Creativo, coraggioso, indimenticabile Terry Giacomello si racconta
04 marzo 2017 | 17:57
di Clara Mennella
Si radica così la voglia di studiare, sperimentare e modificare la materia prima, il motto principale della sua cucina è “abbasso la banalità”, e per questo si complica la vita, variando il menu non in base alle stagioni ma secondo le idee e le creazioni, non inseguendo il compiacimento dei clienti, non assecondando le richieste e gli stereotipi, che da quando lavora a Parma, cuore del classicismo e della Food Valley, sono radicati, ma portando in tavola la sua personalissima “linea”.
Non sempre compreso da tutti, ma evidentemente da quelli che contano, visto che dopo tre mesi dal suo arrivo al Ristorante Inkiostro riconferma una stella Michelin, di quelle che non si discutono... Perché la creatività e la tecnica regnano sovrane in questo bellissimo ristorante che non assomiglia a nessun altro. Il viaggio gastronomico è intriso della personalità dello chef e sarà difficile da dimenticare.
Da bambino cosa sognavi di diventare?
Ho sempre sognato di fare il cuoco fin da piccolo e se rinascessi un’altra volta rifarei la stessa scelta!
Il primo sapore che ti ricordi?
Lo strudel, la lasagna, la bechamel
Qual è il senso più importante?
L’olfatto
Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato?
La cosa più difficile per me è riuscire a regalare emozioni e sorprese ai miei clienti con piatti mai banali!
Come hai speso il primo stipendio?
Il primo stipendio lo utilizzai per comperare dei coltelli seri per fare il mio lavoro.
Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
La pizza, il tiramisù, l’ossobuco
Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Il formaggio
Qual è il tuo cibo consolatorio?
I mandarini e le arance, oltre al tiramisù
Che rapporto hai con le tecnologie?
I miei rapporti con la tecnologia sono ottimi, senza tecnologia non potrei realizzare cose originali
All’inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
La pizza
Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
La mia mamma, il mio papà e la mia compagna, i grandi chef con cui ho avuto il piacere di lavorare e, se fosse un personaggio pubblico, Laura Pausini: la conobbi e mi colpì per la sua grande umiltà e sensibilità
Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
Un quadro di Kandinsky o un’idea futurista di Filippo Tommaso Marinetti
Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“Barber’s Adagio for Strings” di William Orbit
Per informazioni: www.ristoranteinkiostro.it
© Riproduzione riservata
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Alberto Lupini