Firenze, poco lavoro e troppe spese Un ristoratore si toglie la vita
Un uomo di 44 anni, titolare di un ristorante a pochi passi da Santa Maria Novella, si è suicidato nella giornata di sabato. Chi lo conosceva è certo che i motivi siano stati esclusivamente di natura professionale
24 agosto 2020 | 09:59
Dalle parole ai fatti, fino alle tragedie. La drammatica situazione che si sta delineando sempre più nel mondo della ristorazione ha indotto un ristoratore di Firenze a togliersi la vita. È successo lo scorso sabato 22 agosto nel locale in Santa Croce e la vittima è un uomo di 44 anni, molto conosciuto nel settore e in città proprio per la posizione strategica della sua attività.
Una storia che inizia pochi mesi fa quando il ristoratore acquista il fondo del suo locale e lo avvia, ma proprio mentre tutto si preparava a decollare, ecco il lockdown. Stop al pagamento del mutuo subito, ma il blocco sarebbe durato ancora pochi giorni e poi le rate sarebbero riprese. Da qui la preoccupazione di non farcela perché i bilanci piangevano per i motivi legati al covid di cui quotidianamente diamo notizia.
I conoscenti non hanno dubbi che siano proprio i motivi legati al lavoro quelli che hanno convinto il 44enne a togliersi la vita. L’attività l’aveva avviata insieme al fratello, socio, con il quale però probabilmente non è riuscito a condividere il timore di un futuro nero.
«Staremo accanto alla famiglia - ha detto Pasquale Naccari, presidente del gruppo Ristoratori Toscana che rappresenta 15mila imprenditori in Toscana di cui mille a Firenze - è morto uno di noi, è successo a lui ma poteva capitare a chiunque di noi. In questo momento siamo tutti sulla stessa barca». Proprio la stessa associazione solo un paio di settimane fa si era rivolta al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova chiedendo più soldi per la cassa integrazione.
«Quanto successo è drammatico - ha aggiunto Naccari - dal Governo ci aspettiamo interventi immediati su due temi fondamentali che stanno mettendo in ginocchio il settore: l'accesso al credito e il problema delle locazioni per evitare che si verifichino episodi simili visto che stiamo andando incontro all'inverno e le città d'arte affronteranno mesi interi con fatturato pari a zero».
La speranza è che quello di Firenze resti solo un caso isolato, ma la preoccupazione che la situazione possa degenerare sempre di più e portare gli addetti ai lavori dell’Horeca a scegliere di togliersi la vita piuttosto che affrontare il baratro professionale è tanta. È l’ora, già comunque tarda, di prendere decisioni drastiche a sostegno di lavoratori e imprenditori.
«Come presidente della Confcommercio fiorentina e della Fipe Toscana esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia del ristoratore che si è tolto la vita. Quali che siano le ragioni che l’hanno portato al gesto estremo, sento profondamente che la sua morte rappresenta una sconfitta per tutti noi, nessuno escluso. Anche per la nostra categoria, che evidentemente non è riuscita a fare abbastanza per essere davvero vicina agli imprenditori del settore in questo momento di difficoltà». È quanto dichiara in una nota Aldo Cursano, vicepresidente Fipe. «Abbiamo lottato in tutte le sedi opportune perché venisse riconosciuta la gravità della situazione economica, perché venissero approvate varie forme di sostegno che tutelassero le imprese e l’occupazione, sottolineando sempre il grande valore di un comparto che oltre ad esprimere numeri in termini di fatturato, posti di lavoro, imprese, è anche emblema della tradizione tutta italiana dell’accoglienza. Eppure, il nostro impegno non è bastato a salvare la vita del collega fiorentino».
«Mi si dirà - continua Cursano - che le ragioni economiche sono state solo una parte dei motivi celati dietro al suo gesto, che evidentemente nasce nel contesto di una vicenda umana privata e delicatissima. Mi si dirà che non è compito di un’associazione di categoria intercettare le fragilità psicologiche dei suoi operatori. Ma nulla mi convincerà a sentirmi meno responsabile di questa morte che, forse, poteva essere evitata. Magari solo con una parola in più, una telefonata, un gesto concreto di solidarietà e vicinanza. Ecco perché è una sconfitta per tutti. Sabato è stato un giorno davvero triste per il mondo della ristorazione e per l’intera città di Firenze».
Gli fa eco il presidente dell’Associazione Ristoratori Fiorentini, Marco Stabile: «Quello del nostro collega è stato un gesto forte, di grande disagio. Mi stringo alla famiglia con dolore e preoccupazione. Dopo tanti anni di vita investiti per costruire la propria azienda e una posizione sociale, molti di noi ristoratori si ritrovano ad affrontare un azzeramento totale di quanto costruito e ulteriori debiti da affrontare (anche dovuti a tasse che non vengono nemmeno diminuite), senza poter contare su alcun miglioramento in vista. La città del resto è, e non sempre, frequentata da un turismo che non spende, se non nei musei. Ed è probabile che la situazione sarà purtroppo ancora peggiore dal prossimo autunno-inverno. Le istituzioni devono intervenire seriamente».
