Conte snobba ancora i ristoranti Cursano: «Promesse disattese»
Il vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi interviene sul decreto che ha destinato solo 600 milioni alla ristorazione. «Vogliamo lavorare, non sopravvivere» . Plaude ad alcuni degli aiuti, ma spiega che era l'occasione per dare un segnale forte anche da un punto di vista morale
08 agosto 2020 | 10:50
di Federico Biffignandi
Ristoranti ancora delusi dal Governo
Un testo che, ancora una volta, delude fortemente il mondo della ristorazione che attendeva con fiducia questo momento come segno di cambiamento e di speranza per un futuro diverso dagli ultimi mesi. «È stato come sedersi al tavolo di un ristorante con l’aspettativa di un grande pasto e vedersi servire solo una macedonia finale - ha detto il vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi, Aldo Cursano - che comunque non buttiamo via perché è pur sempre un aiuto, ma che non corrisponde a quanto ci attendevamo e a quanto ci era stato promesso».
Tanti e serrati sono stati infatti i confronti in queste ultime settimane tra le associazioni di categoria e la politica, proprio per questo ci si aspettava un aiuto vero dopo le briciole lasciate dal lockdown in poi. E invece, poco o nulla. «Ribadiamo che i danni non sono solo di tipo economico - ha detto Cursano - ma anche di tipo morale e di rispetto verso un settore chiave e verso chi lo spinge con passione e sacrifici. Questo decreto legge ci ha ferito, ma ci ha ferito anche il fatto che - al di là di alcuni segnali che comunque ci sono come la decontribuzione per i giovani che rientrano al lavoro, l’allungamento della cassa integrazione - non ci si è preoccupati a dovere di un settore che si sta spegnendo. C’era bisogno di un segnale di forza morale, di speranza anche alla luce del confronto continuo degli ultimi tempi nei quali ci era stata data voce. Il bonus andava introdotto subito, avrebbe riportato la gente nei ristoranti e attivato un circolo virtuoso che avrebbe favorito anche i giovani che sarebbero potuti tornare a lavorare. Ancora una volta la politica non compreso che se riparte il nostro settore, riparte l’Italia intera».
Aldo Cursano
E ora? Che succede? «Vogliamo leggere il decreto e continuare a confrontarci - ha risposto Cursano - perché gli aiuti comunque ci sono e non vanno disprezzati. Vorremmo però che fosse chiaro che noi non vogliamo vivere di sussidi, ma del nostro lavoro e per farlo abbiamo necessità di interventi che siano strutturali».
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Alberto Lupini