Aprire un ristorante? Impossibile. Almeno secondo Eleonora Riso, la vincitrice dell’ultima edizione di MasterChef, che in un'intervista al Corriere della Sera riflette sulla direzione che sta prendendo per lei la ristorazione contemporanea. Il suo desiderio di creare un ambiente autentico e comunitario, libero dalle pressioni e dalle aspettative del mondo esterno, rappresenta una valida alternativa al modello attuale, sempre più incentrato sul profitto. E così in un’epoca in cui aprire un ristorante a Milano è più che un sogno, lei si vorrebbe lanciare in un’idea alternativa: aprire un circolo Arci. Ma cosa l’ha portata a scartare l’idea di un ristorante? Ma, soprattutto, la questione ne riporta a galla un'altra: il fenomeno di MasterChef ha senza dubbio ridefinito il panorama della cucina e dell'industria gastronomica, ma ci si deve chiedere: è davvero una bolla che ha gonfiato le aspettative senza portare a risultati tangibili per i partecipanti?
Il ristorante? Un sogno irrealizzabile per Eleonora Riso di MasterChef
«Comprare un locale a Milano oggi è impossibile», afferma senza mezzi termini. Il costo della vita e l'inesorabile aumento dei prezzi rendono difficile per i giovani chef avviare le proprie attività. E con la sua schiettezza disarmante, la Riso sottolinea che il mondo della ristorazione sta cambiando. Non ha alcuna intenzione di mettersi in fila per una gavetta infinita. Per lei la sua idea di un circolo Arci, un posto dove le persone possono unirsi e condividere, è una boccata d’aria fresca in un’industria che sembra sempre più commerciale e distaccata.
Eleonora Riso di MasterChef: «La ristorazione solo business»
Riso non le manda a dire: per lei la ristorazione è diventata un business spietato. La passione sembra essere svanita, e invece c’è chi si preoccupa solo di fare profitto. Per Riso il menu QR code è emblematico di tutto questo: un simbolo di come l’umanità si stia allontanando dall’esperienza autentica della ristorazione. «Se il tuo locale serve pasta scotta perché tanto gli americani non se ne accorgono, non stai facendo ristorazione», attacca. Parole dure, ma che colpiscono nel segno.
Critiche e haters per Eleonora Riso di MasterChef
Dopo la vittoria, Riso ha scoperto che il successo ha il suo prezzo, e non si tratta solo di luci della ribalta. «Gli hater mi hanno tolto la voglia di cucinare», confessa, e chi non sarebbe scosso da commenti velenosi? Quando ha dichiarato che i grandi chef non l’hanno mai cercata, è stata accusata di presunzione. Per Riso la sua competenza viene messa in discussione solo perché non ha una formazione da professionista. In ogni caso per Riso la pressione dei social media può avere un impatto significativo sul benessere mentale di chi vive sotto i riflettori. La sua esperienza suggerisce che il successo non è solo una questione di riconoscimento, ma anche di salute mentale e stabilità emotiva.
Eleonora Riso di MasterChef e il ristorante nel circolo Arci
Con la sua voglia di tornare a cucinare per passione, Riso è decisa a costruire un progetto che sia autentico. «Non voglio ripetere la lunga gavetta. Ho già fatto la cameriera», dice con determinazione. La sua aspirazione a creare un circolo Arci è la risposta a un mondo che ha dimenticato il vero senso della ristorazione: nutrire, condividere, creare relazioni.
Finita la bolla di MasterChef?
In ogni caso, il fenomeno di MasterChef ha inciso sul panorama gastronomico, ma oggi ci si deve interrogare: è realmente una bolla gonfiata da aspettative irrealistiche, capace di disilludere chi aspira a costruirsi una carriera in cucina? La recente testimonianza di Eleonora Riso, vincitrice della 13ª edizione, solleva interrogativi riguardo alla reale sostenibilità di un successo conseguito sul piccolo schermo.
Eleonora Riso ha rivelato di non essere stata contattata da alcuno dei giudici del programma dopo la sua vittoria. E ciò significa che il riconoscimento ottenuto in un cooking show non si traduce necessariamente in opportunità concrete nel mondo della ristorazione. Seppur possa sembrare un trampolino di lancio. Quello che è certo e che il programma ha contribuito a costruire un'immagine romantica e semplificata del cuoco, distorcendone la complessità e la realtà spesso dura e faticosa del mestiere. La rivelazione che molti aspiranti chef possano confondere la notorietà televisiva con un autentico percorso professionale sottolinea una mancanza di comprensione del lavoro in cucina. La visibilità guadagnata attraverso il piccolo schermo, sebbene affascinante, non rappresenta il traguardo finale, ma piuttosto un passo nel lungo cammino verso la professionalità.
È fondamentale che l'industria gastronomica si interroghi su come comunicare l'immagine del cuoco e le sfide associate alla professione. Le aspettative devono essere più realistiche e si deve lavorare per educare i futuri professionisti riguardo ai veri requisiti per avere successo. In questo contesto, la comunicazione e l’educazione del pubblico rivestono un ruolo cruciale nel dissipare miti e nel chiarire che, sebbene la televisione possa offrire visibilità, il vero lavoro si svolge nei ristoranti, nelle cucine e nella vita di tutti i giorni.
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Alberto Lupini
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