Direttori d'hotel: Anche noi in fase 2 Servono misure uguali per il Paese
Per il presidente dell'Associazione direttori d'albergo Alessandro D'Andrea, l'hotellerie ha bisogno di risposte e subito: sia sul piano finanziario che su quello delle misure da prendere per la sicurezza degli ospiti . D'Andrea ha inoltre aggiunto che è necessario un Piano per tutto il Paese: «Il frazionamento regionale danneggerebbe tutto il settore»
26 aprile 2020 | 17:47
Ada, l’Associazione Direttori Albergo sollecita. Si rivolge ai vertici ministeriali e governativi, alle istituzioni regionali e locali, alle associazioni di categoria e a tutti gli attori competenti in ambito turistico-alberghiero. Si rivolge a tutte queste figure con lo scopo di creare un tavolo di confronto, al quale far sedere anche i protagonisti del quotidiano, i manager delle strutture. Un tavolo che sia capace di dar voce alle preoccupazioni, spazio alle idee, che sia un'occasione per far emergere pareri tecnici e punti di vista strategici.
Non c'è tempo da perdere per l'associazione, specialmente nell'ottica in cui il settore alberghiero non rientri nelle priorità del Governo per la Fase 2. «Se dobbiamo aspettare - ha spiegato Alessandro D'Andrea, presidente nazionale Ada - l’attivazione ufficiale della Fase 2 per iniziare a ragionare sulle priorità, noi saremo pronti a tornare al lavoro solo nella fase 3 o addirittura 4. Riteniamo quanto mai necessario che anche la nostra categoria venga chiamata attivamente al confronto perché serve e servirà tantissima programmazione per un settore, quello alberghiero, che è complicatissimo e le cui istanze sono sconosciute ai più. Sicuramente la cosa certa è che serve un “Piano Paese” sia a livello normativo che di comunicazione e marketing, per progettare la ripartenza e la tenuta dell’industria turismo in Italia. Se lasciamo alle Regioni la possibilità di frastagliare le offerte e le norme di sicurezza, perdiamo tutti».
Insomma, regole e disposizioni chiare e univoche, che poi si possano adattare alle diversità dei veri territori, dei vari ambiti turistici. Nessuna divisione, una collaborazione corale è quel che serve, e tanto tanto confronto. Le priorità sulle quali ragionare per il settore riguardano aspetti quali quello fiscale e contributivo, quello dell’aggiornamento professionale, sulla sanificazione, sulle normative di sicurezza e responsabilità, sui protocolli sociali.
Secondo D'Andrea, approfondendo, il turismo e gli hotel in particolare devono essere sostenuti a livello finanziario e normativo per ricominciare velocemente a produrre ricavi e per salvaguardare l’occupazione dei collaboratori. «Come direttori di albergo abbiamo la responsabilità di garantire, da una parte i posti di lavoro dei dipendenti (con la consapevolezza che le nostre aziende ripartiranno con molta lentezza) e la loro sicurezza, dall’altra la sicurezza anche di clienti e collaboratori esterni di aziende partner. Aprire o riaprire un albergo, dopo il cambiamento epocale che subiranno le nostre abitudini di vita e di lavoro, non è assolutamente semplice. Non è come riaprire la porta di un ufficio e distanziare le scrivanie. In un albergo abbiamo a che fare con ogni genere di settore merceologico e produttivo e dobbiamo essere pronti e veloci ad adeguarci in modo corretto per far fronte anche al diverso modus operandi che riguarderà i vari dipartimenti. Inoltre l’Italia è un Paese dal territorio estremamente eterogeneo e va da sé che ogni destinazione ha esigenze e problematiche differenti. In ogni diversa destinazione si può godere di diversi “turismi” (mare/montagna/città d’arte/enogastronomia/cycling/spa/ sportivo/convegnistico ecc.).