È quanto chiede anche il direttore della Confcommercio Toscana, Franco Marinoni: «La vicenda impone una profonda riflessione su quanto si possa e si debba fare per sostenere il dramma sociale di migliaia di famiglie che hanno visto sparire dall’oggi al domani la propria fonte di sostentamento e che, questo è l’aspetto più grave, non vedono prospettive per l’immediato futuro. Non è un problema di alcuni, è il problema di una intera comunità».
«Una tragedia annunciata», ha commentato la Fic-Federazione italiana cuochi. «In questi mesi Federcuochi ha fatto sentire la sua voce in tutti i tavoli istituzionali che hanno affrontato la crisi del comparto e ha più volte fatto presente al Governo che il settore era ormai al tracollo. Un settore fatto di piccole realtà, come quella del ristoratore di Firenze, imprese in cui spesso lavora tutta la famiglia che, con il dramma del Covid e il lockdown, hanno perso tutto, risparmi, clientela, persino la speranza di potersi rialzare. Con i provvedimenti presi finora dal Governo si è fatto un passo avanti ma non basta, i tempi delle procedure sono troppo lunghi e le persone più vulnerabili, non vedendo altra via d'uscita si abbandonano a gesti estremi, come in questo caso. Siamo profondamente addolorati per questa morte assurda e vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla famiglia del ristoratore scomparso».
«La notizia del suicidio del ristoratore fiorentino, angosciato dalla difficile situazione economica, seguita al blocco dell’attività, e dalle scarsissime prospettive di ripresa, conferma in modo drammatico quanto sosteniamo da tempo: stiamo andando incontro a una catastrofe sociale, che colpirà, prima di tutti gli altri, gli operatori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo». È quanto dichiara Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia (Movimento Imprese Ospitalità). «Lo scandalo vero è la perdurante assenza delle istituzioni, Governo in primis, che assistono passive a quella che si prefigura già come una strage. Il problema è che dietro un’azienda che muore ci sono uomini, donne e famiglie. E ora cominciamo a contare i morti anche tra gli imprenditori. Conte, Di Maio, Renzi, Gualtieri, Franceschini e Zingaretti vogliono continuare a fare da spettatori o si decideranno finalmente ad aiutare questo settore, sempre più alla disperazione? Si sbrighino, perché in autunno, insieme a chi si suicida, abbiamo paura che la situazione degeneri in episodi più gravi. Sarebbe un’ulteriore tragedia, che il Paese non può permettersi».
Il ristoratore aveva aperto il locale da pochi mesi
Una storia che inizia pochi mesi fa quando il ristoratore acquista il fondo del suo locale e lo avvia, ma proprio mentre tutto si preparava a decollare, ecco il lockdown. Stop al pagamento del mutuo subito, ma il blocco sarebbe durato ancora pochi giorni e poi le rate sarebbero riprese. Da qui la preoccupazione di non farcela perché i bilanci piangevano per i motivi legati al covid di cui quotidianamente diamo notizia.
I conoscenti non hanno dubbi che siano proprio i motivi legati al lavoro quelli che hanno convinto il 44enne a togliersi la vita. L’attività l’aveva avviata insieme al fratello, socio, con il quale però probabilmente non è riuscito a condividere il timore di un futuro nero.
«Staremo accanto alla famiglia - ha detto Pasquale Naccari, presidente del gruppo Ristoratori Toscana che rappresenta 15mila imprenditori in Toscana di cui mille a Firenze - è morto uno di noi, è successo a lui ma poteva capitare a chiunque di noi. In questo momento siamo tutti sulla stessa barca». Proprio la stessa associazione solo un paio di settimane fa si era rivolta al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova chiedendo più soldi per la cassa integrazione.
«Quanto successo è drammatico - ha aggiunto Naccari - dal Governo ci aspettiamo interventi immediati su due temi fondamentali che stanno mettendo in ginocchio il settore: l'accesso al credito e il problema delle locazioni per evitare che si verifichino episodi simili visto che stiamo andando incontro all'inverno e le città d'arte affronteranno mesi interi con fatturato pari a zero».
Pasquale Naccari, Aldo Cursano, Marco Stabile, Franco Marinoni
La speranza è che quello di Firenze resti solo un caso isolato, ma la preoccupazione che la situazione possa degenerare sempre di più e portare gli addetti ai lavori dell’Horeca a scegliere di togliersi la vita piuttosto che affrontare il baratro professionale è tanta. È l’ora, già comunque tarda, di prendere decisioni drastiche a sostegno di lavoratori e imprenditori.
