Chef Rubio a processo: insultò i poliziotti che uccisero Federico Aldrovandi

L'accusa è di diffamazione per un tweet del 2020 in cui il cuoco commentò con un tweet l’installazione dei cassonetti nel luogo dove morì il ragazzo a Ferrara dopo un intervento di polizia

17 novembre 2022 | 10:11

Il processo per diffamazione in cui è coinvolto Chef Rubio (all'anagrafe Gabriele Rubini) si terrà a Velletri, dove il noto cuoco e conduttore televisivo risiede, e non più a Ferrara. Chef Rubio è stato accusato per diffamazione nei confronti di Stefano Paoloni, in qualità di segretario generale del Sap, Sindacato autonomo di Polizia, per un tweet del settembre 2020 in cui il cuoco criticava la presenza di cassonetti in via Ippodromo, a Ferrara, nel punto in cui fu ucciso Federico Aldrovandi (e dove c’è una lapide a ricordo).


La morte di Federico Aldrovandi

Per ricostruire l'antefatto dobbiamo tornare al 25 settembre 2005, giorno in cui Federico Aldrovandi, 18 anni, morì dopo un controllo della polizia effettuato da quattro agenti: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri. Agenti che, dopo anni di indagini e perizie, sono stati condannati in primo grado nel luglio 2009 per omicidio colposo: gli agenti, infatti, avrebbero usato impropriamente i manganelli, avrebbero ammanettato in modo imprudente il ragazzo e non lo avrebbero aiutato mentre, con la faccia a terra, sussurrava, rantolando, «aiuto, aiutatemi, basta». La Cassazione, nel giugno del 2012, chiuse giudiziariamente la vicenda confermando le condanne a 3 anni e 6 mesi (tre dei quali coperti da indulto).


Lo sfogo di Rubio sui social

Una storia drammatica che ha toccato Ferrara e l’Italia intera, così come il cuoco che nel tweet scrisse: «Caro Comune di Ferrara, anche se avete messo l’installazione “la Monnezza” proprio a denunciare che chi uccise un ragazzino inerme furono 4 maiali della @Poliziadistato di Ferrara (@sindacato-Sap ancora in servizio), potreste far spostare i cassonetti? Grazie #Aldrovive #Ovunque».

«Trattato come feccia da quattro porci maledetti, da quel lontano 25 settembre 2005 mi sei entrato dentro trasformandoti in una potentissima e inarrestabile forza» aveva continuato il cuoche aggiungendo che  «Da quel giorno mi batto per un mondo migliore, senza violenza e abusi di potere anche e sopratutto grazie a te e per colpa loro (avevo 22 anni e dalla Nuova Zelanda provai da un internet point a scrivere una lettera a mamma che ancora non sapeva da dove cominciare, senza mai riuscirci per il dolore della vicenda)».


Il processo si sposta Velletri

Immediata la risposta del segretario del Sap, Stefano Paoloni, che aveva querelato Chef Rubio. Davanti al giudice Ilaria Inghilleri si era tenuta la prima udienza e le prime eccezioni, con la discussione tra le parti. Ora è stata accolta l’eccezione sollevata dall’avvocato Fabio Anselmo, il difensore di Chef Rubio, per l’incompetenza di Ferrara. Così il giudice ha trasferito il processo al tribunale di Velletri ed ha accolto la costituzione di parte civile del Sap, con l’avvocato Gianni Ricciuti.

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Alberto Lupini


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