Avpn, cambia il disciplinare Novità per impasto, farine e lievito

L’Associazione Verace Pizza Napoletana ha introdotto oggi, all’inaugurazione delle Olimpiadi dedicate, alcune importanti innovazioni al marchio che contraddistingue la pizza tradizionale . Si tratta di modifiche per certi versi storiche nel 35° anniversario della realtà napoletana

09 luglio 2019 | 11:04
Avpn cambia il disciplinare della pizza che può fregiarsi del marchio “verace pizza napoletana”. La decisione è stata presa in un momento istituzionale di confronto con gli associati arrivati da tutto il mondo nel corso dell’inaugurazione delle Olimpiadi della Vera Pizza Napoletana avvenuta oggi a Napoli. Sul tavolo, la valorizzazione e la salvaguardia del prodotto simbolo della gastronomia partenopea e della sua arte che ora guardano al futuro e si evolvono di pari passo con i trend e la costante crescita del settore. Non a caso, durante l’incontro intitolato “La Vera Pizza Napoletana: ritorno al futuro. L’evoluzione dell’arte del pizzaiuolo napoletano”, con il vicepresidente Avpn, Massimo Di Porzio, e il consigliere, Paolo Surace, sono state presentate le novità inserite all’interno del disciplinare internazionale Avpn per l’ottenimento del marchio collettivo “Verace Pizza Napoletana”.


Inaugurazione delle Olimpiadi

Un aggiornamento storico, che tocca principalmente le farine (con l’inclusione del tipo 0 e in percentuale del tipo 1), il lievito (dalle maggiori indicazioni sulla quantità di lievito di birra fresco da utilizzare all’introduzione di precise informazioni per quanto riguarda quelle del lievito madre naturale, fino all’ammissione del lievito di birra secco, purché senza additivi, zuccheri o miglioratori alimentari aggiunti) e i processi di lievitazione e maturazione dell’impasto (meglio approfonditi per ottenere un prodotto digeribile, fragrante, dal gusto intenso e unico). Spazio inoltre alle ulteriori precisazioni sui prodotti da utilizzare per preparare una verace pizza napoletana eccellente, con preferenza per quelli campani, e all’inclusione di altre schede tecniche di prodotto.

«Si è trattato di un processo non facile, dovendo trattare un’antica tradizione – ha spiegato il vicepresidente Avpn, Massimo Di Porzio, a capo dell’operazione - che ha richiesto un lavoro lungo e laborioso con il coinvolgimento diretto di tutti i nostri delegati e fiduciari per i test e le ricerche, durati oltre quattro anni, e del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli nella figura della professoressa Paola Vitaglione per le prove tecniche. Siamo partiti naturalmente dai dogmi irrinunciabili e immodificabili nella tecnica napoletana, quali l’impasto, che deve essere diretto, cioè con tutti i quattro ingredienti messi insieme, partendo dall’acqua, e deve essere lasciato a fermentare e maturare per il tempo necessario per assecondare in modo ottimale temperatura, umidità e tempo di utilizzo dell’impasto stesso; la manualità nella preparazione della pizza, ovvero la centralità del lavoro artigianale, quindi con le mani e i palmi, che sono un’antica unità di misura borbonica; la cottura, perfetta con il forno a legna, poiché rispetta contemporaneamente sia la tradizione sia le specifiche tecniche, garantendo le tre modalità di propagazione del calore. Da tutto ciò è scaturito un update importante, che ha tenuto conto di diversi fattori, tra cui chiaramente le abitudini e le esigenze dei consumatori contemporanei».

Sul fronte farine, ad esempio, l’apertura a nuove tipologie nella classificazione italiana e, contestualmente, l’introduzione di specifiche per le farine prodotte in altri paesi, rispondono ad una duplice evoluzione: il notevole miglioramento delle tecniche di produzione e di abburrattamento (setacciatura) da parte dei mulini in questi ultimi anni e i crescenti bisogni nutrizionali che richiedono una maggiore presenza di fibre e sali minerali.

In riferimento ai lieviti e alle farine, invece, sono stati meglio approfonditi i due momenti diversi di lievitazione (con la respirazione e la fermentazione dei saccaromiceti) e di maturazione, durante la quale processi biochimici ed enzimatici portano all’ottenimento della vera pizza napoletana. Mentre, nel caso dei prodotti, i riflettori sono stati puntati maggiormente sugli ecotipi di pomodori, sui latticini e sugli olii da utilizzare, raccomandando naturalmente il made in Campania.

In generale, da questa epocale riedizione del disciplinare, Avpn ha deciso inoltre di redigere un “Manifesto della Vera Pizza Napoletana”, firmato oggi da tutti i pizzaioli presenti all’incontro per testimoniare il proprio impegno a sostegno di questa eccellenza. Si tratta, infatti, di un documento ufficiale che vuole da una parte fornire una perfetta sintesi dei punti toccati nel disciplinare stesso e, dall’altra, sensibilizzare tutti i maestri dell’impasto napoletani sulla necessità di collaborare e agire insieme per evitare che le imitazioni modifichino quest’antica arte, che va certamente aggiornata, ma non stravolta. Il motto scelto è infatti “Difendiamo con orgoglio le nostre radici, la nostra arte: la vera pizza napoletana!!”.

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Alberto Lupini


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