Crisi del lavoro e problemi ambientali: bisogna cambiare paradigma
Ci vogliono soluzioni concrete, efficaci e durature per attuare strategie vincenti: dalla carenza di personale nel turismo al tema della sostenibilità, dobbiamo cambiare prospettive e mettere in atto strategie vincenti
Dopo 38 anni di esperienza nel mondo del food, del foodservice e dell’hospitality, seguo con grande interesse - anche perché direttamente legato alla mia attività di imprenditore e consulente gestionale del settore - il grande dibattito sulla questione della grave mancanza di personale nel turismo. Non è più solo un problema qualitativo, come sembrava alcuni anni fa, ma anche e soprattutto quantitativo. Ognuno dice la sua, al punto che non si capisce più di cosa si stia parlando: il danno del reddito di cittadinanza, i giovani che non hanno voglia di lavorare, gli imprenditori che pagano poco e sfruttano, il governo che non abbassa le tasse, i politici, la pandemia, la guerra... Insomma, tutte vittime e tutti colpevoli!
Gli esperti urlano che “la stagione estiva è a rischio”, ma a mio avviso c’è ben altro che la sola stagione estiva. A rischio c’è l’intero sistema produttivo che, molto prima del reddito di cittadinanza e gli altri argomenti di cui sopra, ci mostrava che qualcosa nei processi che governano e regolano il settore (non solo quello del foodservice) non producevano i risultati necessari. Ricordiamoci, ahimè, che siamo tutti responsabili di ciò che sta succedendo. Nessuno può chiamarsi fuori dal sistema. Bisogna agire con determinazione e forza per trovare soluzioni efficaci e durature, che possano permettere a tutti di guardare avanti con entusiasmo e maggiore tranquillità. Cambiare il paradigma, questa è la parola d’ordine. Bisogna riuscire ad imparare dagli errori per non ripeterli più. Ci vogliono fatti e azioni concrete. Lamentarsi continuamente di tutto e di tutti non aiuta nessuno, accusarsi a vicenda per cose fatte o non fatte non contribuisce mai in maniera positiva alla creazione di dialoghi costruttivi.
I problemi di oggi sono frutto di scelte e strategie sbagliate
Le “vecchie” generazioni, che a loro dire hanno dovuto spaccarsi la schiena, vivendo con sacrifici e dedizione per la famiglia e il posto di lavoro, accusano i giovani che “sudano poco e non vogliono prendersi responsabilità nel lavoro e nella vita”. Mi chiedo se ci rendiamo conto che i giovani accusati sono in realtà i nostri figli, li abbiamo cresciuti, educati e formati noi e siamo sempre noi gli artefici del loro futuro, ovvero della società odierna. Dobbiamo trovare il coraggio per ammettere che anche la situazione economica e politica che stiamo attraversando è frutto del nostro operato ed è il risultato delle scelte e delle strategie che abbiamo applicato per anni e che oggi ci presentano il conto salato della negligenza collettiva.
Vale la pena quindi staccarsi per un attimo delle problematiche quotidiane e analizzare con mente più lucida alcune delle strade che si prospettano come via d’uscita dalla crisi attuale. Fare modifiche e cambiamenti veloci e generalizzati, lavorare sempre sull’emergenza dei fatti contingenti, giusto perché ci stiamo accorgendo adesso di problemi di vecchia data, crea solo confusione e altri problemi. Che si tratti del mondo della scuola (di ogni odine e grado) o del mondo del lavoro, bisogna prima pensare all’impatto che si produrrà a lungo termine.
Sostenibilità ambientale tra luci e ombre: a volte la lungimiranza è miope
Puntare per esempio, di punto in bianco, esclusivamente sulla sostenibilità ambientale ci mette davanti al rischio di ripetere alcuni dei più gravi errori che abbiamo commesso in passato e cioè seguire solo una strategia e solo un metodo per la ricerca di soluzioni, non valutando bene tutti i pro e contro e soprattutto ignorando il fatto che oggi i prodotti finiti che definiamo sostenibili richiedono ancora processi produttivi inquinanti, producono residui nocivi che ancor di più necessitano di chiarezza sull’impatto che avranno i processi per il loro smaltimento.
Abbiamo già investito negli anni precedenti quasi tutti i nostri sforzi nella globalizzazione per trovarci oggi vittime di una lungimiranza miope che ci ha reso deboli e dipendenti per le forniture di materie prime e risorse energetiche, per non parlare del know-how e della creatività che abbiamo esportato ovunque, lasciandoci scappare lavoratori e talenti, per poi accorgerci oggi che manca personale qualificato.
Ci vuole un cambiamento di prospettiva per trovare nuove soluzioni
Penso che, al di là di tutto, ciò che più ci manca oggi non siano solo il grano, il mais, il gas e i fertilizzanti - cose che con difficoltà e magari a prezzo alto riusciremo comunque a trovare - bensì una visione globale, strategica e condivisa per un futuro di dignità per tutti, di prosperità e di equilibrio sostenibile. Concentriamoci allora sul trovare idee nuove, progettare strategie e soluzioni bilanciate per “cambiare il modo in cui vediamo il mondo”, piuttosto che continuare a girare nello stesso vortice di reciproche accuse e spendere energie in infiniti dibattiti che spesso ingigantiscono i problemi senza indicare soluzioni praticabili.
Per informazioni: www.giubilesiassociati.com
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Alberto Lupini