Il futuro di Mira Hotels&Resorts? Puntare a strutture con grandi spazi verdi e attività all'aria aperta
Il ceo Daniela Righi e il presidente Alessandro Vadagnini parlano della storia e della strategia del gruppo per uscire dalla crisi: puntare sul valore esperienziale e alla vacanza "active"
29 gennaio 2021 | 11:57
È il 2011 quando Daniela Righi e Alessandro Vadagnini, manager esperti nel settore dell’accoglienza, fondano Mira Hotels & Resorts, il gruppo alberghiero che raccoglie le migliori strutture ricettive dove vivere una vacanza a tutto tondo, immersi nella natura autentica di Piemonte, Toscana, Puglia e Sicilia.
Oggi il ceo e il presidente raccontano la storia e i valori di un progetto nato per esaltare le bellezze dell’Italia e le eccellenze del territorio.
Il nostro modello di business si basa su tre colonne fondamentali: forte organizzazione di vendita con 250mila clienti diretti, marketing esperienziale con professionisti di esperienza internazionale, ospitalità con team coesi e coinvolti “full immersion” nella gestione e nell’operatività.
Il 2020 è stato per noi un anno di opportunità di scelte e cambiamenti. Il nostro prodotto è profondamente rinnovato attraverso la ricerca delle corrette risposte per soddisfare le nuove esigenze e le richieste degli ospiti. I risultati di quest’estate ci hanno dato ragione e una forte motivazione a continuare su questa strada. Stiamo approfittando di questo momento di rallentamento forzato per farci trovare pronti alla prossima stagione. Il 2020 ha creato nuove prospettive nel campo dell’hôtellerie.
Fondamentale è la convinzione di effettuare scelte strategiche in un momento così difficile e non rimanere fermi in attesa che tutto torni come prima. Standard e obiettivi che erano stabiliti e ben definiti in altri tempi non saranno più gli stessi nei prossimi anni. Nel periodo di lockdown di primavera abbiamo fatto scelte difficili in controtendenza con altri competitor e alla situazione contingente. Questo ha portato ad un cambiamento radicale nella nostra idea di gestione e di sviluppo.
Da esperto del settore, ci vuole dire quale è secondo lui il trend del momento e l’andamento globale?
Ci sono state miriadi di previsioni fatte da teorici del settore, alcune valide alcune prive di fondamento. È mia convinzione che il mercato debba ripartire. Bisogna quindi gettare nuove basi ed essere pronti a soddisfare le nuove esigenze. L’asset su cui stiamo creando il nostro posizionamento sarà sempre più garantito da strutture di media grandezza con attività sportive all’aria aperta e con ampi spazi verdi. Puntiamo sul valore esperienziale come plus competitivo.
Marketing e comunicazione: quali sono gli eventi e le iniziative di comunicazione che il gruppo prevede di adottare?
In questi mesi, in cui siamo stati sommersi da slogan derivati dalla situazione attuale, noi abbiamo fatto scelto di adottare un marketing nuovo, esperienziale e innovativo. Il nostro marketing punta nel far comprendere i plus di prodotto prima di tutto e a spingere le destinazioni italiane.
Qual è l’aspetto che la appassiona di più e quali caratteristiche della sua personalità riversa nel progetto Mira?
Mi appassionano senza dubbio i nuovi progetti di realtà ricettive che non sono mai state valorizzate per il potenziale che hanno. Acquisire una nuova struttura significa immedesimarsi in essa e creare nuove opportunità che possano soddisfare l’ospite e che si possano reggere economicamente. L’aspetto della sfida fa parte della mia personalità: mi piace pensare a far divenire facili le cose difficili, accettare l’ostacolo per superarlo.
C’è un segreto per mantenere un altissimo livello di qualità pur seguendo molte attività?
Un altissimo livello si può raggiungere solo seguendo un credo, riassunto in due parole fondamentali: tenacia e resilienza.
Daniela Righi, come è nata l’idea di creare la realtà che è ora Mira?
Si dice che spesso l’opportunità incontra la preparazione per noi è successo così. Dopo anni di lavoro nell’hôtellerie è nata l’esigenza personale di investire su di noi e di costruire qualcosa che ci rappresentasse. Abbiamo avuto un’opportunità, abbiamo deciso di rischiare ovviamente con ponderazione e progettualità, cogliere l’occasione e investire tutto su un piano di sviluppo. Oggi abbiamo fatto diventare realtà un sogno, ma siamo solo all’inizio.
