#FareRete replica a Scibilia
Il collettivo, tramite gli Ambasciatori del Gusto, risponde al nostro articolo “Non c'è unione tra i cuochi. Così il Governo aiuta altri settori”, firmato da Matteo Scibilia e pubblicato il 10 giugno scorso
12 giugno 2020 | 16:48
Riceviamo e per correttezza professionale riportiamo senza commentare, limitandoci a segnalare che non condividiamo i contenuti della lettera e ricordiamo che da sempre siamo in prima linea per dare un’informazione corretta, trasparente e “unitaria” del comparto dell’enogastronomia. Respingiamo perciò qualunque tentativo di strumentalizzazione di opinioni che appartengono alla libertà di espressione. Tutti i nostri lettori conoscono bene la nostra attenzione ai problemi delle aziende e dei professionisti. Prendiamo atto che la lettera è sottoscritta da molte sigle (?) ma è inviata dall’ufficio stampa di Ambasciatori del Gusto, e che non a caso sempre lo stesso ufficio stampa ha inviato una precisazione aggiuntiva che ugualmente pubblichiamo in coda alla lettera. Siamo come sempre disponibili a prendere lezioni da tutti, un po’ meno da chi magari nasconde la mano dietro un' unità temporanea nata nell'emergenza e che temiamo (ci auguriamo di essere smentiti) non supererà l’estate.
Clicca qui per leggere l'articolo di Matteo Scibilia.
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Gentile Direttore Alberto Lupini,
partiamo dal presupposto che tutti possono sbagliare, perché si sa che sbagliare è lecito, ma quando l’errore è ripetuto, diventa uno di quei brutti vizi che poi è difficile scrollarsi di dosso. Tra questi vizi c’è anche quello di parlare - e scrivere - in maniera poco adeguata, dando informazioni che passano dall’essere imprecise all’essere scorrette. Noi, di vizi e viziosi, ci siamo sempre disinteressati per natura. Ma ogni parola, a seconda del contesto, ha un peso specifico diverso e a certi discorsi o articoli è doveroso rispondere. Facciamo riferimento a quanto scritto da Matteo Scibilia il 10 giugno u.s.
Innanzitutto non è corretto, a nostro avviso, sostenere che le nuove associazioni nate abbiano fatto disperdere le forze e dividere ulteriormente i professionisti del settore. Volendo dar retta a questo pensiero le novità, specialmente quelle piccole, dovrebbero rimanere chiuse nel cassetto oppure essere elargite a Elefantiaci apparati nella speranza di attenzione e accoglimento? L’Italia si regge sulle microimprese, che con coraggio nascono e ogni giorno, tra mille tribolamenti, vanno avanti. E le micro Associazioni, come quelle di quartiere, non servono forse a scopi specifici?
Pensando in termini di comparto, l’Italia è il Paese con la più grande biodiversità al mondo, dovremmo forse eliminare tutte le varietà più piccole ed avere una sola materia prima? Le piccole produzioni tolgono fette di mercato a quelle più grandi?
È errato, inoltre, affermare che Fipe e Fiepet siano state le uniche a confrontarsi ogni giorno con le strutture governative per cercare di ridurre i danni del lockdown ed è ancora più errato sostenere che le nuove “sigle” - anche su questo termine avremmo molto da discutere - sono nate per “difendersi da norme, decreti antivirus ed economici che non aiutavano il settore”. L’elenco degli errori continua dove si parla di mancanza di dialogo, di rinuncia al particulare, di incapacità rappresentativa.
Il paradosso consiste proprio nel rovesciamento della verità: perché tutto quello che nell’articolo si denuncia essere mancato, in realtà c’è stato; un progetto forte, che ha saputo portare richieste importanti al Governo, come sottolineato proprio da Italia a Tavola in data 25 maggio 2020 (link all’articolo).
