Campania, sì alla pizza a domicilio Ma con beffa: solo una settimana

Il governatore De Luca ha dato il via libera al servizio di delivery ma solo dal 27 aprile al 3 maggio. Delusi i pizzaioli napoletani, che aspettavano da tempo questa notizia: è solo un palliativo

23 aprile 2020 | 16:40
di Vincenzo D’Antonio
Tanto tuonò che piovve !

Lasciata filtrare, poi smentita, poi rifiltrata ed infine divenuta atto ufficiale della Regione Campania. Stiamo parlando dell’ordinanza n.37 del 22 aprile 2020, firmata dal Governatore Vincenzo De Luca che contiene ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, e disciplina le aperture dal 27 aprile prossimo di esercizi di ristorazione, cartolerie, librerie.


Gino Sorbillo, Franco Gallifuoco, Marco Pellone e Daniele Vanore

Stralciamo: «Con decorrenza dal 27 aprile 2020 e fino al 3 maggio 2020, ferme restando le misure statali e regionali vigenti e fatta salva ogni ulteriore disposizione in considerazione dell’evoluzione della situazione epidemica, su tutto il territorio regionale: Sono consentite le attività e i servizi di ristorazione – tra cui pub, bar, gastronomie, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie – esclusivamente, quanto ai bar e alle pasticcerie, dalle 7 alle 14, gli altri esclusivamente dalle 16 alle 22, per tutti con la sola modalità di prenotazione telefonica ovvero on line e consegna a domicilio e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie nelle diverse fasi di produzione, confezionamento, trasporto e consegna dei cibi».


Vincenzo De Luca

Facciamo focus sulle pizzerie
Innanzitutto sorprende che ci sia un limite temporale che, laddove non dettato da esigenze burocratiche, sorprende perché in definitiva è come se la piena legittimità nel praticare il servizio di delivery fosse vigente soltanto per una settimana. Davvero un po’ poco per rimettere in funzionamento una pizzeria.

Anche il solo orario serale lo si comprende poco. Soprattutto a Napoli città, la pizza consegnata a casa anche ad ora di pranzo risolverebbe bisogni e desideri, e quindi lenirebbe i disagi della forzata permanenza in casa a moltissime famiglie.
Alla modalità della prenotazione telefonica si aggiunge quella on line e ciò lascia intendere come financo una burocrazia farraginosa e poco propensa a guardare avanti, debba per forza di cose contemplare utilizzi sapienti di nuove tecnologie. Ecco, questa cosa fa veramente ben sperare su come andrà a configurarsi stabilmente lo scenario prossimo venturo.


Anche per i rider c'è l'obbligo della mascherina

Abbiamo svolto un sondaggio pressoché istantaneo tra il pomeriggio di ieri e stamane, intervistando alcuni amici pizzaioli, cominciando da Gino Sorbillo che ci confessa: «Ho fatto la battaglia per tutta la categoria della ristorazione in Campania e adesso la sto facendo per la ristorazione in Italia toccando altri punti come i fitti e la cassa integrazione. Adesso posso dirlo, non era una battaglia per me e per le mie attività. Per quanto mi concerne riaprirò forse lunedì solo Antica Pizza Fritta da Zia Esterina Sorbillo, a Chiaia, e poi si vedrà».

Entusiasta dell’ordinanza per come scalpita e non vede l’ora di rimettersi al suo banco, Vincenzo Esposito, patron di Carmnella:  «Si riparte. Seppur tra tante insidie non possiamo sottrarci a questa decisione. Lo vogliamo fare per i nostri clienti, i nostri fornitori, i nostri collaboratori. Il delivery, anche se in forma ridotta l’ho sempre effettuato. Ci sarà da migliorare ma ce la metteremo tutta. Carmnella non vuole stare più chiusa. #Tropponapoletano».

Marco Pellone, pizzaiolo nella pizzeria di famiglia Ciro Pellone, recepisce l’ordinanza come dovere deontologico: «Noi vorremmo riaprire, molti hanno l'obbligo di farlo altrimenti non riuscirebbero a sostenersi ancora per molto, bisogna riaccendere questa macchina ma capisco chi non lo rifarà. Le misure di De Luca sono davvero molto restrittive, quasi non ha senso, purtroppo la realtà è che non siamo tutti sulla stessa barca, bensì sullo stesso mare, ognuno con un'imbarcazione diversa, speriamo solo di “vedere terra” tutti quanti».

E torniamo dalle parti di Carmnella, praticamente appena fuori dalla stazione di Napoli Centrale per ascoltare il pensiero di Franco Gallifuoco, patron dell’omonima pizzeria. Attendista la sua posizione: «Preferisco aspettare la riapertura totale per valutare se aprire in piena funzionalità nella seconda metà di maggio, altrimenti se ne parla a settembre».
Ed ascoltiamo anche la voce di una pizzeria in Casolla, frazioncina collinare di Caserta, “Antica Trattoria Innarone” il cui patron Daniele Vanore sovraintende con competenza e passione al reparto pizzeria: «Non conviene riaprire per appena una settimana. Aspetto le nuove disposizioni della Presidenza del Consiglio e poi si vedrà. Tanto oramai il danno è fatto, così almeno non peggioriamo ulteriormente la situazione».

Insomma, con tutte le sfaccettature del caso, il provvedimento di De Luca è stato interpretato come sorta di pannicello caldo, atto a lenire sofferenza intervenendo sui sintomi piuttosto che sulla causa. Ad ogni modo questa ordinanza stimola riflessione sull’ineludibilità per tutta la ristorazione, non solo per le pizzerie, dell’erogazione del servizio di delivery.

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Alberto Lupini


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