Quando avete capito che era la strada da seguire per realizzare il vostro sogno?
Oggi posso dire che è stato istintivo. Sapevo che era il momento giusto, avevamo lavorato entrambi molto sulle nostre competenze e avevamo voglia di dare di più. L’opportunità si è presentata, abbiamo avuto la lucidità di vederla chiara davanti a noi e l’abbiamo colta. Siamo partiti con una piccola struttura di sales per la catena internazionale Iberostar Hotels & Resorts, eravamo in due. Poi la prima struttura alberghiera qualche mese dopo ci ha dato la possibilità di iniziare a strutturarci e un po' alla volta far crescere il team. La nostra prima struttura aveva 275 chalet con più di mille posti letto.
L’eccellenza è alla base del gruppo. Cosa spinge alla ricerca di questa eccellenza?
Credo che la ricerca della qualità assoluta sia la base per distinguersi in molti campi ma nell’hôtellerie lo è sicuramente. Abbiamo scelto di fare ospitalità per creare qualcosa di diverso, un momento, un’emozione che rimanga, un’esperienza che faccia la differenza per chi ci sceglie e quello lo puoi fare solo se ti distingui a partire dalle piccole cose e dalla passione per questo settore.
Quali i prossimi obiettivi in questo campo?
Abbiamo un progetto molto ambizioso di crescita per i prossimi 5 anni che stiamo sviluppando con step ben precisi, senza però perdere mai di vista il focus sul prodotto. Vogliamo poter continuare a dare emozioni in posti unici nel nostro meraviglioso paese. La previsione è di arrivare a mettere la decima stella della nostra collezione, ovvero il decimo resort gestito, entro cinque anni. Lo sviluppo prevede, inoltre, di presidiare le aree più amate da italiani e stranieri nel nostro paese. Per cui il nostro mercato è internazionale, ma il nostro prodotto rimane in Italia.
Un altro nostro obiettivo è quello di spingere sul segmento “active”, non solo un trend per noi ma un vero stile di vita. Abbiamo investito molto sul segmento golf già dalla scorsa stagione, creando un team d’eccellenza sia dal punto di vista commerciale che tecnico in grado di seguire passo per passo la vita del campo e la rete commerciale sia in Italia che all’estero per divenire il gruppo alberghiero di riferimento per il segmento Golf. Spazi, contatto con la natura e sport sono per noi gli asset di riferimento per il progetto di sviluppo e la scelta dei nuovi resort sarà orientata in questo senso.
Quanto ha influito l’amore per l’Italia in questo progetto?
Direi che è alla base. Sono convinta che viviamo nel paese più bello del mondo, abbiamo così tante unicità da tutti i punti di vista, siamo creativi, abbiamo la storia, il cibo, la bellezza, panorami unici al mondo, un clima eccezionale. Sono orgogliosa di essere italiana e di poter contribuire a far conoscere le unicità del nostro paese.
Qual è l’aspetto che la appassiona di più e quali caratteristiche della sua personalità riversa nel progetto Mira?
Sono un ceo, ma sono un’operativa. Mi piace continuare ad essere attiva anche nel settore commerciale da cui provengo. Mi occupo, infatti, sia del sale che del prodotto, ma diciamo che queste sono le cose che più amo, scegliere i partner con cui collaborare e seguire i dettagli. C’è molto di me in questo, la scelta di un profumo, di un colore o di qualsiasi aspetto che possa far star bene i nostri ospiti. Mira, infatti, è il primo gruppo italiano che ha coniato i termini “resort bioattivi”, ovvero strutture e servizi in grado di riattivare il benessere della persona. Questo per noi è il lusso, che non solo è il guanto bianco o il servire caviale, ma è un lusso rilassato. Una dimensione diversa che si vive in hotel in cui la persona è al centro e i suoi bisogni una nostra assoluta priorità.
Per questo personalizziamo molto anche le esperienze, attraverso la figura del Mira Experience Advisor, una risorsa interna pronta a captare queste necessità e trasformarle in momenti memorabili, unici e veri.
Quanto segue il proprio istinto nelle decisioni e quanto invece è dato dallo studio e dai consigli di esperti?