Con una visione d'insieme, che mette in primo piano il bene comune anziché gli individualismi è stato consacrato, per la prima volta in Italia, l’avvio del progetto #FareRete, un comparto per il comparto. Nessuno degli oltre 30 presidenti si è autoproclamato leader, riconoscendo gli altri omologhi come colleghi. È forse questo un punto di debolezza? Non ci risulta e quanto alla visibilità beh, se è vero che siamo in guerra, è vero che ognuno sceglie le armi con cui combattere. E noi siamo convinti che per vincere la guerra serva da principio una profonda conoscenza del settore e delle norme che lo regolano, un piano strategico e dettagliato, una visione a lungo termine che non può esaurirsi in una protesta hic et nunc. Nessuna rivoluzione gentile è stata realizzata in 24 ore.
Tutte le azioni di #FareRete a partire dal primo Manifesto, sono documentate e condivise sia internamente con gli Associati di ogni realtà aderente, sia veicolate all’esterno. L’intento non è la ricerca di visibilità fine a se stessa, ma avere quella giusta forza trasversale, aggregando tutto il comparto (ristorazione, addetti di sala, panificazione e pizza, pasticceria, gelateria, accoglienza, etc.) per esprimere concetti chiari, concreti e di buon senso di modo che i media e la politica potessero avviare una riflessione concreta sull’evolversi del settore.
Eppure proprio “l’informazione” che avrebbe potuto tracciare un percorso nuovo, si è astenuta da ogni approfondimento. Nessuna domanda è stata fatta, nessuno ha chiesto chiarimenti o approfondimenti nonostante le nostre comunicazioni coese e precise. Constatiamo che fa più clamore (share, clickbait) il riporto di alcune manifestazione di folklore, anziché dei contenuti o dei motivi che hanno portato alle dichiarazioni fatte e cause perorate.
Non siamo qui ad elencare gli incontri pubblici e privati fatti con il Governo e con le varie forze politiche, la sinergia coltivata con i Presidenti di Regione per superare le criticità innescate dai tavoli chiamati dalla politica, in quanto quello era il fine a breve termine ma non il mezzo per dimostrare (dimostrare cosa? Preferiamo parlare di risultati, anziché fare proclami di intenzioni o prenderci meriti non dimostrabili. Preferiamo non commettere gli errori che contestiamo quotidianamente, non cadere nell’errore di essere complici.). Abbiamo sempre preferito comunicare cose certe, opinioni motivate, fare critiche ma nel contempo proporre, in altre parole collaborare, mettere a disposizione ciò che sappiamo per il bene di tutto il settore che rappresentiamo.
Potremmo continuare citando il piano di azione pluriennale proposto al Governo, alle misure individuate per il green deal e nello specifico dal “Farm to Fork”, centinaia di milioni di euro, nessuna sigla sindacale lo ha fatto, #FareRete si.
Eppure i media non parlano, non approfondiscono, forse perché stiamo combattendo guerre diverse. Per noi, vincere vuol dire restituire a tutti i nostri Associati e a tutto il comparto della ristorazione e dell’accoglienza italiana quella dignità che merita. Una dignità che si manifesta nell’essere rappresentati, interpellati, ascoltati e che fino ad oggi non c’è stata proprio perché “il settore non è coeso e compatto”. Questo è un dato di fatto, è sicuramente un vizio, che però abbiano imparato a conoscere e combattere.
#FareRete è un progetto, un tentativo di realizzare tutto questo, nato dalla voglia di superare quel limite. Ognuno mette quello che può, animati non certo da ritorni personalistici o calcoli di convenienza, ma da un’Idea. Sappiamo che la strada è lunga e tortuosa e non abbiamo certezza della riuscita dell’impresa. Ma secondo quale principio un’idea nuova e dalle enormi potenzialità dovrebbe essere abbandonata perché non si è certi della riuscita?
La nostra battaglia si vince insieme. E lo si fa con i fatti ma anche con le parole. Perché i fatti vanno raccontati, ma in modo leale e veritiero. Ecco quindi che forse, invece che un Prof. Zangrillo dei cuochi servirebbe una penna che scriva i fatti con Coraggio, Competenza, Professionalità, Sfida costruttiva. E se non lo fa la stampa di settore quella che da anni si proclama come il miglior amico dei ristoratori, chi lo dovrebbe fare?
