Stoicismo o cosa, assumere il ruolo di menagramo andando a trattare, quando siamo nel pieno delle festività di fine anno, il tema insidioso di cosa accadrà dopo l'Epifania che, si sa, tutte le feste porta via e, dovremmo aggiungere, tutti i drammi quotidiani fa nuovamente insorgere? E va bene, che stoicismo sia, ma parliamone. E in questo contesto non possono che emergere i Dink (Dual Income, No Kids), cioè le coppie senza bambini al seguito.
Come stanno gli italiani?
Non si può non partire dalla foto, necessariamente sfuocata non per imperizia del fotografo ma per quanto il soggetto è sempre in movimento (e il non accorgersene, essa sì è imperizia) della realtà socioeconomica del nostro Bel Paese. Oramai, stante l'autorevolezza delle fonti e la meticolosità delle osservazioni pressoché quotidiane, la didascalica immagine denominata “curva gaussiana” che così lucidamente rendeva idea della suddivisione dei ceti, ponendo una testa di “ricchi”, una coda di “poveri” ed un centro folto convenzionalmente denominato “ceto medio”, perde valenza di lettura attuale per come, ahinoi, c'è una testa che permane, il cui peso sul totale è di circa il 10% e che a sua volta potremmo scindere in “straricchi” (10% circa del sottoinsieme) e “propriamente ricchi” (90% circa del sottoinsieme).
C'è anche una coda che si ingrossa e che arriva addirittura a sfiorare la metà dell'universo considerato (che è la popolazione italiana) se in essa immettiamo quanti, tra le persone in età da lavoro, hanno un'entrata mensile (quale ne sia la provenienza: stipendio, salario, pensione, sussidi vari) inferiore ai mille euro. L'Istat ci dice che oggi in Italia ci sono 5,7 milioni di poveri “estremi”, il 10% della popolazione. Sono quelli che si nutrono di carità: eccedenze, surplus, scarti dei consumatori più ricchi. Alla fine, il “fu” ceto medio pesa il 40% circa, ovvero poco più di 20milioni di connazionali.
Dalla settimana bianca alla settimana… grigia
Atteso che per gran parte di costoro le tredicesime sono servite per estinguere debiti contratti e per affrontare le spese di fine anno atte a dare comfort alla famiglia e decoro alle loro relazioni, cosa ne sarà del ceto medio “riattualizzato”, dopo l'Epifania? Per piacere, la settimana bianca non ce la togliete. Si va dove andammo lo scorso anno; no, quest'anno si cambia e andremo lì; no, noi a dire il vero, abbiamo optato per la settimana al sole, altro che neve. Insomma, tra Epifania e Pasqua, sia come sia, evitando spese superflue, un posto al sole (di spiagge lontane o di cime alpine innevate) ce lo concederemo, con “annessi e connessi”.
E poi? E poi, sia detto senza immalinconirsi, il resto saranno state e saranno “settimane grigie”. Quelle belle serate a casa, quando casa propria e quando casa di amici, qualche volta al cinema, chat in rete, il buon libro da leggere, la palestra, le passeggiate nei giorni di sole. Ah, a momenti ce ne dimenticavamo, ma si andrà anche in pizzeria e talvolta, ma mica sovente, anche al ristorante. Spostiamo l'angolo visuale fino ad assumere quello del ristoratore.
Epifania al ristorante, benvenuti ai Dink
Dunque, l'Epifania, e lo si è già detto, le feste le ha portate via. Freddino, sì fa freddino. Buio presto, sì fa buio presto. Scelte illimitate di film in tv, e le partite di calcio, ma quante. La domanda, come si diceva una volta, sorge spontanea: ma perché mai le persone dovrebbero andare a cena al ristorante? E, domanda insidiosa, quali persone? Quale target? Rispondiamo prima a questa seconda domanda. Rispolverando acronimo Usa (il Paese degli acronimi), sta qui da noi prendendo vigore di attualità l'acronimo Dink le coppie dove lavorano marito e moglie e costoro non sono genitori, non hanno figli. A farla breve è quella fetta di ceto medio che possiamo considerare, visti i tempi grami, gli alto spendenti attuali.
Affianco a costoro, ci sono le coppie il cui Dual Income è costituito da due più che dignitose pensioni, e il cui No Kids è da intendere “non è che non abbiamo avuto figli, ma adesso costoro sono adulti e vivono per conto loro” e magari, aggiungiamo, sono in procinto di essere i nuovi Dink. Ecco, questi Dink senior, insieme con i Dink propriamente individuati, costituiscono il target domestico sia per la ristorazione che per il leisure travel. D'ora innanzi, per comodità espositiva, diremo Dink per intendere entrambi i segmenti. Abbiamo risposto alla seconda domanda e accortamente si riaffaccia la prima che così riformuliamo: atteso che la capacità di spending i Dink, buon per loro, ce l'hanno, perché dovrebbero andare a cena al ristorante e, domanda nella domanda, perché dovrebbero scegliere proprio “quel” ristorante?
I Dink scelgono la cena esperienziale
Riflettiamo insieme. Se i Dink possono permettersi di andare al ristorante, allora il ristorante in sé, essendo risorsa facilmente accessibile, perde appealing per definizione. Bisogna inventare un'esperienza da vivere al ristorante che sia percepita come risorsa carente, un'offerta quindi che si rivolge agli happy few, laddove, e qui sta la grande novità, il discrimine non è dato dal prezzo. Così fosse si cadrebbe nell'antro desueto del fine dining. Invece, adesso parliamo di cena esperienziale. Offerta per pochi, per quegli happy few dei Dink gourmet.
Il ristoratore ben consapevole della sua bravura, che è poi la bravura della sua squadra (cucina & sala), vede negli altri ristoratori “amici a distanza” (intorno ai 250km è distanza ottimale) i membri preziosi (preziosi come parimenti prezioso lo è lui per gli altri) di una rete di anelli. Il ristoratore host invita il suo “amico a distanza” per farlo diventare il ristoratore guest per una sera, a ché quella sera offra ai suoi clienti l'occasione di una cena esperienziale. Che i ruoli nel termine medio si invertano lo diamo per fatto acclarato.
Il ristorante del ristoratore Tizio, che è l'host della serata, è il temporary restaurant del ristoratore Caio, il cui ristorante dista all'incirca 250km. È agevolmente comprensibile l'appealing che una serata del genere, posto che sia stata comunicata efficacemente e che il pricing sia quello giusto, ha sui Dink gourmet abilitati a vivere la cena esperienziale. Il valore percepito dell'essenza transitoria: l'esperienza potrà essere fruita solo nel breve tempo, cosa ci perderemmo se non ci andassimo. Una dinner experience differenziante, aumentata dall'effetto di breve temporalità, agevola la presenza di clientela già consolidata e stimola l'ingresso di nuovi clienti.
I Dink, il vero target del ristoratore attento
Suvvia, è cominciato il secondo quarto del secolo corrente, è anno giubilare, lo scenario world wide, cruccia dirlo, non è dei più sereni e tutto evolve. Fornire al target prezioso dei Dink motivazioni distintive per essere prescelti diviene atto necessario. Sta al ristoratore saperlo vivere, insieme alla sua squadra (cucina & sala) anche come suo insito momento di edutainment. Ne sortiscono vantaggi nel termine breve e nel termine medio.
© Riproduzione riservata
• Iscriviti alle newsletter settimanali via mail |
• Abbonati alla rivista cartacea Italia a Tavola |
• Iscriviti alla newsletter su WhatsApp |
• Ricevi le principali news su Telegram |
“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”
Alberto Lupini
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024