Dipende molto dalla situazione, devo dire che abbiamo al nostro fianco collaboratori eccezionali interni ed esterni ed in molte occasioni mi fido del loro consiglio. rimango però anche molto istintiva in alcune delle mie decisioni soprattutto quando riguardano la scelta di collaboratori o i progetti. Credo che l’istinto sia una delle prerogative dell’imprenditoria e un soft skill che un manager deve possedere.
Come mantenere un giusto equilibrio fra lavoro, tempo libero, famiglia, passioni?
Non è sempre semplice, devo ammetterlo, ma sono stata fortunata: mio figlio Leonardo sembrava aver capito da subito che avevo bisogno di dedicarmi anche ad altro senza nulla togliere all’amore che provavo per lui. Non tutti i momenti sono uguali o sono facili, ma trovare un equilibrio è fondamentale, staccare dal lavoro e dedicarsi del tempo anche solo in compagnia di un buon libro nel silenzio serve per ricaricarsi e ripartire con entusiasmo; un pranzo con le amiche e una risata servono per scordarti una giornata difficile, addormentarmi nel lettone con il mio Leo mi ha sempre ridato serenità. Il segreto sono le piccole cose, i momenti che ci arricchiscono. Non serve molto altro per trovare equilibrio e serenità. Ho anche lavorato molto su me stessa attraverso percorsi di crescita individuale e personale, frequentando corsi, leggendo molto e facendo meditazione e discipline orientali volte alla concentrazione della mente.
C’è un segreto per mantenere un altissimo livello di qualità pur seguendo molte attività?
Molti errori. Scherzi a parte, credo che non ci sia un segreto ma molta ricerca; provare e riprovare, cercare la soluzione giusta ad ogni ostacolo, lasciarsi consigliare ma seguire l’istinto e migliorarsi ogni giorno senza avere mai la sensazione di aver finito di imparare.
In azienda ha scelto di collaborare più con donne che con uomini, perché?
Perché anche se in alcune situazioni siamo più complicate da capire, quando facciamo questo lavoro per passione noi donne sappiamo dare il 110%. Non voglio essere fraintesa all’interno del mio team, ho anche uomini molto capaci e professionali, ma quando le donne capiscono che si può fare squadra normalmente è una squadra d’eccellenza.
Cosa suggerirebbe alle giovani donne che vogliono seguire le sue orme?
Di non lasciarsi mai scoraggiare, di portare sempre avanti le proprie idee ma soprattutto di non sentirsi mai arrivate, di essere sempre curiose, osservare, imparare e fare squadra; non si arriva mai da sole a nessun traguardo. Fare rete non è scontato, per me è uno stile di vita. Aiutare gli altri, anche nel business, non è un modo di approfittare ma deve essere una predisposizione naturale. Il bene torna sempre indietro e anche negli affari la persona deve arrivare prima di qualsiasi altra istanza. Per me questa è una formula di successo.
Quali caratteristiche servono per essere un buon ceo?
Credo che ogni ceo abbia le sue caratteristiche, nel mio caso la differenza l’hanno fatta innanzitutto la resilienza e l’empatia. Ogni giorno c’è un ostacolo diverso da affrontare e questo non deve mai scoraggiarti. Sicuramente l’autorevolezza: io cerco sempre di imparare prima in prima persona e di avere le conoscenze necessarie prima di delegare a qualcun altro. Nella mia esperienza professionale ho lavorato in hotel quando ero giovane, al booking, ho fatto il commerciale e quando abbiamo aperto l’azienda i primi anni ho imparato anche la parte amministrativa e digitale.
Numeri o cuore per emergere?
Credo il giusto equilibrio di entrambi, senza numeri non si può emergere nemmeno in altri ruoli ma almeno secondo me, senza cuore non si fa la differenza. A partire dalla gestione empatica del tuo team, a volte questo viene visto come debolezza da alcuni ma io credo fermamente che a lungo termine sia una grandissima forza.
I numeri sono comunque alla base dell’economia, ma arrivano se prima il prodotto viene trattato con passione in ogni aspetto, soprattutto se viene esploso il termine servizio. Quest’ultimo è un concetto fondamentale, legato intimamente alla natura stessa dell’ospitalità che è una missione, una predisposizione a fare star bene le persone. Ecco perché ci uniamo a partner che abbiano la nostra stessa missione.
Crediamo fortemente nel “made in Italy” in ogni scelta possibile, soprattutto quella delle materie prime che rappresentano il nostro territorio. Il made in Italy non solo a tavola ma anche nella scelta di partner strategici soprattutto in questo momento storico dove possiamo e vogliamo attingere alle eccellenze del nostro paese. Il vero lusso oggi è questo, il riuscire a creare servizi ed esperienze immersive che offrono rilassatezza, spazio e tempo per sé.