Questa lettera è sottoscritta dalle seguenti realtà: ADG, Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto; AIG, Associazione Italiana Gelatieri; AMPI - Accademia Maestri Pasticceri Italiani; APAR, Associazione Provinciale Pasticceri Artigiani Reggini; APCI, Associazione Professionale Cuochi Italiani; APGA, Associazione Pasticceri Gelatieri Artigiani; APN, Associazione Pizzaiuoli Napoletani; APT, Associazione Pizza Tramonti; Associazione Ristoranti Follonica; CHIC, Charming Italian Chef; Cibo di Mezzo; Compagnia dei Gelatieri; Conpait, Confederazione Pasticceri italiani; Conpait Gelato; EPPCI, Eccellenza Professionale Pasticceria Cioccolateria Italiana; Euro-Toques Italia; FIC Federazione Italiana Cuochi; Gelatieri per il Gelato; JRE, Jeunes Restaurateurs Italia; Consorzio La Puglia è Servita; IMPRENDISUD; PQR, Consorzio Parma Quality Restaurants; Richemont Club Italia; Ristoranti del Buongusto; Ristoratori Emilia Romagna; Ri.Un., Ristoratori Uniti; SAC, Ristoratori del Sannio e alto Casertano; Solidus Turismo; Unione Ristoranti del Buon Ricordo.
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Sempre dall’ufficio stampa degli Ambasciatori del Gusto abbiamo ricevuto la seguente precisazione, che riportiamo integralmente di seguito.
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AdG nulla c’entra con i sindacati se non nella filosofia con cui è nata ovvero una comunione d’intenti e una condivisione di obiettivi tra tutti gli Associati. Rappresenta una realtà democratica che non condivide alcunché con la monarchia: rispetto quanto riportato nel vostro articolo del 10 giugno a firma Scibilia, la vera notizia è che non c’è Re né Regina. Ci sono invece gli Ambasciatori del Gusto, quelli che fin dal 25 febbraio si sono uniti per affrontare un’emergenza imprevista e drammatica e lo hanno fatto sottoscrivendo appelli istituzionali, proponendo misure d’emergenza, dialogando con le istituzioni, mettendosi a servizio delle parti sociali. Lo hanno fatto perché ne hanno facoltà, capacità, strumenti. E, attenzione, non lo hanno fatto per salvaguardare “il proprio orticello” ma per tutelare e promuovere l’intero settore: quello di cui voi in primis vi vantate e che tutto il mondo apprezza.
A conferma di tutto quanto sopra detto si invita a leggere, in cronologia, i comunicati stampa che dimostrano la veridicità e la concretezza di quando stiamo precisando.
Cordialmente,
Gli Ambasciatori del Gusto
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Clicca qui per leggere l'articolo di Matteo Scibilia.
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Gentile Direttore Alberto Lupini,
partiamo dal presupposto che tutti possono sbagliare, perché si sa che sbagliare è lecito, ma quando l’errore è ripetuto, diventa uno di quei brutti vizi che poi è difficile scrollarsi di dosso. Tra questi vizi c’è anche quello di parlare - e scrivere - in maniera poco adeguata, dando informazioni che passano dall’essere imprecise all’essere scorrette. Noi, di vizi e viziosi, ci siamo sempre disinteressati per natura. Ma ogni parola, a seconda del contesto, ha un peso specifico diverso e a certi discorsi o articoli è doveroso rispondere. Facciamo riferimento a quanto scritto da Matteo Scibilia il 10 giugno u.s.
Innanzitutto non è corretto, a nostro avviso, sostenere che le nuove associazioni nate abbiano fatto disperdere le forze e dividere ulteriormente i professionisti del settore. Volendo dar retta a questo pensiero le novità, specialmente quelle piccole, dovrebbero rimanere chiuse nel cassetto oppure essere elargite a Elefantiaci apparati nella speranza di attenzione e accoglimento? L’Italia si regge sulle microimprese, che con coraggio nascono e ogni giorno, tra mille tribolamenti, vanno avanti. E le micro Associazioni, come quelle di quartiere, non servono forse a scopi specifici?