Alessandro D'Andrea torna a rimarcare i rischi di un frazionamento territoriale: «La ripartenza pone ovviamente l’attenzione primaria sui rischi sanitari». Nell’attuale organizzazione nazionale proprio la sanità e il turismo sono competenze demandate alle autonomie regionali. Quali sono allora i rischi per il settore? «Il rischio che corriamo per il nostro settore è che, oltre ad esserci tempi di ripartenza diversi, ci siano anche regolamentazioni differenti tra le varie destinazioni. Questo creerebbe molta confusione e frammentazione per gli attori del turismo. Diverse regole, diversi rischi e diverse opportunità agevoleranno una concorrenza incontrollata tra i territori, tra strutture, operatori e offerte. Inevitabile anche la confusione per l’utente finale che, già fortemente provato sul piano psicologico ed economico, dovrà orientarsi tra le diverse procedure di fruibilità, tra strutture e territori.
Altro problema oltre al frazionamento, riguarda i collaboratori, per i quali D'Andrea ha pensato a delle soluzioni ottimali. Ad esempio, «bisogna snellire la gestione HR rendendo più fruibile la riorganizzazione delle mansioni, la gestione del nastro orario, l’accesso alla formazione interna ed esterna (es. cross training, formazione finanziata). Insomma, maggiore flessibilità a 360°». Inoltre per garantire le retribuzioni nette, «è necessario diminuire i costi contributivi per sostenere l’impatto della riduzione dei ricavi». Continua il presidente Ada: «Auspichiamo l’estensione del Fis/Cigs almeno fino alla fine dell’anno, con un’attenzione particolare ai lavoratori stagionali e con maggiore accesso agli ammortizzatori sociali». Conclude poi: «Molte attività negli hotel saranno organizzate diversamente rispetto al passato (vedi F&B – M&C – SPA, Housekeeping) e dobbiamo ricevere con urgenza e anticipo indicazioni precise su come gestire i diversi ambiti operativi, per poter operare in regola e soprattutto in sicurezza sanitaria».
Last but not least, la sicurezza dei clienti, che «deve trovare la sua totale applicazione dato che come direttori di albergo ne siamo responsabili». Quindi, «gli ospiti di un hotel, anche se per un tempo limitato, vivono la loro vita nelle nostre strutture e dobbiamo garantire loro ogni genere di confort e di benessere, come se fossero a casa loro. Trattandosi di un’emergenza sanitaria è imprescindibile sapere e capire quali sono i limiti dentro cui poterci muovere per garantire loro la massima e più totale igiene senza correre rischi per la loro e la nostra salute. Anche in questo caso è fondamentale ricevere linee guida, anche in ambito di sicurezza sanitaria, che siano chiare e univoche ma soprattutto che siano studiate affinché possano trovare applicazione all’interno di un hotel e nei diversi tipi di hotel. La limitazione o la chiusura di alcuni servizi possono rendere una determinata struttura poco appetibile (Congress Hotel, Spa Resort, etc) rischiando di far perdere loro importanti quote di mercato».
Per informazioni: www.adaitalia.it
Il presidente e i collaboratori di Ada
Non c'è tempo da perdere per l'associazione, specialmente nell'ottica in cui il settore alberghiero non rientri nelle priorità del Governo per la Fase 2. «Se dobbiamo aspettare - ha spiegato Alessandro D'Andrea, presidente nazionale Ada - l’attivazione ufficiale della Fase 2 per iniziare a ragionare sulle priorità, noi saremo pronti a tornare al lavoro solo nella fase 3 o addirittura 4. Riteniamo quanto mai necessario che anche la nostra categoria venga chiamata attivamente al confronto perché serve e servirà tantissima programmazione per un settore, quello alberghiero, che è complicatissimo e le cui istanze sono sconosciute ai più. Sicuramente la cosa certa è che serve un “Piano Paese” sia a livello normativo che di comunicazione e marketing, per progettare la ripartenza e la tenuta dell’industria turismo in Italia. Se lasciamo alle Regioni la possibilità di frastagliare le offerte e le norme di sicurezza, perdiamo tutti».
Insomma, regole e disposizioni chiare e univoche, che poi si possano adattare alle diversità dei veri territori, dei vari ambiti turistici. Nessuna divisione, una collaborazione corale è quel che serve, e tanto tanto confronto. Le priorità sulle quali ragionare per il settore riguardano aspetti quali quello fiscale e contributivo, quello dell’aggiornamento professionale, sulla sanificazione, sulle normative di sicurezza e responsabilità, sui protocolli sociali.