Il suo motto?
“La bellezza salverà il mondo”.
Oggi il ceo e il presidente raccontano la storia e i valori di un progetto nato per esaltare le bellezze dell’Italia e le eccellenze del territorio.
Alessandro Vadagnini e Daniela Righi
Alessandro Vadagnini qual è il modello di business del gruppo Mira? Cosa ha significato questo ultimo anno per il settore?Il nostro modello di business si basa su tre colonne fondamentali: forte organizzazione di vendita con 250mila clienti diretti, marketing esperienziale con professionisti di esperienza internazionale, ospitalità con team coesi e coinvolti “full immersion” nella gestione e nell’operatività.
Il 2020 è stato per noi un anno di opportunità di scelte e cambiamenti. Il nostro prodotto è profondamente rinnovato attraverso la ricerca delle corrette risposte per soddisfare le nuove esigenze e le richieste degli ospiti. I risultati di quest’estate ci hanno dato ragione e una forte motivazione a continuare su questa strada. Stiamo approfittando di questo momento di rallentamento forzato per farci trovare pronti alla prossima stagione. Il 2020 ha creato nuove prospettive nel campo dell’hôtellerie.
Fondamentale è la convinzione di effettuare scelte strategiche in un momento così difficile e non rimanere fermi in attesa che tutto torni come prima. Standard e obiettivi che erano stabiliti e ben definiti in altri tempi non saranno più gli stessi nei prossimi anni. Nel periodo di lockdown di primavera abbiamo fatto scelte difficili in controtendenza con altri competitor e alla situazione contingente. Questo ha portato ad un cambiamento radicale nella nostra idea di gestione e di sviluppo.
Da esperto del settore, ci vuole dire quale è secondo lui il trend del momento e l’andamento globale?
Ci sono state miriadi di previsioni fatte da teorici del settore, alcune valide alcune prive di fondamento. È mia convinzione che il mercato debba ripartire. Bisogna quindi gettare nuove basi ed essere pronti a soddisfare le nuove esigenze. L’asset su cui stiamo creando il nostro posizionamento sarà sempre più garantito da strutture di media grandezza con attività sportive all’aria aperta e con ampi spazi verdi. Puntiamo sul valore esperienziale come plus competitivo.
Marketing e comunicazione: quali sono gli eventi e le iniziative di comunicazione che il gruppo prevede di adottare?
In questi mesi, in cui siamo stati sommersi da slogan derivati dalla situazione attuale, noi abbiamo fatto scelto di adottare un marketing nuovo, esperienziale e innovativo. Il nostro marketing punta nel far comprendere i plus di prodotto prima di tutto e a spingere le destinazioni italiane.
Qual è l’aspetto che la appassiona di più e quali caratteristiche della sua personalità riversa nel progetto Mira?
Mi appassionano senza dubbio i nuovi progetti di realtà ricettive che non sono mai state valorizzate per il potenziale che hanno. Acquisire una nuova struttura significa immedesimarsi in essa e creare nuove opportunità che possano soddisfare l’ospite e che si possano reggere economicamente. L’aspetto della sfida fa parte della mia personalità: mi piace pensare a far divenire facili le cose difficili, accettare l’ostacolo per superarlo.
C’è un segreto per mantenere un altissimo livello di qualità pur seguendo molte attività?
Un altissimo livello si può raggiungere solo seguendo un credo, riassunto in due parole fondamentali: tenacia e resilienza.
Daniela Righi, come è nata l’idea di creare la realtà che è ora Mira?
Si dice che spesso l’opportunità incontra la preparazione per noi è successo così. Dopo anni di lavoro nell’hôtellerie è nata l’esigenza personale di investire su di noi e di costruire qualcosa che ci rappresentasse. Abbiamo avuto un’opportunità, abbiamo deciso di rischiare ovviamente con ponderazione e progettualità, cogliere l’occasione e investire tutto su un piano di sviluppo. Oggi abbiamo fatto diventare realtà un sogno, ma siamo solo all’inizio.
Quando avete capito che era la strada da seguire per realizzare il vostro sogno?