Pensando in termini di comparto, l’Italia è il Paese con la più grande biodiversità al mondo, dovremmo forse eliminare tutte le varietà più piccole ed avere una sola materia prima? Le piccole produzioni tolgono fette di mercato a quelle più grandi?
È errato, inoltre, affermare che Fipe e Fiepet siano state le uniche a confrontarsi ogni giorno con le strutture governative per cercare di ridurre i danni del lockdown ed è ancora più errato sostenere che le nuove “sigle” - anche su questo termine avremmo molto da discutere - sono nate per “difendersi da norme, decreti antivirus ed economici che non aiutavano il settore”. L’elenco degli errori continua dove si parla di mancanza di dialogo, di rinuncia al particulare, di incapacità rappresentativa.
Il paradosso consiste proprio nel rovesciamento della verità: perché tutto quello che nell’articolo si denuncia essere mancato, in realtà c’è stato; un progetto forte, che ha saputo portare richieste importanti al Governo, come sottolineato proprio da Italia a Tavola in data 25 maggio 2020 (link all’articolo).
Con una visione d'insieme, che mette in primo piano il bene comune anziché gli individualismi è stato consacrato, per la prima volta in Italia, l’avvio del progetto #FareRete, un comparto per il comparto. Nessuno degli oltre 30 presidenti si è autoproclamato leader, riconoscendo gli altri omologhi come colleghi. È forse questo un punto di debolezza? Non ci risulta e quanto alla visibilità beh, se è vero che siamo in guerra, è vero che ognuno sceglie le armi con cui combattere. E noi siamo convinti che per vincere la guerra serva da principio una profonda conoscenza del settore e delle norme che lo regolano, un piano strategico e dettagliato, una visione a lungo termine che non può esaurirsi in una protesta hic et nunc. Nessuna rivoluzione gentile è stata realizzata in 24 ore.
Tutte le azioni di #FareRete a partire dal primo Manifesto, sono documentate e condivise sia internamente con gli Associati di ogni realtà aderente, sia veicolate all’esterno. L’intento non è la ricerca di visibilità fine a se stessa, ma avere quella giusta forza trasversale, aggregando tutto il comparto (ristorazione, addetti di sala, panificazione e pizza, pasticceria, gelateria, accoglienza, etc.) per esprimere concetti chiari, concreti e di buon senso di modo che i media e la politica potessero avviare una riflessione concreta sull’evolversi del settore.
Eppure proprio “l’informazione” che avrebbe potuto tracciare un percorso nuovo, si è astenuta da ogni approfondimento. Nessuna domanda è stata fatta, nessuno ha chiesto chiarimenti o approfondimenti nonostante le nostre comunicazioni coese e precise. Constatiamo che fa più clamore (share, clickbait) il riporto di alcune manifestazione di folklore, anziché dei contenuti o dei motivi che hanno portato alle dichiarazioni fatte e cause perorate.
Non siamo qui ad elencare gli incontri pubblici e privati fatti con il Governo e con le varie forze politiche, la sinergia coltivata con i Presidenti di Regione per superare le criticità innescate dai tavoli chiamati dalla politica, in quanto quello era il fine a breve termine ma non il mezzo per dimostrare (dimostrare cosa? Preferiamo parlare di risultati, anziché fare proclami di intenzioni o prenderci meriti non dimostrabili. Preferiamo non commettere gli errori che contestiamo quotidianamente, non cadere nell’errore di essere complici.). Abbiamo sempre preferito comunicare cose certe, opinioni motivate, fare critiche ma nel contempo proporre, in altre parole collaborare, mettere a disposizione ciò che sappiamo per il bene di tutto il settore che rappresentiamo.
Potremmo continuare citando il piano di azione pluriennale proposto al Governo, alle misure individuate per il green deal e nello specifico dal “Farm to Fork”, centinaia di milioni di euro, nessuna sigla sindacale lo ha fatto, #FareRete si.
