Antonio e Nadia Santini alla chiusura del Master della cucina italiana 2016
10 giugno 2016 | 16:55
La lectio magistralis di oggi 10 giugno rappresenta la miglior conclusione della prima fase del Master della cucina italiana 2016: è infatti tenuta da due icone dell’alta ristorazione italiana e mondiale come Antonio e Nadia Santini. I 20 allievi che hanno frequentato la quarta edizione di questo corso di alta formazione per futuri cuochi, si congedano così dalle cucine, dai laboratori didattici e dalle aule del centro formazione Esac - Confcommercio di Creazzo (Vi) e si apprestano, dopo 800 ore di lezione, ad affrontare il tirocinio di 4 mesi in alcuni dei più prestigiosi ristoranti italiani.
Nadia e Antonio Santini
Come da tradizione, durante la cerimonia di chiusura del Master della cucina italiana le “porte si aprono” non solo agli allievi della scuola, ma ad un’ampia platea di invitati (autorità, stampa, figure di spicco del mondo dell’enogastronomia, oltre che i familiari degli allievi) per una lezione speciale a cui sono annualmente chiamate personalità che contribuiscono al progresso e alla fama della cucina italiana nel contesto internazionale. Ricordiamo in tal senso le lezioni di Massimiliano Alajmo, Aimo Moroni e Mauro Defendente Febbrari, nelle passate tre edizioni.
Non a caso, dunque, oggi salgono “in cattedra” Antonio e Nadia Santini, invitati dal Master della cucina italiana a tenere la lectio magistralis sul tema “La ripetitività delle convinzioni”, titolo che evidenzia la necessità di ribadire sempre, nel proprio lavoro, i valori fondanti che lo ispirano. Come quelli della “Terra, purezza e integrità”, che hanno rappresentato il leitmotiv di questa edizione e che sono approfonditi, nel corso della cerimonia conclusiva, da una testimonianza video del fondatore di Slow Food Carlo Petrini, registrata appositamente per gli allievi del Master della cucina italiana 2016.
La cerimonia di chiusura del Master corona cinque mesi di studio in cui sono stati impegnati, dal 18 gennaio 2016, i 20 allievi che hanno frequentato il corso: 16 uomini e 4 donne, provenienti un po’ da tutta Italia (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Veneto, le regioni rappresentate). Tra loro anche i due neo diplomati degli istituti alberghieri veneti che sono stati selezionati attraverso l’iniziativa “Chef Talent” e che hanno partecipato al Master della cucina italiana grazie alle borse di studio finanziate da Banca Popolare di Vicenza e Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi).
Il bagaglio che gli allievi di questa edizione portano con sé nel loro futuro percorso professionale ha una ricchezza probabilmente ineguagliabile da altre scuole di cucina: i docenti sono stati ben 46 tra i più grandi professionisti del settore. Alle loro lezioni se ne sono aggiunte ulteriori 5 “speciali”, dedicate a prodotti particolari, nonché le visite in prestigiose aziende del Triveneto.
La cucina, con ben 392 ore previste, si è illuminata di ben 31 stelle Stelle Michelin, anche se – e questa è un’altra delle specificità del Master - il piano di studi del corso è volutamente ampio, con diverse materie dove pratica e teoria dialogano per far scoprire i “perché” - e non solo il “come si fa” - di ogni scelta che un cuoco è chiamato a compiere nel suo lavoro quotidiano.
Fin dalla prima edizione del “Master della Cucina Italiana”, il Comitato scientifico costituito da Sergio Rebecca (presidente di Esac Formazione), Massimiliano Alajmo (chef), Raffaele Alajmo (Ceo di Alajmo Spa) e Mauro Defendente Febbrari (medico e nutrizionista), si è sempre proposto di offrire un percorso originale, rispetto ad altre scuole di cucina, con l’obiettivo primario di “aprire la mente” ai futuri chef, oltre che di migliorare la loro preparazione.
Un percorso didattico studiato nei minimi dettagli e che ogni anno è tagliato su misura in base alle caratteristiche personali di ogni allievo, con l’obiettivo di far superare i limiti di ciascuno attraverso esempi ed esperienze di valore, instillando cultura, cercando di fortificare la personalità e stimolare l’ingegno. La progressione tecnica e culturale degli allievi del Master della cucina italiana è certificata dal “Bilancio delle Competenze”, il documento che ciascuno di loro riceverà oggi dal comitato scientifico.
Come per l’edizione precedente, l’attestato di partecipazione al Master della cucina italiana 2016 sarà consegnato solo alla conclusione del periodo di tirocinio, che inizierà nelle prossime settimane e che vedrà gli allievi inserirsi nelle “brigate” di alcuni dei più prestigiosi ristoranti italiani. La fase di tirocinio spesso si è dimostrata la “porta di ingresso” di questi giovani nell’alta ristorazione, come dimostrano le storie di tanti allievi delle edizioni precedenti, attualmente inseriti in importanti realtà della ristorazione.
