Food stylist, ecco i segreti di una professione ancora poco conosciuta

In Italia, dove il cibo è trattato con sacralità, rendere giustizia ai prodotti è fondamentale e utile per ingolosire il consumatore e invogliare all’acquisto: un'interessante opportunità per bar e ristoranti

14 marzo 2023 | 13:30
di Enza Bergantino

Mangiare con gli occhi è il mantra che guida la professione del food stylist, letteralmente lo stilista del cibo: colui che si nasconde dietro una foto pubblicitaria impeccabile, un packaging goloso, uno spot che spinge all’acquisto o una scena di un film che stimola l’appetito.



Curiosità, determinazione, estro, gusto estetico e una grande manualità: ecco gli ingredienti segreti di questa professione ancora poco conosciuta che ha l’obiettivo di rendere attraente e appetibile qualsiasi prodotto food&beverage attraverso il senso più diretto e immediato, la vista.

Alcuni esempi di espedienti da mettere in pratica 

Realizzare uno “styling” significa, infatti, preparare tutto il necessario per far sì che il prodotto da pubblicizzare sia perfetto per la scena: idea, moodboard, impiattamento, colori, props, luce…tutto deve essere in totale armonia con il racconto fotografico che il brand o il regista vuole narrare. Per la realizzazione di questi contenuti il food stylist è affiancato da altre due figure di uguale importanza, il prop stylist che si occupa dell’organizzazione degli oggetti di scena e il food photographer che scatta il risultato finale, ma può essere anche la stessa persona a occuparsi dello styling e della scelta dei props di scena. Diversi sono gli espedienti messi in pratica per raggiungere i migliori risultati, soprattutto se si utilizzano prodotti freschi. Aggiungere un pizzico di zafferano o curcuma alla pasta per renderla più gialla, carteggiare l’interno di un calice per avere un effetto bollicine esplosivo, utilizzare della colla vinilica al posto del latte per simulare una tazza di cereali, munirsi di schiuma da barba per ricreare la panna in modo che non sciolga, impiegare dell’ovatta per dare volume e sofficità, glicerina e ghiaccio finto sono un must in un tumbler per un cocktail ghiacciato o anche utilizzare l’incenso per conferire l’effetto “fumante” a una tazza di tè o caffè sono solo alcune delle tecniche comunemente impiegate da un food stylist.

 

Uno strumento utile per ingolosire il consumatore

In Italia, dove il cibo è trattato con sacralità, rendere giustizia ai prodotti è fondamentale e utile per ingolosire il consumatore e invogliare all’acquisto. Il lavoro del food stylist si plasma dunque alle esigenze del cliente e dell’azienda di riferimento creando piatti e ricette in linea con l’obiettivo finale. Se il prodotto da pubblicizzare è un piatto di tagliatelle al ragù, il professionista utilizzerà oggetti in tema come una tovaglia a quadri con un tessuto grezzo, un antico calice di vino a fianco e la ricetta in sè verrà resa “imperfetta” di proposito per valorizzarne il carattere rustico, conviviale, casalingo, buono nella sua essenza più semplice. Al contrario, se il piatto è il signature-dish di un ristorante stellato, ad esempio, verrà trattato con cura, come un’opera d’arte utilizzando materiali preziosi come marmo e oro e valorizzata da drappeggi lussuosi e uno stile minimalista ed elegante. La figura del food stylist è in continua evoluzione e si aggiorna a seconda dei trend di mercato e delle abitudini delle persone: ad oggi l’importanza è data sicuramente dalla resa estetica finale ma con un importante occhio di riguardo al fattore sostenibilità evitando sprechi inutili di cibo e prediligendo il “buona la prima” durante le sessioni di shooting. Il mercato di oggi è quasi totalmente legato al fattore estetico e, proprio per questo, questa figura professionale è sempre più richiesta e stanno nascendo molti corsi che insegnano le basi per lavorare in modo professionale e mai improvvisato. Da oggi non vedrete più con gli stessi occhi una foto di una ricetta golosa senza pensare a quel “dietro le quinte” che nessuno vede così affascinante e così complesso.