Eppure i media non parlano, non approfondiscono, forse perché stiamo combattendo guerre diverse. Per noi, vincere vuol dire restituire a tutti i nostri Associati e a tutto il comparto della ristorazione e dell’accoglienza italiana quella dignità che merita. Una dignità che si manifesta nell’essere rappresentati, interpellati, ascoltati e che fino ad oggi non c’è stata proprio perché “il settore non è coeso e compatto”. Questo è un dato di fatto, è sicuramente un vizio, che però abbiano imparato a conoscere e combattere.
#FareRete è un progetto, un tentativo di realizzare tutto questo, nato dalla voglia di superare quel limite. Ognuno mette quello che può, animati non certo da ritorni personalistici o calcoli di convenienza, ma da un’Idea. Sappiamo che la strada è lunga e tortuosa e non abbiamo certezza della riuscita dell’impresa. Ma secondo quale principio un’idea nuova e dalle enormi potenzialità dovrebbe essere abbandonata perché non si è certi della riuscita?
La nostra battaglia si vince insieme. E lo si fa con i fatti ma anche con le parole. Perché i fatti vanno raccontati, ma in modo leale e veritiero. Ecco quindi che forse, invece che un Prof. Zangrillo dei cuochi servirebbe una penna che scriva i fatti con Coraggio, Competenza, Professionalità, Sfida costruttiva. E se non lo fa la stampa di settore quella che da anni si proclama come il miglior amico dei ristoratori, chi lo dovrebbe fare?
Questa lettera è sottoscritta dalle seguenti realtà: ADG, Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto; AIG, Associazione Italiana Gelatieri; AMPI - Accademia Maestri Pasticceri Italiani; APAR, Associazione Provinciale Pasticceri Artigiani Reggini; APCI, Associazione Professionale Cuochi Italiani; APGA, Associazione Pasticceri Gelatieri Artigiani; APN, Associazione Pizzaiuoli Napoletani; APT, Associazione Pizza Tramonti; Associazione Ristoranti Follonica; CHIC, Charming Italian Chef; Cibo di Mezzo; Compagnia dei Gelatieri; Conpait, Confederazione Pasticceri italiani; Conpait Gelato; EPPCI, Eccellenza Professionale Pasticceria Cioccolateria Italiana; Euro-Toques Italia; FIC Federazione Italiana Cuochi; Gelatieri per il Gelato; JRE, Jeunes Restaurateurs Italia; Consorzio La Puglia è Servita; IMPRENDISUD; PQR, Consorzio Parma Quality Restaurants; Richemont Club Italia; Ristoranti del Buongusto; Ristoratori Emilia Romagna; Ri.Un., Ristoratori Uniti; SAC, Ristoratori del Sannio e alto Casertano; Solidus Turismo; Unione Ristoranti del Buon Ricordo.
“”
Sempre dall’ufficio stampa degli Ambasciatori del Gusto abbiamo ricevuto la seguente precisazione, che riportiamo integralmente di seguito.
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AdG nulla c’entra con i sindacati se non nella filosofia con cui è nata ovvero una comunione d’intenti e una condivisione di obiettivi tra tutti gli Associati. Rappresenta una realtà democratica che non condivide alcunché con la monarchia: rispetto quanto riportato nel vostro articolo del 10 giugno a firma Scibilia, la vera notizia è che non c’è Re né Regina. Ci sono invece gli Ambasciatori del Gusto, quelli che fin dal 25 febbraio si sono uniti per affrontare un’emergenza imprevista e drammatica e lo hanno fatto sottoscrivendo appelli istituzionali, proponendo misure d’emergenza, dialogando con le istituzioni, mettendosi a servizio delle parti sociali. Lo hanno fatto perché ne hanno facoltà, capacità, strumenti. E, attenzione, non lo hanno fatto per salvaguardare “il proprio orticello” ma per tutelare e promuovere l’intero settore: quello di cui voi in primis vi vantate e che tutto il mondo apprezza.
A conferma di tutto quanto sopra detto si invita a leggere, in cronologia, i comunicati stampa che dimostrano la veridicità e la concretezza di quando stiamo precisando.
Cordialmente,
Gli Ambasciatori del Gusto
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Alberto Lupini
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