«Come presidente della Confcommercio fiorentina e della Fipe Toscana esprimo le mie più sentite condoglianze alla famiglia del ristoratore che si è tolto la vita. Quali che siano le ragioni che l’hanno portato al gesto estremo, sento profondamente che la sua morte rappresenta una sconfitta per tutti noi, nessuno escluso. Anche per la nostra categoria, che evidentemente non è riuscita a fare abbastanza per essere davvero vicina agli imprenditori del settore in questo momento di difficoltà». È quanto dichiara in una nota Aldo Cursano, vicepresidente Fipe. «Abbiamo lottato in tutte le sedi opportune perché venisse riconosciuta la gravità della situazione economica, perché venissero approvate varie forme di sostegno che tutelassero le imprese e l’occupazione, sottolineando sempre il grande valore di un comparto che oltre ad esprimere numeri in termini di fatturato, posti di lavoro, imprese, è anche emblema della tradizione tutta italiana dell’accoglienza. Eppure, il nostro impegno non è bastato a salvare la vita del collega fiorentino».
Video messaggio di Aldo Cursano
«Mi si dirà - continua Cursano - che le ragioni economiche sono state solo una parte dei motivi celati dietro al suo gesto, che evidentemente nasce nel contesto di una vicenda umana privata e delicatissima. Mi si dirà che non è compito di un’associazione di categoria intercettare le fragilità psicologiche dei suoi operatori. Ma nulla mi convincerà a sentirmi meno responsabile di questa morte che, forse, poteva essere evitata. Magari solo con una parola in più, una telefonata, un gesto concreto di solidarietà e vicinanza. Ecco perché è una sconfitta per tutti. Sabato è stato un giorno davvero triste per il mondo della ristorazione e per l’intera città di Firenze».
Gli fa eco il presidente dell’Associazione Ristoratori Fiorentini, Marco Stabile: «Quello del nostro collega è stato un gesto forte, di grande disagio. Mi stringo alla famiglia con dolore e preoccupazione. Dopo tanti anni di vita investiti per costruire la propria azienda e una posizione sociale, molti di noi ristoratori si ritrovano ad affrontare un azzeramento totale di quanto costruito e ulteriori debiti da affrontare (anche dovuti a tasse che non vengono nemmeno diminuite), senza poter contare su alcun miglioramento in vista. La città del resto è, e non sempre, frequentata da un turismo che non spende, se non nei musei. Ed è probabile che la situazione sarà purtroppo ancora peggiore dal prossimo autunno-inverno. Le istituzioni devono intervenire seriamente».
È quanto chiede anche il direttore della Confcommercio Toscana, Franco Marinoni: «La vicenda impone una profonda riflessione su quanto si possa e si debba fare per sostenere il dramma sociale di migliaia di famiglie che hanno visto sparire dall’oggi al domani la propria fonte di sostentamento e che, questo è l’aspetto più grave, non vedono prospettive per l’immediato futuro. Non è un problema di alcuni, è il problema di una intera comunità».
«Una tragedia annunciata», ha commentato la Fic-Federazione italiana cuochi. «In questi mesi Federcuochi ha fatto sentire la sua voce in tutti i tavoli istituzionali che hanno affrontato la crisi del comparto e ha più volte fatto presente al Governo che il settore era ormai al tracollo. Un settore fatto di piccole realtà, come quella del ristoratore di Firenze, imprese in cui spesso lavora tutta la famiglia che, con il dramma del Covid e il lockdown, hanno perso tutto, risparmi, clientela, persino la speranza di potersi rialzare. Con i provvedimenti presi finora dal Governo si è fatto un passo avanti ma non basta, i tempi delle procedure sono troppo lunghi e le persone più vulnerabili, non vedendo altra via d'uscita si abbandonano a gesti estremi, come in questo caso. Siamo profondamente addolorati per questa morte assurda e vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla famiglia del ristoratore scomparso».
«La notizia del suicidio del ristoratore fiorentino, angosciato dalla difficile situazione economica, seguita al blocco dell’attività, e dalle scarsissime prospettive di ripresa, conferma in modo drammatico quanto sosteniamo da tempo: stiamo andando incontro a una catastrofe sociale, che colpirà, prima di tutti gli altri, gli operatori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo». È quanto dichiara Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia (Movimento Imprese Ospitalità). «Lo scandalo vero è la perdurante assenza delle istituzioni, Governo in primis, che assistono passive a quella che si prefigura già come una strage. Il problema è che dietro un’azienda che muore ci sono uomini, donne e famiglie. E ora cominciamo a contare i morti anche tra gli imprenditori. Conte, Di Maio, Renzi, Gualtieri, Franceschini e Zingaretti vogliono continuare a fare da spettatori o si decideranno finalmente ad aiutare questo settore, sempre più alla disperazione? Si sbrighino, perché in autunno, insieme a chi si suicida, abbiamo paura che la situazione degeneri in episodi più gravi. Sarebbe un’ulteriore tragedia, che il Paese non può permettersi».
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Alberto Lupini
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