Secondo D'Andrea, approfondendo, il turismo e gli hotel in particolare devono essere sostenuti a livello finanziario e normativo per ricominciare velocemente a produrre ricavi e per salvaguardare l’occupazione dei collaboratori. «Come direttori di albergo abbiamo la responsabilità di garantire, da una parte i posti di lavoro dei dipendenti (con la consapevolezza che le nostre aziende ripartiranno con molta lentezza) e la loro sicurezza, dall’altra la sicurezza anche di clienti e collaboratori esterni di aziende partner. Aprire o riaprire un albergo, dopo il cambiamento epocale che subiranno le nostre abitudini di vita e di lavoro, non è assolutamente semplice. Non è come riaprire la porta di un ufficio e distanziare le scrivanie. In un albergo abbiamo a che fare con ogni genere di settore merceologico e produttivo e dobbiamo essere pronti e veloci ad adeguarci in modo corretto per far fronte anche al diverso modus operandi che riguarderà i vari dipartimenti. Inoltre l’Italia è un Paese dal territorio estremamente eterogeneo e va da sé che ogni destinazione ha esigenze e problematiche differenti. In ogni diversa destinazione si può godere di diversi “turismi” (mare/montagna/città d’arte/enogastronomia/cycling/spa/ sportivo/convegnistico ecc.).
Alessandro D'Andrea
Alessandro D'Andrea torna a rimarcare i rischi di un frazionamento territoriale: «La ripartenza pone ovviamente l’attenzione primaria sui rischi sanitari». Nell’attuale organizzazione nazionale proprio la sanità e il turismo sono competenze demandate alle autonomie regionali. Quali sono allora i rischi per il settore? «Il rischio che corriamo per il nostro settore è che, oltre ad esserci tempi di ripartenza diversi, ci siano anche regolamentazioni differenti tra le varie destinazioni. Questo creerebbe molta confusione e frammentazione per gli attori del turismo. Diverse regole, diversi rischi e diverse opportunità agevoleranno una concorrenza incontrollata tra i territori, tra strutture, operatori e offerte. Inevitabile anche la confusione per l’utente finale che, già fortemente provato sul piano psicologico ed economico, dovrà orientarsi tra le diverse procedure di fruibilità, tra strutture e territori.
Altro problema oltre al frazionamento, riguarda i collaboratori, per i quali D'Andrea ha pensato a delle soluzioni ottimali. Ad esempio, «bisogna snellire la gestione HR rendendo più fruibile la riorganizzazione delle mansioni, la gestione del nastro orario, l’accesso alla formazione interna ed esterna (es. cross training, formazione finanziata). Insomma, maggiore flessibilità a 360°». Inoltre per garantire le retribuzioni nette, «è necessario diminuire i costi contributivi per sostenere l’impatto della riduzione dei ricavi». Continua il presidente Ada: «Auspichiamo l’estensione del Fis/Cigs almeno fino alla fine dell’anno, con un’attenzione particolare ai lavoratori stagionali e con maggiore accesso agli ammortizzatori sociali». Conclude poi: «Molte attività negli hotel saranno organizzate diversamente rispetto al passato (vedi F&B – M&C – SPA, Housekeeping) e dobbiamo ricevere con urgenza e anticipo indicazioni precise su come gestire i diversi ambiti operativi, per poter operare in regola e soprattutto in sicurezza sanitaria».
Last but not least, la sicurezza dei clienti, che «deve trovare la sua totale applicazione dato che come direttori di albergo ne siamo responsabili». Quindi, «gli ospiti di un hotel, anche se per un tempo limitato, vivono la loro vita nelle nostre strutture e dobbiamo garantire loro ogni genere di confort e di benessere, come se fossero a casa loro. Trattandosi di un’emergenza sanitaria è imprescindibile sapere e capire quali sono i limiti dentro cui poterci muovere per garantire loro la massima e più totale igiene senza correre rischi per la loro e la nostra salute. Anche in questo caso è fondamentale ricevere linee guida, anche in ambito di sicurezza sanitaria, che siano chiare e univoche ma soprattutto che siano studiate affinché possano trovare applicazione all’interno di un hotel e nei diversi tipi di hotel. La limitazione o la chiusura di alcuni servizi possono rendere una determinata struttura poco appetibile (Congress Hotel, Spa Resort, etc) rischiando di far perdere loro importanti quote di mercato».
Per informazioni: www.adaitalia.it
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Alberto Lupini
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