E anche con la seconda ondata non abbiamo imparato nulla
Ricaduti in una seconda emergenza sanitaria dopo i bagordi estivi, la classe politica torna a litigare e i lavoratori a protestare. Sarebbe invece importante lavorare per un futuro migliore, tutti insieme
08 dicembre 2020 | 13:41
di Rocco Pozzulo
Il solito teatrino all'italiana, anche in questa seconda ondata
Intanto in tutto questo scenario di tragico teatrino all’italiana, c’è chi pure (tra politici e amministratori pubblici) accetta di buon cuore e senza ritegno gli aumenti salariali piovuti dal cielo, oppure altri che si rivolgono ai tribunali per la decurtazione (promossa dai grillini) dei loro eminenti stipendi e benefit economici.
La gente comune di tutta Italia è esausta: aver già affrontato un lockdown ha messo a dura prova gli animi e l’indole ottimistica tipica del nostro Belpaese; questo nuovo “scenario”, con un ritorno alle serrate, non aiuta certo ad avere atteggiamenti fiduciosi verso il futuro prossimo - ne tanto meno verso chi queste limitazioni ce le impone.
Il nostro Ente, la Federazione Italiana Cuochi, raffigura con i suoi tesserati uno degli indotti lavorativi più colpiti da questa emergenza epidemica; ma non accusa nessuno, e non incita scellerate manifestazioni di piazza con lo scopo di fomentare solo disordine e violenza gratuita.
La Fic da sempre esprime le proprie opinioni nelle opportune sedi, manifesta anche nelle strade i leciti dissensi, sempre però nel rispetto dei ruoli e in maniera democratica, elementi necessari per un confronto costruttivo. Come più volte ribadito, anche in questa rubrica editoriale, siamo tutti nella stessa barca: se affonda, naufraghiamo tutti, e non solo l’Italia.
Indistintamente ogni Nazione al mondo sta attraversando, in questo preciso momento storico, un concatenamento di dinamiche “non controllabili” e non imputabili a dirette responsabilità oggettive, portando i sistemi economici e produttivi di molti Paesi ai margini del tracollo. Difatti l’intero pianeta sta affrontando congiuntamente una gravissima emergenza sanitaria, i postumi (ancora in atto) di una crisi economica mondiale delle maggiori potenze e stati industriali, e per ultimo, ma non meno grave, il problema ambientale (cambiamenti climatici e sostenibilità), giunto ad un punto di allarme e di urgenza tali da far presagire, se non affrontato concretamente, scenari apocalittici per il genere umano nel giro di pochi decenni d’anni.
Lasciamo le sterili polemiche e le diatribe politiche e di fazione, mettiamoci attorno ad un tavolo, dove ognuno deve contribuire con equilibrio, saggezza e determinazione, investendo indistintamente in strategie comuni, che servano a provvedere (purtroppo non in tempi brevi) all’uscita del tunnel, per tutti. Collaboriamo e soffriamo “insieme”, consapevoli che spesso dai nostri errori si può - e si dovrebbe - imparare e migliorare.
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Alberto Lupini