Se oggi si festeggia, dunque, la conclusione del ciclo di studi del 2016, lo staff del Master della cucina italiana sta già mettendo a punto il programma 2017 del corso, confermato nella formula e nelle modalità, secondo il detto “squadra che vince non si cambia”. Le iscrizioni alla quinta edizione del corso, che inizierà il 16 gennaio 2017, sono già aperte e la scheda di candidatura per accedere alle selezioni è scaricabile dal sito.
Nadia e Antonio Santini
Come da tradizione, durante la cerimonia di chiusura del Master della cucina italiana le “porte si aprono” non solo agli allievi della scuola, ma ad un’ampia platea di invitati (autorità, stampa, figure di spicco del mondo dell’enogastronomia, oltre che i familiari degli allievi) per una lezione speciale a cui sono annualmente chiamate personalità che contribuiscono al progresso e alla fama della cucina italiana nel contesto internazionale. Ricordiamo in tal senso le lezioni di Massimiliano Alajmo, Aimo Moroni e Mauro Defendente Febbrari, nelle passate tre edizioni.
Non a caso, dunque, oggi salgono “in cattedra” Antonio e Nadia Santini, invitati dal Master della cucina italiana a tenere la lectio magistralis sul tema “La ripetitività delle convinzioni”, titolo che evidenzia la necessità di ribadire sempre, nel proprio lavoro, i valori fondanti che lo ispirano. Come quelli della “Terra, purezza e integrità”, che hanno rappresentato il leitmotiv di questa edizione e che sono approfonditi, nel corso della cerimonia conclusiva, da una testimonianza video del fondatore di Slow Food Carlo Petrini, registrata appositamente per gli allievi del Master della cucina italiana 2016.
La cerimonia di chiusura del Master corona cinque mesi di studio in cui sono stati impegnati, dal 18 gennaio 2016, i 20 allievi che hanno frequentato il corso: 16 uomini e 4 donne, provenienti un po’ da tutta Italia (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Veneto, le regioni rappresentate). Tra loro anche i due neo diplomati degli istituti alberghieri veneti che sono stati selezionati attraverso l’iniziativa “Chef Talent” e che hanno partecipato al Master della cucina italiana grazie alle borse di studio finanziate da Banca Popolare di Vicenza e Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi).
Il bagaglio che gli allievi di questa edizione portano con sé nel loro futuro percorso professionale ha una ricchezza probabilmente ineguagliabile da altre scuole di cucina: i docenti sono stati ben 46 tra i più grandi professionisti del settore. Alle loro lezioni se ne sono aggiunte ulteriori 5 “speciali”, dedicate a prodotti particolari, nonché le visite in prestigiose aziende del Triveneto.
La cucina, con ben 392 ore previste, si è illuminata di ben 31 stelle Stelle Michelin, anche se – e questa è un’altra delle specificità del Master - il piano di studi del corso è volutamente ampio, con diverse materie dove pratica e teoria dialogano per far scoprire i “perché” - e non solo il “come si fa” - di ogni scelta che un cuoco è chiamato a compiere nel suo lavoro quotidiano.
Fin dalla prima edizione del “Master della Cucina Italiana”, il Comitato scientifico costituito da Sergio Rebecca (presidente di Esac Formazione), Massimiliano Alajmo (chef), Raffaele Alajmo (Ceo di Alajmo Spa) e Mauro Defendente Febbrari (medico e nutrizionista), si è sempre proposto di offrire un percorso originale, rispetto ad altre scuole di cucina, con l’obiettivo primario di “aprire la mente” ai futuri chef, oltre che di migliorare la loro preparazione.
Un percorso didattico studiato nei minimi dettagli e che ogni anno è tagliato su misura in base alle caratteristiche personali di ogni allievo, con l’obiettivo di far superare i limiti di ciascuno attraverso esempi ed esperienze di valore, instillando cultura, cercando di fortificare la personalità e stimolare l’ingegno. La progressione tecnica e culturale degli allievi del Master della cucina italiana è certificata dal “Bilancio delle Competenze”, il documento che ciascuno di loro riceverà oggi dal comitato scientifico.
Come per l’edizione precedente, l’attestato di partecipazione al Master della cucina italiana 2016 sarà consegnato solo alla conclusione del periodo di tirocinio, che inizierà nelle prossime settimane e che vedrà gli allievi inserirsi nelle “brigate” di alcuni dei più prestigiosi ristoranti italiani. La fase di tirocinio spesso si è dimostrata la “porta di ingresso” di questi giovani nell’alta ristorazione, come dimostrano le storie di tanti allievi delle edizioni precedenti, attualmente inseriti in importanti realtà della ristorazione.
Se oggi si festeggia, dunque, la conclusione del ciclo di studi del 2016, lo staff del Master della cucina italiana sta già mettendo a punto il programma 2017 del corso, confermato nella formula e nelle modalità, secondo il detto “squadra che vince non si cambia”. Le iscrizioni alla quinta edizione del corso, che inizierà il 16 gennaio 2017, sono già aperte e la scheda di candidatura per accedere alle selezioni è scaricabile dal sito.
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Alberto Lupini
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