragola, al pompelmo rosa, al limone solo per fare qualche esempio. Si tratta di una moda arrivata dalla Spagna quasi 20 anni fa, assieme ai bicchieri ballon nei quali servivano il gin tonic con diverse spezie dentro. Tutto ciò ha preso piede anche in Italia, infatti c’è stata un'esplosione di gin tonic. Oggi se ne fanno davvero tanti: una volta se ne potevano fare 1 o 2 massimo in una serata, adesso se ne preparano 20 o 30, e c’è gente che fa 2 o 3 giri addirittura! I motivi del successo? Secondo me una gradazione alcolica relativamente bassa, la gente riesce a gustarselo bene, sentendo il ginepro, il coriandolo gli agrumi, il chinino della tonica e così via.
Sull'onda di questo successo oggi in Italia si producono più di 300 gin premium, che secondo me non hanno niente da invidiare a quelli inglesi! Facciamo andare avanti questo fenomeno fin quando dura, e speriamo possa durare a lungo».

Deborah Di Maggio, membro di Abi in Rosa: «Il segreto del gin tonic? La sua semplicità»

«Di strada ne è stata fatta da quando il gin veniva considerato un medicinale anti malaria. Oggi probabilmente ha tutto questo successo perché è una ricetta semplice: appena due ingredienti che però sono perfetti combinati insieme. Lo stesso cocktail può essere diverso ogni volta, grazie alla grande gamma di botaniche utilizzate per produrre i vari gin. È un drink molto versatile, si abbina perfettamente a qualsiasi piatto, qualsiasi ricetta, è facile e veloce da preparare, spesso consigliato dai barman perché appunto immediato e valido per qualsiasi ora del giorno e della notte, ovviamente. Secondo me il segreto del gin tonic sta nella sua semplicità, che è quella che poi porta al successo. Riprendendo la frase di Churchill io direi che il gin tonic non solo ha salvato molte persone ma anche tante serate, perché per noi che siamo dietro al bancone, nelle serate più confusionarie e piene, il cliente che ordina il gin tonic è una manna perché è veramente veloce da preparare! Non mi resta che dire, quindi, viva il gin tonic!»

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Alberto Lupini


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