Marketing neuroalimentare: il colore si trasforma in sensazione

La maggior parte degli stimoli a cui siamo costantemente esposti non vengono recepiti razionalmente dal nostro cervello, ma si insinuano a livello inconscio portandoci ad associazioni volontarie legate alle emozioni. Gli impulsi sono per il 90% di natura visiva, quindi, prima di gusto, tatto, udito e olfatto arriva la vista. Il colore è fondamentale: il rosso stimola l’appetito, l’arancione favorisce l’olfatto, il verde e il blu sollecitano la sete. La tonalità di un prodotto, quindi, influisce sulle scelte dei consumatori, condizionando positivamente o negativamente la loro esperienza a tavola.

Lista 5 cose: le 5 cose che mai avresti pensato di usare per una foto food

  1. Una pinza da cucina e un set di pennelli per spennellare e decorare.
  2. Uno spruzzino nebulizzatore (e un po’ di glicerina) per lucidare.
  3. Bastoncini di cotone con asta lunga e rotolone di carta per pulire le sbavature.
  4. Pasta modellante o plastilina per incollare e fermare gli ingredienti sul piatto o su un piano.
  5. Spray ad aria compressa per rimuovere eventuali residui (o per “gonfiare delle brioches”) e bruciatore da cucina per “arrostire” una bistecca al bisogno.

Trend: i consigli per una bella foto “home-made”

L’ingrediente perfetto per fare una bella foto è sicuramente un buon fotografo, ma con qualche piccolo accorgimento, si può fare uno scatto appetitoso e adatto ai social anche “home-made”. Obiettivo numero uno: creare un’immagine capace di attivare nell’osservatore tutte le sue memorie sensitive di gusto, olfatto, tatto e udito. Come fare? Vi sveliamo qualche trucco del mestiere:

  1. La luce giusta: scatta con un’illuminazione naturale. Spegni il flash e tutte le luci artificiali e sposta il set vicino a una finestra, assicurandoti che non vi siano fasci di luce diretta sul soggetto, oppure utilizza una tenda di cotone filtrante per rendere tutto più uniforme e morbido.
  2. L’importanza della composizione: qui entra in gioco lo stylist, come nella moda, colui che pensa e “mette in ordine” le idee dello scatto, ma con qualche piccolo accorgimento, possiamo diventare stylist del nostro piatto. Come? Crea un contrasto cromatico tra soggetto e sfondo che non “soffochi” il protagonista dello scatto, rendilo protagonista, come in un ritratto. Creare un set fotografico è sempre una questione di equilibri tra elementi, proporzioni e spazi vuoti, tutto deve essere in armonia.
  3. Non sottovalutare l’inquadratura: scegli l’angolo di scatto più adatto a valorizzare al meglio il soggetto della foto. Fotografare dall’alto una pizza è un ottimo modo per farne apprezzare i colori dei condimenti, mentre un’inquadratura frontale metterà in risalto i volumi verticali di un hamburger o di una torta.
  4. Aggiungi texture e profondità, possono aumentare la percezione delle dimensioni e della consistenza del cibo. Ad esempio, utilizzare tovaglioli o carta per creare un effetto di sfondo o aggiungere condimenti per creare texture diverse.
  5. Modifica e ritocca le foto: Con l'uso di software di fotoritocco, è possibile correggere la saturazione dei colori, aumentare la luminosità o rimuovere eventuali difetti del cibo. Tuttavia, è importante che i ritocchi non appesantiscano troppo la foto e che il cibo appaia ancora naturale e appetitoso.

Profilo Instagram

https://www.instagram.com/marissamakes__/

Parola del mese: props stylist

Il props Stylist è responsabile della ricerca, selezione e posizionamento dei props, comunemente chiamati oggetti di scena. Armonia, gusto estetico e precisione sono i caratteri fondamentali per questo lavoro, al fine di migliorare la visione creativa e trasmettere efficacemente il messaggio pubblicitario. Il suo hobby? Andare in giro per mercatini di antiquariato e modernariato a scovare vecchi piatti e posate d’argento della nonna e seguire su Instagram l’#brocage per ricercare pezzi estrosi da inserire nei set. Accumulatore seriale di tutto quello che è relativo alla mise en place, organizza con cura e precisione il suo catalogo props per averlo sottomano all’esigenza.

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Alberto Lupini


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