Oggi posso dire che è stato istintivo. Sapevo che era il momento giusto, avevamo lavorato entrambi molto sulle nostre competenze e avevamo voglia di dare di più. L’opportunità si è presentata, abbiamo avuto la lucidità di vederla chiara davanti a noi e l’abbiamo colta. Siamo partiti con una piccola struttura di sales per la catena internazionale Iberostar Hotels & Resorts, eravamo in due. Poi la prima struttura alberghiera qualche mese dopo ci ha dato la possibilità di iniziare a strutturarci e un po' alla volta far crescere il team. La nostra prima struttura aveva 275 chalet con più di mille posti letto.
L’eccellenza è alla base del gruppo. Cosa spinge alla ricerca di questa eccellenza?
Credo che la ricerca della qualità assoluta sia la base per distinguersi in molti campi ma nell’hôtellerie lo è sicuramente. Abbiamo scelto di fare ospitalità per creare qualcosa di diverso, un momento, un’emozione che rimanga, un’esperienza che faccia la differenza per chi ci sceglie e quello lo puoi fare solo se ti distingui a partire dalle piccole cose e dalla passione per questo settore.
Quali i prossimi obiettivi in questo campo?
Abbiamo un progetto molto ambizioso di crescita per i prossimi 5 anni che stiamo sviluppando con step ben precisi, senza però perdere mai di vista il focus sul prodotto. Vogliamo poter continuare a dare emozioni in posti unici nel nostro meraviglioso paese. La previsione è di arrivare a mettere la decima stella della nostra collezione, ovvero il decimo resort gestito, entro cinque anni. Lo sviluppo prevede, inoltre, di presidiare le aree più amate da italiani e stranieri nel nostro paese. Per cui il nostro mercato è internazionale, ma il nostro prodotto rimane in Italia.
Un altro nostro obiettivo è quello di spingere sul segmento “active”, non solo un trend per noi ma un vero stile di vita. Abbiamo investito molto sul segmento golf già dalla scorsa stagione, creando un team d’eccellenza sia dal punto di vista commerciale che tecnico in grado di seguire passo per passo la vita del campo e la rete commerciale sia in Italia che all’estero per divenire il gruppo alberghiero di riferimento per il segmento Golf. Spazi, contatto con la natura e sport sono per noi gli asset di riferimento per il progetto di sviluppo e la scelta dei nuovi resort sarà orientata in questo senso.
Quanto ha influito l’amore per l’Italia in questo progetto?
Direi che è alla base. Sono convinta che viviamo nel paese più bello del mondo, abbiamo così tante unicità da tutti i punti di vista, siamo creativi, abbiamo la storia, il cibo, la bellezza, panorami unici al mondo, un clima eccezionale. Sono orgogliosa di essere italiana e di poter contribuire a far conoscere le unicità del nostro paese.
Qual è l’aspetto che la appassiona di più e quali caratteristiche della sua personalità riversa nel progetto Mira?
Sono un ceo, ma sono un’operativa. Mi piace continuare ad essere attiva anche nel settore commerciale da cui provengo. Mi occupo, infatti, sia del sale che del prodotto, ma diciamo che queste sono le cose che più amo, scegliere i partner con cui collaborare e seguire i dettagli. C’è molto di me in questo, la scelta di un profumo, di un colore o di qualsiasi aspetto che possa far star bene i nostri ospiti. Mira, infatti, è il primo gruppo italiano che ha coniato i termini “resort bioattivi”, ovvero strutture e servizi in grado di riattivare il benessere della persona. Questo per noi è il lusso, che non solo è il guanto bianco o il servire caviale, ma è un lusso rilassato. Una dimensione diversa che si vive in hotel in cui la persona è al centro e i suoi bisogni una nostra assoluta priorità.
Per questo personalizziamo molto anche le esperienze, attraverso la figura del Mira Experience Advisor, una risorsa interna pronta a captare queste necessità e trasformarle in momenti memorabili, unici e veri.
Quanto segue il proprio istinto nelle decisioni e quanto invece è dato dallo studio e dai consigli di esperti?
Dipende molto dalla situazione, devo dire che abbiamo al nostro fianco collaboratori eccezionali interni ed esterni ed in molte occasioni mi fido del loro consiglio. rimango però anche molto istintiva in alcune delle mie decisioni soprattutto quando riguardano la scelta di collaboratori o i progetti. Credo che l’istinto sia una delle prerogative dell’imprenditoria e un soft skill che un manager deve possedere.
Come mantenere un giusto equilibrio fra lavoro, tempo libero, famiglia, passioni?
