La Legge di stabilità 2018 ha inserito all’articolo 47 l’istituzione di “
distretto del cibo” e di “enoturismo”, consentendo di fatto alle aziende e cooperative agricole di vendere prodotti trasformati e pronti per il consumo, non specificatamente di produzione propria, anche attraverso strutture mobili e in modalità itineranti. Tale norma ha generato una
levata di scudi da parte delle associazioni di categoria e il presidente Stoppani chiede con grande forza
regole uguali per tutti.
Lino Stoppani
Presidente che succede, perché una reazione così dura?Siamo molto arrabbiati, stiamo preparando un vero e proprio manifesto della categoria, che denuncia come tutte le politiche del mondo del cibo si siano appiattite sulle esigenze degli agricoltori, i quali di questo mondo e di questa filiera sono solo una delle componenti, legittima, ma solo una.
Cosa trova ingiusto?Che la ristorazione sia esclusa dai medesimi benefici assegnati agli agricoltori, è un’assurdità, perché sono i ristoranti la salvaguardia del patrimonio gastronomico.
Miopia del legislatore?Il ministro Maurizio Martina deve capire che il settore della ristorazione con le sue 300mila imprese e il suo milione di addetti, è una priorità di questo Paese. Troppo comodo chiamare i nostri cuochi nelle manifestazioni in giro per il mondo per metterli in vetrina e poi dequalificare e mortificare il settore con questi interventi. Il ministro smetta di “farsi bello” grazie al lavoro della nostra categoria per poi ignorare le nostre istanze.
Cosa farete?Il nostro manifesto andrà a tutti i cuochi perché va chiarito che il danno è enorme. Siamo in campagna elettorale e il settore ne terrà conto. Se pensano di rabbonirci con il fatto che il regolamento di definizione dei “distretti del cibo” coinvolge anche il ministero dello Sviluppo economico, si sbagliano, sono briciole. In questi giorni, la scomparsa di Gualtiero Marchesi ha posto la cucina italiana e i suoi valori all’attenzione di tutti, è il momento di rispettare la ristorazione e gli chef che oggi interpretano gli insegnamenti del grande Marchesi, sappiano valutare la politica di un ministro appiattito sui voleri dell’agricoltura.
Chiedete rispetto e attenzione...Certamente, siamo una realtà importante, sempre sfruttata per le occasioni istituzionali e mai destinataria di politiche di sostegno o di incentivi che esistono, invece per gli agricoltori. Il cibo è una delle principali leve del turismo in Italia, gli stranieri vengono per questo e, fino a prova contraria, viene somministrato dai ristoratori e non dagli agricoltori.
Di fatto cosa sarebbe necessario?Equità e giustizia. La disparità di trattamento fiscale tra ristoratori e agricoltori, è inaccettabile. Nello stesso mercato ci vogliono le medesime regole per tutti, anche per il proliferare del cosiddetto “street food” che non rispetta il decoro e ammorba di puzza di fritto i nostri centri storici. L’immagine del cibo italiano che il mondo cerca, deve essere fatta con strategia, invece non ci viene neanche dato ascolto. D’altro canto regolamenti, tasse e burocrazia di sotterrano. Gli obblighi igienico sanitari che i ristoratori devono giustamente rispettare, questi signori non li hanno. Strade popolate di bancarelle di dubbia qualità e poi se manca un asterisco nel menù di un ristorante stellato si lanciano strali solo per avere visibilità. Si fa di tutto per mortificare.
Quindi?Chi desidera fare ristorazione è libero di farlo, inclusi gli agricoltori, senza limiti e senza barriere, ma il mercato deve avere regole uguali per tutti, altrimenti qualcuno ha un vantaggio competitivo. Le regole possono cambiare, essere alzate o abbassate, ma nello stesso modo per ciascuno. Ripeto: equità e giustizia.