Brunel e Ghezzi, conferme trentine Ecco la stella nei nuovi locali

I due cuochi (Brunel ad Arco, Ghezzi a Senso) ci hanno messo solo un anno per convincere gli ispettori della guida ad assegnargli la stella dopo che erano riusciti ad ottenerla nei ristoranti precedenti.

25 novembre 2020 | 18:05
Il dilemma che attanaglia molti appassionati magari non così esperti di cucina è: ma la stella Michelin viene assegnata al ristorante o allo chef? La risposta esatta è: al ristorante. Tuttavia nella storia della “Rossa” si nota come siano i cuochi a determinare lo spessore di un ristorante; l’evidenza è più lampante che mai quando un cuoco si trasferisce lasciando senza prestigio da Michelin il locale e portandolo invece nella nuova cucina nella quale approda.


Peter Brunel e Alfio Ghezzi

L’edizione 2021 ha visto due casi di questo tipo, ovvero di cuochi che si sono trasferiti in un nuovo ristorante e lì sono stati subito premiati dalla guida: si tratta di Peter Brunel, Alfio Ghezzi, entrambi soci di Eurotoques.

Brunel, la stella ad Arco
Capitolo Brunel: lo chef trentino aveva portato una stella a Firenze, a Borgo San Jacopo (della catena Lungarno Hotel) dopo aver ottenuto lo stesso riconoscimento nel 2003 a Villa Negri di Riva del Garda quando aveva soli 28 anni. Nell’estate del 2019 ha deciso di fare ritorno “a casa” aprendo il suo ristorante ad Arco (Tn). Neanche un anno intero di lavoro se si considera il lungo stop imposto dal covid, ma tanto gli è bastato per ottenere la sua “terza” stella della carriera.

Ghezzi, dalle due stelle di Locanda Margon a quella di Rovereto
Anche Alfio Ghezzi - trentino come Brunel - ha confermato una stella al suo ristorante Senso” che sorge all’interno del museo Mart di Rovereto. Lo chef per 9 anni ha gestito il ristorante Locanda Margon del Gruppo Lunelli fino alle due stelle ottenute nel 2016. Nell’estate del 2019 ha chiuso il rapporto per approdare a Rovereto. Nella guida dell’anno scorso, Locanda Margon ha perso una stella rimanendo con una sola, mentre Ghezzi l’ha “riconquistata”.

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Alberto Lupini


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