Alzare i prezzi in vista del boom di turisti? Non è mai la soluzione giusta per hotel e ristoranti

Le abitudini dei consumatori non si stanno modificando solo per le preferenze del piatto, del servizio o del prodotto, ma nell’insieme dei fattori che compongono l'esperienza che deve essere sostenibile anche economicamente . Inflazione e clima impazzito non sono dunque le sole cause del mancato sold out estivo, quello che però è certo è che gli italiani guardano con attenzioni prezzi e promozioni

04 ottobre 2023 | 13:30
di Massimo A. Giubilesi

Solo qualche mese fa, tutte le previsioni di un’estate brillante per il settore dell’ospitalità abbondavano di entusiasmo e prevedevano la ripresa “definitiva” del comparto. Si parlava di “numeri stratosferici mai visti prima” e che secondo il rapporto "Tourism Forecast 2023" dell'Istituto Demoskopika, avrebbero dovuto prevedere 127 milioni di turisti in Italia nel 2023, con oltre 442 milioni di pernottamenti, ovvero il valore più alto registrato dal 2010 ad oggi. Ma fare i conti senza l’oste si è rivelato, per ennesima volta, inutile e per il caso specifico, alquanto dannoso. Buona parte degli operatori, partiti in quinta, sono stati costretti a tirare bruscamente il freno a mano e di conseguenza subire gli effetti d’urto, rimbalzando indietro quasi alla stessa velocità di partenza.

Inflazione e clima: le cause del mancato sold out estivo?

Già ad agosto, Federturismo aveva iniziato il dietro front annunciando un calo record di -30% della domanda, dando la colpa all’inflazione come principale colpevole per il mancato sold out. Nell’elenco delle comode (soprattutto per le istituzioni) scuse non è potuto mancare anche il discorso climatico che… udite, udite, ha comportato un cambiamento delle abitudini dei consumatori, con la relativa sofferenza per il settore! Riassumendo quindi: le sbagliate previsioni a inizio stagione, guarda caso, hanno trovato la propria spiegazione nei due fenomeni con i quali conviviamo ormai da qualche anno; quindi, fingere di non averli visti fino adesso, mi pare veramente poco serio e fuori luogo.

Non ci voleva un genio della matematica o un esperto di economia per trarre le stese conclusioni, ancor prima di sventolare aspettative di boom per un settore tanto esposto e sofferente di fronte ai mercati (energetici e di materie prime) e strettamente connesso al potere d’acquisto dei consumatori.

Biglietti aerei, carburanti e hotel: i prezzi che hanno rovinato l’estate

Il caro biglietto aereo non ha spaventato i turisti nostrani che hanno preferito spendere i propri soldi nei paesi vicini, dove spiagge, bagnate dello stesso eccellente mare, offrivano sdraio e lettini comodi, anche per i portafogli. Non dimentichiamo poi la speculazione sui costi dei carburanti in pieno agosto. Se ne sono accorti gli operatori italiani: secondo quanto riporta il Sole 24Ore, il 28% degli italiani (cioè, oltre 1 su 4 tra coloro che viaggiano) ha deciso di trascorrere una vacanza all'estero, spinti spesso dalle offerte più convenienti oltre che appetibili.

Una ricerca della società di consulenza Str, pubblicata sul Corriere della Sera, evidenzia che l’Italia registra uno degli incrementi più alti in Europa del costo giornaliero per il pernottamento in albergo (+12,3% rispetto al 2022): sono aumentati i costi dei trasporti, dei pacchetti venduti dalle agenzie e degli alloggi, in maniera più marcata rispetto a paesi dell’Europa del sud molto legati al turismo come Grecia e Spagna.

Le associazioni di categoria, ma anche le agenzie di viaggio, confermano le cifre che a livello pratico si sono trasformate in una riduzione del 20% in Sardegna delle prenotazioni fatte da turisti italiani per luglio e agosto 2023. A luglio, l’Istituto regionale della programmazione economica della Toscana, organo di consulenza del governo regionale, ha stimato che nei primi tre mesi del 2023 i turisti toscani che hanno visitato località in Toscana sono diminuiti del 9% rispetto al 2019, ultimo anno “normale” pre-pandemia.

E i turisti italiani vanno in Albania…

Non mancano dati interessanti anche sulle partenze dall’aeroporto internazionale di Bari, il più grande della Puglia: nel luglio del 2023 le partenze per l’Albania, paese costiero dove il settore turistico è in grande espansione e il costo della vita sensibilmente più basso rispetto all’Italia, sono aumentate del 58% rispetto al luglio del 2022 (fonte Repubblica). Lo stesso l’istituto di ricerca Demoskopika, che a maggio prevedeva la “crescita mai vista”, ha quantificato gli aumenti dei prezzi al 9% rispetto al 2022.

L’importanza della variabile economica nella vacanza degli italiani

Possiamo dunque anche sorvolare i fiumi d’inchiostro che si sono versati ultimamente sull’aumento eccessivo dei prezzi, la mancanza delle materie prime, il costo dei carburanti, la qualità dei servizi e il personale sottopagato, solo per citare alcune delle polemiche che ogni estate si trasformano nel solito tormentone, e che finiscono in dimenticatoio, non appena si chiudono gli ombrelloni.

Vale la pena però rendersi conto che le solite chiacchere, lamenti e reciproci scambi d’accuse tra operatori e consumatori si stanno evolvendo in una direzione destinata, pur lentamente, ma inevitabilmente, a costringerci a rivedere il radicato e comune immaginario concetto di “eccellenza” dei nostri mari, montagne, prodotti e piatti, alberghi e ristoranti.

Diventa indispensabile prendere coscienza del fatto che le abitudini dei consumatori non si stanno modificando solo dal punto di vista delle preferenze del piatto, del servizio o del prodotto in sé stesso, ma soprattutto nell’insieme dei fattori che compongono la famigerata “esperienza” che deve essere sostenibile anche economicamente.

Per la stagione invernale: prezzi alti non sono sintomo di eccellenza

A breve partirà la stagione invernale (sperando ci sia neve) e mi auguro che gli operatori non commetteranno gli stessi errori di sopravvalutazione delle prospettive di mercato con offerte sproporzionate, ovvero sottovalutando le abilità dei consumatori nello scegliere il meglio.

Ed è quel meglio, frutto delle scelte dei consumatori, che rimarrà l’unico fattore che determina ciò che anche nel futuro si potrà associare alla parola eccellenza.

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Alberto Lupini


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