Non è sempre semplice, devo ammetterlo, ma sono stata fortunata: mio figlio Leonardo sembrava aver capito da subito che avevo bisogno di dedicarmi anche ad altro senza nulla togliere all’amore che provavo per lui. Non tutti i momenti sono uguali o sono facili, ma trovare un equilibrio è fondamentale, staccare dal lavoro e dedicarsi del tempo anche solo in compagnia di un buon libro nel silenzio serve per ricaricarsi e ripartire con entusiasmo; un pranzo con le amiche e una risata servono per scordarti una giornata difficile, addormentarmi nel lettone con il mio Leo mi ha sempre ridato serenità. Il segreto sono le piccole cose, i momenti che ci arricchiscono. Non serve molto altro per trovare equilibrio e serenità. Ho anche lavorato molto su me stessa attraverso percorsi di crescita individuale e personale, frequentando corsi, leggendo molto e facendo meditazione e discipline orientali volte alla concentrazione della mente.
C’è un segreto per mantenere un altissimo livello di qualità pur seguendo molte attività?
Molti errori. Scherzi a parte, credo che non ci sia un segreto ma molta ricerca; provare e riprovare, cercare la soluzione giusta ad ogni ostacolo, lasciarsi consigliare ma seguire l’istinto e migliorarsi ogni giorno senza avere mai la sensazione di aver finito di imparare.
In azienda ha scelto di collaborare più con donne che con uomini, perché?
Perché anche se in alcune situazioni siamo più complicate da capire, quando facciamo questo lavoro per passione noi donne sappiamo dare il 110%. Non voglio essere fraintesa all’interno del mio team, ho anche uomini molto capaci e professionali, ma quando le donne capiscono che si può fare squadra normalmente è una squadra d’eccellenza.
Cosa suggerirebbe alle giovani donne che vogliono seguire le sue orme?
Di non lasciarsi mai scoraggiare, di portare sempre avanti le proprie idee ma soprattutto di non sentirsi mai arrivate, di essere sempre curiose, osservare, imparare e fare squadra; non si arriva mai da sole a nessun traguardo. Fare rete non è scontato, per me è uno stile di vita. Aiutare gli altri, anche nel business, non è un modo di approfittare ma deve essere una predisposizione naturale. Il bene torna sempre indietro e anche negli affari la persona deve arrivare prima di qualsiasi altra istanza. Per me questa è una formula di successo.
Quali caratteristiche servono per essere un buon ceo?
Credo che ogni ceo abbia le sue caratteristiche, nel mio caso la differenza l’hanno fatta innanzitutto la resilienza e l’empatia. Ogni giorno c’è un ostacolo diverso da affrontare e questo non deve mai scoraggiarti. Sicuramente l’autorevolezza: io cerco sempre di imparare prima in prima persona e di avere le conoscenze necessarie prima di delegare a qualcun altro. Nella mia esperienza professionale ho lavorato in hotel quando ero giovane, al booking, ho fatto il commerciale e quando abbiamo aperto l’azienda i primi anni ho imparato anche la parte amministrativa e digitale.
Numeri o cuore per emergere?
Credo il giusto equilibrio di entrambi, senza numeri non si può emergere nemmeno in altri ruoli ma almeno secondo me, senza cuore non si fa la differenza. A partire dalla gestione empatica del tuo team, a volte questo viene visto come debolezza da alcuni ma io credo fermamente che a lungo termine sia una grandissima forza.
I numeri sono comunque alla base dell’economia, ma arrivano se prima il prodotto viene trattato con passione in ogni aspetto, soprattutto se viene esploso il termine servizio. Quest’ultimo è un concetto fondamentale, legato intimamente alla natura stessa dell’ospitalità che è una missione, una predisposizione a fare star bene le persone. Ecco perché ci uniamo a partner che abbiano la nostra stessa missione.
Crediamo fortemente nel “made in Italy” in ogni scelta possibile, soprattutto quella delle materie prime che rappresentano il nostro territorio. Il made in Italy non solo a tavola ma anche nella scelta di partner strategici soprattutto in questo momento storico dove possiamo e vogliamo attingere alle eccellenze del nostro paese. Il vero lusso oggi è questo, il riuscire a creare servizi ed esperienze immersive che offrono rilassatezza, spazio e tempo per sé.
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“La bellezza salverà il mondo”.
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Alberto Lupini
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